Alessandro Delfanti / Il Magazzino

1 year ago 54

“Piacenza, la città in cui sono nato, dista solo un quarto d’ora dal primo e più grande magazzino Amazon d’Italia. Prendendo l’A21 in direzione ovest compare sulla destra, appena prima dell’uscita per Castel San Giovanni. Il suo nome in codice è MXP5.
Il magazzino è comparso durante un’esplosione di crescita che negli anni Dieci ha visto una grossa fetta di campagna della Pianura padana trasformarsi in un hub logistico sempre più vasto, in posizione strategica per servire mercati importanti come quelli di Milano e Torino.

Bastano pochi secondi per prendere il telefono, andare su Amazon.it e ordinare un prodotto qualsiasi. Ogni giorno questo posto gestisce centinaia di migliaia di ordini. Sotto il suo tetto si alternano più di tremila dipendenti organizzati in turni, ventiquattr’ore al giorno e sette giorni la settimana. La maggior parte delle persone fa la conoscenza di Amazon proprio in questo modo: in veste di consumatori.

Già il nome che l’azienda dà ai propri magazzini (fulfillment centers, o FC) ci fa capire che il suo obiettivo è soddisfare i nostri desideri, oppure crearne di nuovi che possano essere appagati dall’e-commerce. Il messaggio è: compra più cose, più in fretta, più comodamente, spendendo meno e senza dover cercare da qualche altra parte.
Per ribaltare questa prospettiva ho cercato di guardare al lavoro, insomma capire cosa succede dentro il magazzino quando si ordina qualcosa: la cascata di effetti gestiti da sistemi software che traducono il clic in un compito assegnato a un lavoratore o una lavoratrice.
Sono partito dall’idea che il magazzino di Amazon fosse un avamposto del capitalismo contemporaneo. Un luogo dove viene ridefinito il lavoro e il suo rapporto con la tecnologia, un laboratorio tecnologico e politico. L’ho fatto soprattutto intervistando lavoratrici e studiando la cultura aziendale di questa multinazionale.

Da li è nato il mio libro ‘Il magazzino’. Lavoro e macchine ad Amazon (pubblicato da Codice edizioni), in cui parlo di come il magazzino Amazon incorpori e rinnovi alcune dinamiche del capitalismo del passato. È una fabbrica che amplifica e porta avanti un processo che ha avuto inizio con la rivoluzione industriale. Il suo legame con il consumo però è cruciale. Uno degli slogan aziendali di Amazon è “ossessione per il consumatore.” Questa frase cattura alcuni dei cambiamenti più importanti. Tramite gli algoritmi che gestiscono gli ordini il consumo detta i ritmi e l’organizzazione del lavoro dentro il magazzino. Ma è anche una guida ideologica: i dipendenti devono essere convinti ad adattarsi a questi ritmi. Un altro slogan scritto sulle pareti del magazzino è “work hard”. Senza il lavoro umano, le merci resterebbero immobili.
Svelare il lavoro nascosto da tecnologie che al consumatore appaiono quasi come magiche è il primo passo per liberarlo”. (Alessandro Delfanti)

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