Al Tribunale di Avezzano per un po’ di giustizia per l’Orsa Amarena.

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Orso marsicano (Ursus arctos marsicanus)

Il G.I.P. del Tribunale di Avezzano (AQ) ha fissato per il 23 dicembre 2024 l’udienza preliminare sulla richiesta di rinvio a giudizio nei confronti di Andrea Leombruni, accusato dalla locale Procura della Repubblica dell’uccisione di Amarena, una delle esemplari più note di Orso bruno marsicano (Ursus arctos marsicanus), avvenuta l’1 settembre 2023 a a San Benedetto dei Marsi (AQ).

La Procura della Repubblica di Avezzano contesta al Leombruni, “allevatore, titolare di una norcineria e cacciatore”, la violazione degli artt. 544 bis (uccisione di animali) e 703 (esplosione di colpi in luoghi pubblici abitati) cod. pen.

Amarena era nota per la sua prolificità e per le tante passeggiate con i suoi cuccioli in varie zone e in diversi paesi del Parco nazionale di Abruzzo, Lazio e Molise e ha sempre incontrato l’affetto e il rispetto da parte di residenti e turisti.

Quanto ha dichiarato il Leombruni non ha convinto affatto.

Ha affermato di aver avuto paura, ma girava armato di un fucile carico.

Ha affermato di essersi difeso, ma “dai primi rilievi sul posto l’orsa è stata ferita a morte sulla schiena. Il che fa pensare che nessuna aggressione ci sia stata. Anche perché l’esemplare, seppure problematico in quanto confidente, mai alcun cenno di aggressività nei confronti dell’essere umano ha avuto. L’orsa è rimasta agonizzante a terra nello sgomento di decine e decine di persone arrivate sul posto. Non è stata data la possibilità nemmeno ai suoi cuccioli di riavvicinarsi alla mamma. Sono scappati spaventati per via del trambusto”.

Questa è stata la relazione del Direttore Luciano Sammarone effettuata al Consiglio direttivo dell’Ente Parco:

L’episodio dell’uccisione dell’orsa Amarena, una femmina di orso marsicano di circa 10 anni, si è verificato nel territorio del Comune di San Benedetto dei Marsi (AQ), nella Marsica fucense orientale, fuori dai confini del Parco e dalla sua Area Contigua a seguito di un colpo di fucile da caccia. (o forse più, ma tutto questo sarà accertato dalla necroscopia a cura dell’Istituto Zooprofilattico Sperimentale di Teramo e dalla perizia balistica connessa).

Il responsabile è un cittadino italiano del luogo, Andrea Leombruni, che all’arrivo della pattuglia di Guardiaparco si è autodenunciato, dichiarando di aver sparato all’orso all’interno del cortile della sua abitazione dove l’orsa, con due cuccioli dell’anno al seguito, era entrata per predare polli e galline.

La pattuglia di Guardiaparco era in zona nell’ambito di un servizio coordinato con i Carabinieri Forestali proprio per assicurare controllo e vigilanza in un’area dove l’orso non è presenza abituale, anche se nei giorni scorsi era stato più volte avvistato, con denuncia dei danni a orti e pollai al Servizio di Sorveglianza. La pattuglia si è trovata davanti all’abitazione del sig. L.A. nell’immediatezza dei fatto ed ha immediatamente allertato il Dr. L. Gentile del Servizio Veterinario del Parco per provare a portare soccorso all’orsa, ferita ed agonizzate, oltre che allertare il 112 per avere personale operante per gli atti di Polizia Giudiziaria, non potendo gli agenti del Parco operare in quanto fuori del proprio ambito di competenza.

Nel giro di alcuni minuti l’orsa si era portata verso il cancello di ingresso dove è poi morta prima che sul luogo arrivasse la squadra del veterinario del Parco, che ne ha potuto solo constatare la morte.

Gli accertamenti hanno consentito di rilevare che l’uomo ha sparato con un calibro 12 sovrapposto, regolarmente detenuto, mentre è da verificare il tipo di munizione utilizzata: palla unica (vietata per legge, e quindi aggravante al fatto) o munizione spezzata. Altro aspetto da chiarire sono le condizioni in cui sono maturati i fatti, giacché l’uomo ha dichiarato di essersi spaventato, ma ha avuto comunque il tempo di prelevare il fucile da caccia e le munizioni, che dovrebbero essere custodite in due armadi blindati separati, uscire nel cortile di casa e sparare. Tutte circostanze che sono oggetto di indagine a cura dei militari dell’Arma della locale Stazione Carabinieri e della Procura di Avezzano.

Oltre alla morte della femmina di orso la preoccupazione ora è rivolta ai due cuccioli della stessa, di circa 8 mesi di età, che dopo un primo momento in cui sono rimasti nei pressi dell’abitazione del sig. Leombruni, si sono dileguati nelle campagne circostanti e che sono oggetto di ricerca da parte del personale del Parco per valutare, d’intesa con ISPRA, se rimetterli subito in natura, comunque dopo aver valutato le condizioni fisiche generali, o se destinarli ad un programma di recupero in cattività sulla scorta dell’esperienza dell’orsa Morena. Il tutto secondo il protocollo operativo e le indicazioni che saranno concordate con ISPRA. La cattura risulta particolarmente complicata non solo per le condizioni ambientali che caratterizzano l’area (campi di mais, coltivazioni, capannoni industriali, infrastrutture urbane), ma anche perché è impossibile utilizzare i metodi ordinari (lacci Aldrich, tube trap o teleanestesia), potendo ricorrere solo a gabbie di cattura con esche alimentari e olfattive) ed eventualmente reti se dovessero ricorrere le condizioni”.

In seguito, dopo giorni di ricerche disperate, i cuccioli dispersi erano rientrati nell’area naturale protetta e fortunatamente sembra che se la stiano cavando bene, altrimenti le vittime sarebbero state tre.

Un danno gravissimo, folle, ingiustificabile a una popolazione di soli 60-70 esemplari.

La Procura della Repubblica di Avezzano ha prontamente aperto un procedimento penale, ha nominato periti balistici e necroscopici, ha svolto gli opportuni accertamenti e ora ha chiesto il rinvio a giudizio del responsabile individuato. 

L’associazione ecologista Gruppo d’Intervento Giuridico (GrIG) ha in proposito fin da subito inoltrato (8 settembre 2023) denuncia-querela e ha indicato quale difensore l’Avv. Herbert Simone del Foro di Avezzano.

Purtroppo, i delinquenti bracconieri agiscono ancora e sono innegabilmente favoriti dal vergognoso clima di odio verso Orsi e Lupi fomentato da politici di bassa lega e molto spesso di incapacità manifesta in cerca di consenso presso un elettorato denso di ignoranza e suggestionabile.

Il GrIG intende andare fino in fondo in sede giudiziaria con la richiesta di costituzione di parte civile in una vicenda di bracconaggio spudorato favorito da uno squallido clima indegno di un Paese civile.

Gruppo d’Intervento Giuridico (GrIG)

Monte Morrone, Orso bruno marsicano (Ursus arctos marsicanus) ucciso (foto Il Centro)

(foto A.N.S.A., Il Centro)

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