A maggio 2023, gli incendi boschivi nella foresta amazzonica sono aumentati del 120% rispetto ad aprile. Lo scorso mese, infatti, le segnalazioni di roghi registrate dall’Istituto nazionale per le ricerche spaziali brasiliano (Inpe) sono state 1.692. Il trend risulta in lieve andamento positivo, invece, se si guarda allo scorso anno. In confronto a maggio 2022, infatti, il numero di incendi è diminuito del 26%. Come noto, spesso questi roghi vengono appiccati volontariamente dagli allevatori di bestiame, che non di rado si appropriano illegalmente del terreno demaniale, sovente destinato a riserva per gli indigeni della regione, bruciano gli alberi e vi piantano coltivazioni da dare in pasto agli animali, oppure trasformano la terra arsa in pascolo.
In sei anni abbattuti 600 milioni di alberi per fare spazio agli allevamenti
Secondo un’inchiesta giornalistica che ha visto la collaborazione del Guardian, negli ultimi sei anni, a cadere per soddisfare la fame di carne del mondo – anche di quella che non ci aspetterebbe come la bresaola della Valtellina IGP – sono stati abbattuti 800 milioni di alberi. Intorno ai macelli, sono stati rasi al suolo 1,7 milioni di ettari di foresta, nonostante le promesse delle amministrazioni brasiliane, a volte, come quella Bolsonaro, a favore della deforestazione, altre contrarie ma incapaci di gestire un territorio così grande e frammentato in Stati federati autonomi. I dati sono stati raccolti tramite rilevazioni satellitari, mentre tra le compagnie che si sono affidate ai rivenditori brasiliani responsabili della deforestazione ci sono Nestlé, e i supermercati Lidl e Aldi.
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