A seguito delle inequivocabili indicazioni arrivate dai lavoratori della manutenzione infrastrutture in questi 3 mesi dalla firma dell’accordaccio 10 gennaio, sui tavoli territoriali le delegazioni sindacali e aziendali sono impallate dalla lotta in corso e scommetteremmo il poco che abbiamo che non firmeranno altro dopo le proditorie azioni dimostrative di Cagliari e Reggio Calabria.
Impallate da una lotta dimostratamente reale che è riuscita a fondare anche le basi per una tenuta e uno sviluppo che sicuramente lascerà più segni di quanti ne ha fin qui incisi.
Ora ci si pone la fase del post negoziato che conterrebbe la famigerata azione unilaterale delle aziende di RFI, di cui le delegazioni regionali firmatarie annunciano l’incombenza come se fosse cosa scritta nei meandri contrattuali e quasi una punizione che i lavoratori ribelli si sono voluta: impedendo alle loro rappresentanze di arrendersi nella trattativa.
Intanto però le delegazioni firmatarie, in assemblee semi blindate, stanno facendo votare i lavoratori su ipotesi d’accatto di variazioni d’orario sul tema aziendale, con la dichiarata prospettiva di tenere aperti i tavoli e sventare la vendetta dell’azione unilaterale di RFI: senza comunque sapere quale sarà il prezzo da pagare.
Invitiamo pertanto tutti i lavoratori interessati a sottrarsi a questa vergognosa manovra di raggiro e porre semmai all’ordine del giorno delle eventuali assemblee il ritiro delle firme sull’accordo del 10 gennaio e ancora il rinnovo delle rappresentanze unitarie e per la sicurezza sul lavoro.
In effetti, altra cosa che non riesce a farsi spiegare dai firmatari è su quale perimetro normativo verrebbe agita questa unilateralità aziendale: se sul CCNL o sul 10 gennaio.
Niente, dicono di non saperlo e non sanno individuare alcun plausibile elemento contrattuale su cui possa basarsi, legittimamente, una variazione dell’articolazione e della distribuzione delle prestazioni, ferma restando la pretesa del famoso cruciverba 20/21.
La nostra sintesi è che le aziende se decideranno di forzare (anche a macchia di leopardo) lo faranno sulla normativa 10 gennaio, perché regolarmente sottoscritta in rappresentanza dei lavoratori e contenente le pretese riorganizzative del settore.
A fronte di questa plausibile ipotesi, si legge in qualche comunicato territoriale semiunitario circolato nei giorni scorsi, i firmatari (semiunitari) dicono di essere posti " ... nelle condizioni di preparare la mobilitazione dei lavoratori del settore..." e che “seguiranno aggiornamenti...”.
Si direbbe meglio che niente: a parte il passaggio sorprendente del comunicato sulla preparazione della mobilitazione dei lavoratori, che dopo il 12 febbraio, la costituzione di un'assemblea permanente dei lavoratori, il corteo a Roma del 13 marzo, fa quasi ridere … per non piangere.
Invece ancora non si intende che vogliano procedere direttamente all'eliminazione del pericolo 10 gennaio 24, sollecitando le loro strutture nazionali al ritiro delle firme dall'accordo, privando così le aziende di RFI di un perimetro normativo che potrebbero rivendicarsi come campo di azione concordato e mettere al riparo i lavoratori, anche sulla base della loro pressante richiesta.
Insomma il minimo sindacale è il ritiro delle firme e una rivisitazione completa e condivisa con i lavora-tori interessati della visione di impresa che dovrà improntare, seriamente, eventuali riorganizza-zioni del settore. Nel frattempo rimettendo sul tavolo le questioni storiche dei lavoratori del settore stesso, in merito a salute e sicurezza, reddito, professionalità e tutele giuridiche, rinnovo delle rapprentanze sindacali e per la salute e sicurezza sul lavoro.
A proposito: che si starà rimuginando sui tavoli di rinnovo dei contratti per i settori operativi?
Meno male che siamo già in mobilitazione da 3 mesi e qualche paletto l'abbiamo messo. Aspettiamo dunque rinforzi alla lotta, da qualunque parte arrivino.
La strada e gli obiettivi sono già indicati!