Assalto al Parco.

1 year ago 61

Trino Vercellese, Bosco delle Sorti della Partecipanza

Andrea Mandarino è un naturalista, un ricercatore universitario, ed è rappresentante delle associazioni ambientaliste nell’Ente di gestione delle Aree protette del Po Piemontese, ente strumentale della Regione Piemonte che cura la gestione di 3 parchi naturali regionali (Po piemontese, Bosco della Partecipanza e Grange Vercellesi, Collina di Superga), 5 riserve naturali e 33 aree rientranti nella Rete Natura 2000.

Una bella riserva di natura in quella Pianura Padana sempre più sciaguratamente antropizzata e inquinata.

Cinghiali (Sus scrofa)

Eppure per molti amministratori locali la caccia rimane l’obiettivo fondamentale, con scuse e alibi di ogni genere.

Le richieste più ottuse abbondano, come quella recentemente avanzata da 19 sindaci piemontesi di poter sparare al Lupo cattivo.  Senza pensare nemmeno che è il Lupo il principale fattore di contenimento del Cinghiale, individuato quale principale pericolo per i danni arrecati in agricoltura e alla circolazione stradale, senza averne realistiche stime sulla consistenza e sull’entità dei danni effettivi e, soprattutto, senza voler neppure considerare che l’aumento della presenza del Cinghiale è dovuto a cause umane, quali le ripetute immissioni pluridecennali a fini venatori di esemplari del Cinghiale europeo (ben più grande e prolifico degli autoctoni Cinghiali), la sistematica presenza di discariche abusive nelle aree urbane periferiche, autentica fonte di cibo facile per l’Ungulato e la stessa caccia, che destruttura i branchi e stimola l’aumento riproduttivo.

Ecco una finestra sulla realtà della grande area naturale protetta piemontese e, più in generale, della politica ambientale di gran parte delle regioni italiane.

Gruppo d’Intervento Giuridico (GrIG)

Scene d’altri tempi al Consiglio dell’Ente di Gestione delle Aree Protette del Po Piemontese tenutosi mercoledì 22 febbraio a Casale Monferrato. All’ordine del giorno la discussione delle istanze presentate da comuni e associazioni, su richiesta della Regione Piemonte, relative ad una revisione dei confini del Parco e dell’Area Contigua (cioè una zona intorno al Parco in cui la caccia è consentita ma solo a coloro che risiedono nei comuni inclusi nell’area contigua stessa).

Cacciatori e agricoltori, unitamente alla Provincia di Vercelli e ai comuni di Ronsecco, Saluggia, Fontanetto Po, Tricerro, Crescentino, Trino e Livorno Ferraris, chiedono, per il territorio vercellese, l’abolizione delle aree contigue e la riduzione delle Aree Protette ritornando ai confini del 2020 (prima dell’entrata in vigore della L.R. 11/19 che ha definito alcuni ampliamenti), con conseguente cancellazione del recentemente istituito Parco Naturale del Bosco della Partecipanza e delle Grange Vercellesi. L’ATC AL1 e il comune di Moncestino sono sulla stessa linea in riferimento al casalese.

Tali richieste sono essenzialmente motivate con l’esigenza di aumentare la pressione venatoria (richiamando cacciatori forestieri) per ridurre i danni arrecati dalla fauna selvatica, in particolare dai cinghiali, all’agricoltura.

Cinghiale (Sus scrofa)

Il mondo venatorio, in rivolta dopo gli ampliamenti dei confini entrati in vigore nel gennaio 2021, spalleggiato da quello agricolo (o, meglio, parte di esso – che inspiegabilmente ancora preferisce affidarsi alla caccia piuttosto che sostenere l’implementazione di pratiche davvero efficaci nel controllo dei cinghiali) e di cui alcune amministrazioni locali si sono fatte portavoce, si propone ancora una volta come la soluzione del problema cinghiali e danni alle coltivazioni. Tuttavia, è ormai ampiamente documentato tramite studi e ricerche che la caccia non è la soluzione. Gli ultimi decenni ne sono una evidente testimonianza sotto gli occhi di tutti. Laddove necessari, gli interventi di controllo faunistico devono essere effettuati con un approccio tecnico e non ludico, devono essere pianificati, coordinati e continuativi, e, infine, devono avere un basso impatto su altre specie.

Il Consiglio del Parco, seguito da un folto pubblico di cacciatori, agricoltori, vertici delle loro associazioni di categoria e della Provincia di Vercelli, è stato preceduto da una comunicazione del Vicepresidente della Regione Piemonte Fabio Carosso, il quale ha ribadito la volontà della Regione di ascoltare le richieste del territorio e sollecitato il Consiglio dell’Ente a fare altrettanto. La drammaticità della situazione è sotto gli occhi di tutti. Il gesto senza precedenti è stato preceduto nelle ore prima del Consiglio dall’arrivo di altre lettere inviate da Provincia di Vercelli, comune di Livorno Ferraris e alcune associazioni agricole per ribadire le richieste già espresse.

Lupo (Canis lupus)

In questo clima sono passate in secondo piano le istanze di ampliamento del Parco avanzate dai comuni di Mazzè, Pecetto di Valenza e Castelnuovo Scrivia, nonché di mantenimento dei confini attuali nel territorio vercellese avanzate dal comune di Palazzolo Vercellese e dalle associazioni ambientaliste. Minime e puntuali modifiche cartografiche sono state chieste dai comuni di Orbassano e San Sebastiano da Po.

Alla fine, con cinque voti favorevoli e due contrari, il Consiglio ha accolto le istanze, che verranno trasmesse alla Regione, proponendo altresì la conversione dell’Area Contigua in Zona Naturale di Salvaguardia per consentire la caccia in tale area anche a chi non è residente nei comuni dell’Area Contigua stessa.

È stata scritta una pagina nera nella storia del Parco, chiamato ad esprimersi favorevolmente sulle richieste di riduzione del proprio territorio, dopo anni di lavoro, svolto con Enti e associazioni, per giungere all’estensione attuale.

Le richieste di riduzione delle aree tutelate sono in contrasto con i contenuti della Strategia dell’UE sulla biodiversità per il 2030. La gestione del territorio e la conservazione di habitat e specie dovrebbero essere connotate da un approccio sistemico e basate su evidenze oggettive e dati scientifici, piuttosto che associate ad indirizzi politici localistici e di breve termine.

Ora la palla passa alla Regione che valuterà le richieste e sceglierà come eventualmente modificare la legge regionale sui parchi e quindi i confini.

Andrea Mandarino

Consigliere dell’Ente di Gestione delle Aree Protette del Po Piemontese

campo di grano

(foto da La Stampa, S.D., archivio GrIG)

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