Familiari delle vittime: ” L’approvazione alla camera del codice della strada è una brutta notizia, questa riforma è un passo indietro sulla tutela della vita umana.” Le associazioni dei parenti delle vittime sulla strada chiedono al Governo Meloni e a tutte le forze politiche di riscrivere insieme al Senato la riforma del Codice della strada.
La Camera dei Deputati ha appena approvato la proposta del Ministro Salvini del nuovo Codice della Strada, senza accogliere nessuna delle richieste avanzate da mesi in sede parlamentare e, con grande vigore, nelle ultime settimane dalle associazioni familiari vittime sulla strada e da oltre 40 piazze in tutta Italia, animate da associazioni e attiviste/i per la sicurezza stradale e la mobilità sostenibile. Ma la mobilitazione delle associazioni dei parenti delle vittime sulla strada, di tante altre organizzazioni e di migliaia di cittadine e cittadini non si fermerà.
“Oggi – dichiarano Paolo Pozzi e Angela Bedoni, genitori di Lucia, investita e uccisa a 17 anni, nella notte di Natale del 2004, a Melegnano – è una giornata triste per l’Italia: l’approvazione alla Camera del nuovo Codice della Strada è una brutta notizia perché questa riforma rappresenta un passo indietro per la tutela della vita umana. Non ci stancheremo mai di ripeterlo: troppe persone muoiono a causa della velocità delle automobili, nel nostro Paese, quasi il doppio rispetto agli altri paesi europei. È la prima causa di morte tra i giovani, proprio come nostra figlia Lucia. Ma il nuovo codice, insieme a decreti e direttive, limita gli autovelox, ostacola i provvedimenti comunali di riduzione della velocità e addirittura delega il governo ad aumentare i limiti, ad esempio. E moltissime altre sono le norme critiche come denunciamo da tempo senza che sia stata accolta nessuna nostra proposta. Per questo motivo chiediamo al Governo Meloni e a tutte le forze di maggioranza e opposizione di riscrivere in profondità insieme alle nostre associazioni la riforma del Codice della Strada, che dovrà essere discussa al Senato nelle prossime settimane, eliminando tutte le gravi criticità dell’attuale testo e inserendo le norme necessarie invece mancanti”.
Il Nuovo Codice, infatti, è stato appena approvato da uno dei due rami del Parlamento nonostante:
- Un appello video delle associazioni familiari vittime della strada:
- Una lettera diretta al presidente Meloni da parte delle associazioni familiari vittime sulla strada, con cui veniva chiesto di mettere in pausa l’approvazione del codice per riscriverlo insieme a loro
- 40 piazze in tutta Italia tra il 9 e il 12 marzo, dove associazioni e attiviste/i si sono mobilitato al grido di “Stop al Codice della Strage”
- Oltre 20.000 email ai parlamentari suddivisi per Regione e oltre 12.000 rivolte direttamente alla Presidente Meloni
- Oltre 2.500 telefonate ai capigruppo alla Camera, uno strumento usato per la prima volta in italia
- Ordini del Giorno approvati dai Consigli Comunali e dalle Assemblee di Roma Capitale, Milano, Torino, Bologna, e forti prese di posizione di Brescia, Bergamo, Padova, Verona, Vicenza. Sono molte le altre città in cui Ordini del Giorno simili sono stati presentati e stanno per venire discussi, tra cui: Aosta, Genova, Jesi, Modena, Monza, Perugia.
Il Ministro Salvini qualche giorno fa ha dichiarato che “il 25% delle osservazioni fatte nelle audizioni è stato accolto” e questo non dovrebbe essere già di per sé motivo di vanto, perché significa che tre osservazioni su quattro sono state rigettate. Ma andando ancora più a fondo a verificare le audizioni svolte e le memorie depositate, si vede come solo pochissime delle osservazioni fatte dalle associazioni familiari vittime e dalle associazioni impegnate nella tutela della sicurezza stradale e promozione della mobilità attiva siano state accolte (ad esempio l’alcool lock), mentre tutte le altre sono state ignorate o rifiutate. Sono stati respinti, in particolare, tutte le proposte e gli emendamenti che da un lato correggevano le norme più gravi (quelle contenenti pesanti limitazioni ad autovelox, ciclabili, ZTL, zone 30, aree pedonali, controlli e sanzioni, finto metro e mezzo salva-ciclisti, etc.) e che dall’altro lato introducevano le misure necessarie per una vera sicurezza stradale (abbassamento delle velocità nelle strade urbane, controlli digitali contro la guida distratta al telefono, sensori anti-angoli ciechi, educazione stradale come materia obbligatoria dell’educazione civica, etc.).
Al contrario, sono state ampiamente accolte le osservazioni provenienti da quel comparto che rappresenta chiarissimi interessi economici privati legati al mondo del trasporto privato e del trasporto su gomma, come l’ACI – automobile club d’Italia e l’Associazione delle imprese di Autotrasporto (AssoTir), proprio quell’associazione che a Milano ha fatto ricorso al TAR contro l’obbligo di sensori contro gli angoli ciechi dei mezzi pesanti, misura per l’appunto non prevista dal Nuovo Codice ed esplicitamente bocciata a fronte di vari emendamenti che andavano in quella direzione.
Sempre il Ministro Salvini nelle scorse settimane ha dichiarato di essere disponibile ad accogliere ‘suggerimenti’, ma nei fatti nessuna proposta fatta per migliorare il Nuovo Codice è finora stata accolta, in oltre 6 mesi di iter del disegno di legge.
Le critiche e l’allarme per la ‘controriforma dell’insicurezza stradale’ non sono arrivate solo dall’Italia: quasi 50 organizzazioni internazionali – infatti – hanno scritto al Governo per chiedere di fermare l’approvazione e riscriverne le parti più pericolose per la tutela della vita umana. Tra queste Clean Cities Campaign, European Federation of Road Traffic Victims, European Transport Safety Council, International Federation of Pedestrians, European Cyclists’ Federation, European Driving Schools Association. Ha sottoscritto anche POLIS, la principale rete di città e regioni europee che collaborano per sviluppare tecnologie e politiche innovative per il trasporto locale
Le critiche alla proposta di nuovo codice
Come riportato nell’analisi legale dell’esperto di sicurezza stradale Andrea Colombo, la riforma viene criticata perché ha un impianto molto chiaro: debole coi forti e forte coi deboli. Da una parte, meno regole, meno limitazioni, meno controlli, meno sanzioni e più libertà di circolare e andare veloci nelle città per auto, moto, camion merci, ecc.; dall’altra parte, regole più restrittive, meno spazio in strada e quindi, meno sicurezza per i veicoli più leggeri e gli utenti più vulnerabili, cioè pedoni, ciclisti, micromobilità, bambini, anziani, disabili. È perciò una riforma contro la sicurezza stradale, con limiti di velocità più alti, restrizioni all’uso di autovelox e controlli automatici in generale, nessun intervento reale sulla distrazione alla guida; una riforma contro la mobilità sostenibile, con uno stop immediato alla realizzazione di nuove ciclabili urbane e una sola multa per chi viola le aree pedonali anche più volte al giorno; una riforma contro i Comuni, con nuovi regolamenti e decreti ministeriali che decideranno se, come e dove le città possono usare leve come ZTL, telecamere, sosta regolamentata, etc.
Il nuovo Codice della Strada:
> diminuisce la sicurezza stradale
> boicotta la mobilità sostenibile
> indebolisce i Comuni
> rende più difficili i controlli per velocità e sosta abusiva
> rende possibile l’aumento dei limiti di velocità
> diminuisce le multe per i limiti di velocità e transito in ZTL e aree pedonali
> boicotta le Zone a Traffico Limitato e le Aree Pedonali
Sulla mobilità attiva in particolare, il nuovo Codice:
> blocca la realizzazione di nuove piste e corsie ciclabili
> restringe la possibilità del doppio senso di marcia per le bici
> riduce la possibilità di realizzare le case avanzate
> rende le strade ciclabili meno sicure
> rende inutile il “metro e mezzo salvaciclisti” con la clausola “ove la strada lo consenta”
> crea confusione con l’introduzione di nuove Zone Ciclabili
> obbliga in futuro i ciclisti a casco e targa
I dati dellasicurezza stradale in Italia
L’Italia ha un tasso di mortalità stradale di 53 persone per milione di abitanti, tasso significativamente superiore alla media europea (26 in Gran Bretagna, 36 in Spagna). Inoltre, l’Italia è in ritardo nella riduzione degli incidenti mortali, registrando solo un -15% nell’ultimo decennio, rispetto alla media europea del -22%.
Queste statistiche sono in netto contrasto con la richiesta dell’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) di ridurre del 50% gli incidenti stradali mortali e i feriti gravi entro il 2030, come indicato nel Piano globale per il Decennio d’azione per la sicurezza stradale. L’attuale traiettoria dell’Italia, come evidenziato dagli emendamenti proposti, mette in dubbio la sua capacità di allinearsi a questi obiettivi critici. Particolarmente grave è inoltre l’impatto nelle città italiane: il 73% degli incidenti stradali avviene in ambiente urbano e l’eccesso di velocità è la principale causa di morte nel traffico.
La mobilitazione “Stop al Codice della Strage” proseguirà con grande vigore nel chiedere al Governo e al Senato di fermarsi per migliorare il testo, riscrivendolo – come prima cosa – insieme alle associazioni familiari vittime sulla strada.
www.codicedellastrage.it
La mobilitazione “STOP AL CODICE DELLA STRADA” è promossa e organizzata a livello nazionale da FEVR – Federazione Europa delle Vittime della Strada, AIFVS – Associazione Italiana Familiari e Vittime della STRADA A.P.S. e dalla piattaforma #CITTÀ30SUBITO – Legambiente, FIAB-Federazione Italiana Ambiente e Bicicletta, Salvaiciclisti, Kyoto Club, Clean Cities Campaign, ASviS, Amodo, Fondazione Michele Scarponi, Associazione Lorenzo Guarnieri, Fondazione Marco Pietrobono, Fondazione Luigi Guccione e Vivinstrada. Con il supporto di molte altre organizzazioni e persone a livello locale in tutto il territorio italiano.
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