Anche Australia e Canada puntano a espandere la green economy dando più sostegno federale agli investimenti nelle fonti rinnovabili e nella nuova capacità produttiva di tecnologie pulite.
L’esempio è quello del super piano varato negli Stati Uniti, il ben noto IRA (Inflation Reduction Act) che alle rinnovabili indirizza 369 miliardi di $ perlopiù sotto forma di crediti di imposta.
Intanto era già arrivata la risposta europea con due proposte di regolamento per le industrie net zero e per le materie prime critiche, con cui Bruxelles vuole spingere sulle regole di “contenuto locale” nei settori strategici della transizione energetica, come eolico, fotovoltaico, sistemi di accumulo, mobilità elettrica.
In Australia il Parlamento (sia al Senato che alla Camera dei Rappresentanti) ha appena dato via libera alla National Reconstruction Fund Corporation Bill, la nuova legge che mette sul piatto 15 miliardi di $ australiani per rilanciare le industrie manifatturiere nazionali.
In particolare, fino a 3 miliardi di $ saranno destinati alle fonti rinnovabili e alle tecnologie a basse emissioni di CO2.
Il National Reconstruction Fund (NRF) sarà gestito da una società indipendente del Commonwealth che fornirà finanziamenti, sotto forma di debito e di capitale proprio, per sostenere progetti in aree prioritarie dell’economia australiana, tra cui fotovoltaico, eolico, batterie, idrogeno.
L’obiettivo quindi è aumentare la competitività delle aziende australiane, la loro capacità di attirare investimenti pubblici e privati grazie alle innovazioni tecnologiche e produttive.
In Canada, invece, il budget federale 2023 prevede diverse novità per i crediti di imposta con cui sostenere gli investimenti nella transizione energetica, nel quadro di un vasto piano “Made in Canada”.
Si parla soprattutto del Clean Technology Investment Tax Credit, un credito di imposta pari al 30% rivolto agli investimenti delle aziende canadesi per adottare tecnologie pulite, ora esteso anche alla geotermia in aggiunta a solare, eolico e batterie.
Tale credito rimarrà al 30% fino al 31 dicembre 2033, un anno in più di quanto previsto inizialmente, per poi scendere al 15% nel 2034 ed essere eliminato dall’anno successivo.
Previsto anche un credito di imposta del 30% fino al 2031 (poi rispettivamente 20%, 10% e 5% nel 2032, 2033 e 2034) per gli investimenti delle aziende canadesi in macchinari e attrezzature in alcuni settori produttivi strategici, tra cui rinnovabili, batterie, nucleare, veicoli elettrici, estrazione e lavorazione di materie prime critiche (litio, cobalto e altre).
Altra novità è l’Investment Tax Credit for Clean Hydrogen, un credito di imposta specifico per gli investimenti in produzione di idrogeno pulito, in vigore fino al 2034.
Il credito varia tra il 15% e il 40% dei costi ammissibili di investimento: a ricevere il supporto maggiore saranno i progetti in grado di produrre l’idrogeno con minori emissioni complessive di CO2 (calcolate in kg di CO2 equivalente per ogni kg di idrogeno).
Potranno ottenere il beneficio fiscale sia progetti per elettrolizzatori sia progetti per produrre H2 da gas naturale con cattura dell’anidride carbonica.
Gli investimenti per convertire idrogeno pulito in ammoniaca potranno utilizzare un tax credit del 15%.