Appello degli editori al governo: il caro prezzi schiaccia le piccole imprese

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“La crisi energetica e il caro prezzi delle materie prime rischia di mettere in ginocchio i piccoli editori italiani”. E’ un “grande grido di dolore” quello che lancia Diego Guida, amministratore delegato di Guida Editori, oltre che presidente del Gruppo Piccoli Editori e vicepresidente nazionale di Aie, aderente a Confindustria. Intervistato dall’Adnkronos, Guida spiega che “a subire questa pesante situazione sono soprattutto le piccole imprese, ancor più che i grandi editori, anche perché non si tratta soltanto dei rincari energetici, ma anche della carta, degli imballaggi, delle spese di spedizione e di tante altre cose che fanno parte dello stesso tema”.

Dal mese di giugno ad oggi, evidenzia Guida, “tanto per avere un’idea, solo la carta è aumentata del 180 per cento. Con essa sono aumenti i costi dei cartoni e dei trasporti per raggiungere i clienti”. E quel che è peggio è che “è capitato di aver vinto delle gare pubbliche, che sono a prezzi fissati, e ci siamo ritrovati costretti a chiedere una rinegoziazione del contratto. Il che non è solo una cosa imbarazzante, ma spesso non è proprio possibile”. Oggi che il mondo è fortemente digitalizzato, “le copie vengono stampate in un numero inferiore a quanto avveniva in passato, ma capita di dover ristampare un titolo che sta avendo particolare successo. E se il costo della produzione è aumentato rispetto a quando è stato fissato il prezzo di copertina, in teoria dovremmo alzare il prezzo al pubblico; una cosa assolutamente non etica nei confronti dei lettori che non possono essere puniti per voler acquistare un titolo di successo qualche mese dopo la sua uscita”.

Tutto questo per dire che “siamo di fronte a una situazione di grande difficoltà nei confronti del mercato”. E allora, come reagire? “Innanzitutto sperando che questo nostro grido d’allarme venga recepito da chi può creare iniziative o azioni che possano lenire queste sofferenze -dice Guida-; allora torniamo alla carica richiedendo il credito d’imposta per l’acquisto della carta”. E poi, “so che nella manovra finanziaria sono previsti tra i 90 e i 110 milioni di euro per un credito d’imposta rivolto ai distributori di quotidiani e periodici; perché non inserire anche i produttori di libri? In fondo siamo ‘cugini’ professionalmente, non vedo perché privilegiare gli uni e non gli altri. E’ come se ci fossero editori di serie A ed editori di serie B”.

Nel frattempo, alcuni piccoli editori stanno già sperimentando misure per fronteggiare autonomamente i problemi, acquistando, ad esempio, carta da Paesi extra Ue: “Nei Paesi dell’estremo Oriente la carta costa di meno per via del minore costo del lavoro -spiega Guida- ma come al solito risparmio non è mai guadagno, perché molto spesso chi ha acquistato partite dalla Cina, trattate in maniera non conforme alle caratteristiche Ue e che presentano un tessuto peloso che danneggia le macchine tipografiche, si è visto chiudere la porta dalle tipografie, che nel frattempo hanno imparato a riconoscere i diversi tipi di carta in circolazione ed evitano quei tipi di materiale”. Con il risultato che “l’imprenditore è stato costretto ad acquistare una nuova partita con una inevitabile perdita di denaro”.

Ma in ballo non ci sono solo le condizioni economiche a mettere in crisi il settore: “A partire dal 2013 -è stato introdotto un ‘bollino’ green per coinvolgere le imprese in un percorso virtuoso di sostenibilità; chi aderisce deve utilizzare solo carte ecologiche certificate che garantiscono programmi di ripiantumazione degli alberi per consentire la produzione di cellulosa senza danni per l’ambiente”. Specialmente dopo la Cop27, poi, “i piccoli editori dell’Aie avevano redatto anche un protocollo con l’obiettivo di promuovere un maggiore ricorso alle copie digitali, per evitare sprechi di carta, benzina, energia e corrieri. Un programma che è stato portato anche alla Fep, la federazione europea degli editori perché ancora oggi l’Italia è fanalino di coda rispetto ad altri Paesi europei, come l’Olanda, la Francia e la Germania”.

E c’è dell’altro: “Noi piccoli imprenditori stiamo lavorando alla creazione di realtà che possano essere di federazione tra di noi, tipo gruppi d’acquisto collettivo, per poter avere degli sconti sulle materie prime raggiungendo delle soglie minime di quantitativo. Ora poi c’è un nuovo bando di Invitalia che dovrebbe contribuire ad aiutare le micro e piccole case editrici per l’innovazione tecnologica, chissà che non possa uscire qualcosa di interessante anche su questo fronte”. Queste misure sarebbero utili, certo, ma per Guida non sarebbero comunque sufficienti a soddisfare le esigenze del settore: “Dopo la pandemia, nel dicembre 2021, i piccoli editori avevano raggiunto un risultato di categoria del 5% in più rispetto al 2019; il 2022, malgrado le condizioni drammatiche sotto agli occhi di tutti, prometteva bene, ma se continua così saremo destinati a una nuova contrazione”. E allora “quello che chiediamo non sono contributi a pioggia, né mancette, ma interventi strutturati e basati sull’attività reale”. Questo è l’auspicio. Per tutto il resto, “noi imprenditori non dobbiamo mai vedere il bicchiere mezzo vuoto. Siamo preoccupati, e molto, ma mai con la paura. Perché la paura blocca e non consente di pensare e di programmare con serenità il futuro”. Intanto, conclude, “ci auguriamo che per Natale si comprino libri, che possono essere letti e riletti, prestati e anche regalati; vedrete che garantiranno sempre nuove emozioni”.

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