E’ arrivato da poco, in punta di piedi, ma il Bel Paese gli è piaciuto e lentamente sta espandendo il suo areale.
E’lo Sciacallo dorato (Canisaureus).
Diffuso in un’area vastissima, dall’Europa meridionale fino al sud est asiatico, ora è ormai a pieno titolo anche parte della fauna selvatica italiana.
E’ un canide lupino di medie dimensioni, molto versatile e adattabile, di fatto onnivoro, con preferenze alimentari per i piccoli roditori, ma in pratica è proprio uno spazzino della Natura.
Da una trentina di anni frequenta il Carso e il Friuli orientale, dove è divenuto stabile.
Negli ultimi anni è stato avvistato nelle Alpi venete, in Val Pusteria, nelle Valli Bergamasche, sull’Appennino modenese, fino alla Valle del Po presso Alessandria.
Ora è giunto anche in Toscana e nel Lazio e prosegue il suo viaggio verso il Mezzogiorno.
Una colonizzazione spontanea, indice di condizioni ambientali in miglioramento.
Gruppo d’Intervento Giuridico (GrIG)
da Greenreport.it, 3 febbraio 2022
Lo sciacallo dorato alla conquista dell’Italia centrale: è arrivato nel Lazio.
Prima segnalazione in provincia di Latina. A dicembre un esemplare era stato segnalato in Toscana.
Lo sciacallo dorato (Canisaureus) sta espandendo il suo areale in Italia: negli ultimi decenni, proveniente dall’Europa orientale, si è stabilito in Friuli Venezia Giulia, Veneto e Trentino, ma segnalazion i di questo canide arrivano anche dal Piemonte e dall’Emilia Romagna, mentre lo scorso dicembre era stato segnalato uno sciacallo dorato in Toscana, ripreso molte volte dalle foto-trappole tese da Francesco Bacci della Fondazione Parsec, in una zona del Comune di Montemurlo, in provincia di Prato, piena di tane di tasso e allevamenti di animali da cortile, nei dintorni di un Centro recupero fauna selvatica e vicino a un’area umida.
Ma a quanto pare lo sciacallo dorato si è spinto molto più a sud: sul Forum dell’Associazione studi ornitologici e ricerche ecologiche del Friuli Venezia Giulia (ASTORE FVG), Luca Lapini, uno dei maggiori esperti della specie, conferma il primo esemplare di sciacallo dorato fototrappolato nel Lazio.
Lapini racconta come è andata: «Vaghi rumors senza dettagli riferiti da colleghi dell’Associazione PLI di Tarvisio sembravano indicare presenze di sciacallo in Lazio. Così, grazie al Colonnello P. Fedele – Carabinieri Forestali di Parma – che da più di un anno collabora con noi per ricerche sull’espansione di Canisaureus in Italia abbiamo potuto avviare prime verifiche di archivio. Grazie ai suoi uffici, il luogotenente dr Giuseppe Stolfa, Comandante del distaccamento CC biodiversità di Sabaudia, oggi ci ha inviato alcune ottime immagini registrate dalle foto trappole tese al monitoraggio dei lupi nella zona del Circeo (Latina). Alcune di esse sembravano poter essere riferite allo sciacallo dorato ma attendevano determinazione certa.
In effetti in almeno cinque di queste immagini si vede con certezza uno sciacallo dorato eurasiatico, forse lo stesso ripreso più volte nello stesso periodo».
Lapini evidenzia l’interesse della scoperta, visto che per ora la specie sembrava essere giunta con certezza a Sud soltanto fino alla Provincia di Prato: «Da questa località alla zona del Circeo (Latina) ci sono più di 250 km in linea d’aria verso Sud. Si tratta di una distanza superiore alla massima dispersal rate certamente nota per la specie. I maschi giovani in dispersione possono infatti fare certamente 220 km (dati da radiotracking), forse 400 (ipotizzati misurando la distanza tra gruppi noti e stazioni più periferiche raggiunte da maschi in dispersione).Questo primo pioniere laziale ripreso ad una così grande distanza dalla località toscana più vicina potrebbe essere spiegato con quest’ultima ipotesi, oppure supponendo che fra la stazione toscana in parola e la zona del Circeo ci siano altri gruppi familiari finora sfuggiti alle indagini»
Ma come è possibile che un canide di dimensioni medi riesca a fare un “salto” così lungo tra l’appennino Toscano e la pianura del Lazio?
Lapini risponde che «Dalla nostra esperienza sembra più verosimile spiegare la cosa con un gap di conoscenze di base. Essendo regolarmente confuso con cane, volpe e lupo il piccolo canide passa facilmente inosservato, come già verificato in gran parte dell’Emilia Romagna e in tutte le altre regioni già raggiunte dalla sua espansione in Italia. Grazie davvero ai Carabinieri Forestali, la cui speciale attenzione ha già prodotto molte altre novità faunistiche. Proseguiremo le verifiche, ed esortiamo tutti gli interessati a riguardare con attenzione le immagini di lupi raccolte dalle foto trappole in Italia centrale.
Ormai è chiaro che hanno compagnia orientale anche in Lazio».
dal Quotidiano nazionale, 7 dicembre 2021
Sciacallo dorato, continua l’espansione in Italia. Ecco perché è “avversario” del lupo.
Ma il vero pericolo: investimenti e bracconaggio. L’ultimo avvistamento in Toscana. (Rita Bartolomei)
Inarrestabile, il viaggio dello sciacallo dorato in Italia. Il canisaureus in un giorno lontano è partito dal Gange, dopo 40 anni nel nostro Paese è arrivato in Toscana. Quella di Montemurlo (Prato) è solo l’ultima segnalazione. Lo ’spazzino’ che mangia di tutto sta scalzando il suo ‘avversario’ più diretto, il lupo.
Quanti sono e dove
Ma quanti sono gli esemplari di questa specie protetta? I Quaderni del Museo civico di Storia naturale di Ferrara hanno appena pubblicato uno studio che fotografa la presenza dello sciacallo dorato da noi. A fine settembre, scrivono Luca Lapini, Stefano Pecorella, Mauro Ferri e Marta Villa, “la specie è attualmente diffusa in tutta l’Italia settentrionale, a Sud almeno fino alla Provincia di Ravenna. In questa vasta zona della penisola si stima siano ormai presenti 196-250 esemplari suddivisi in almeno 37-47 gruppi riproduttivi territoriali”. Poi si è aggiunto l’avvistamento di Montemurlo. Quindi oggi il canisaureus è signore in Friuli Venezia Giulia, Veneto, Trentino Alto Adige, Emilia Romagna e Toscana. Ma la sua presenza potrebbe essere sottostimata, avvisano gli esperti.
Le città
Il nostro sciacallo non disdegna le città, richiamato dal cibo. Da Udine a Venezia, da Osoppo a Pordenone, da Trieste a Gorizia, da Modena a Parma a Reggio Emilia, “cercando pollame e rifiuti domestici raccolti spesso attorno a discariche pubbliche o piazzole ecologiche, che frequenta costantemente anche per catturare ratti” (sempre dai Quaderni).
Sciacalli e lupi
In comune hanno la passione per i pollai. Fine. “Abbiamo la sensazione che la presenza dei lupi non possa che rallentare l’espansione dello sciacallo dorato. Ma evidentemente riescono a convivere, almeno a basse densità – è l’analisi di Lapini, zoologo -. Stiamo assistendo a uno scenario inedito. L’inizio dell’espansione del canisaureus è stato garantito dall’abbattimento dei lupi balcanici, ridotti al lumicinio a metà anni ’50 del 900. Ora la diffusione è molto pronunciata, soprattutto perché questo è un animale spazzino, che trova nell’uomo la principale fonte di risorse”. E come si distingue dal lupo, con il quale continua ad essere abitualmente confuso? “Il tratto più caratteristico – avvisa lo zoologo – è il collare bianco alla base del collo”.
Specie protetta
La legge 157 del 1992, come ricorda la Forestale di Tolmezzo, tutela anche questa specie. Chi abbatte o cattura un esemplare rischia l’arresto da due a otto mesi o l’ammenda da 774 a 2.065 euro.
Cosa mangiano
La fama di spazzini è meritata. Confermata dalle autopsie. Ancora dai Quaderni del museo ferrarese: “In diversi tratti gastrici sono stati rinvenuti interi sacchetti di polietilene utilizzati per il conferimento dei rifiuti domestici alle piazzole ecologiche – ingoiati con l’intero contenuto, edibile e non (cuoio, cicche di sigarette, fili elettrici ecc.) – pezzi di plastica, caucciù”. Il responso per l’uomo è senza appello. “Siamo degli spreconi”, la sintesi di Lapini.
Dal Gange al Po, il viaggio dello sciacallo dorato.
Mai esistito nel nostro Paese, è migrato dall’India ai Balcani e in Friuli. Dal 2017 segnalato in Emilia. Lo zoologo: duecento esemplari.
È tra noi, in Italia, da quasi quarant’anni. È arrivato da solo, e questa è la cosa davvero stupefacente della storia. Poi nel 2017 ha oltrepassato il Po. Conquistando terreno sul lupo, il suo primo nemico, fino a ieri signore delle aree boscate. Lo sciacallo dorato (canisaureus) comincia ad essere avvistato attorno alle nostre case. Duecentodieci esemplari censiti finora tra Friuli Venezia Giulia, Veneto, Trentino Alto Adige e 5 province dell’Emilia Romagna (Parma, Reggio Emilia, Modena, Bologna e Ferrara). Più raro di lui solo la lince.
“È uno spazzino, mangia schifezze. Negli stomaci troviamo soprattutto spazzatura, addirittura cicche di sigarette”, parte dalla fine Luca Lapini, 64 anni, zoologo che studia lo sciacallo dorato da quando l’animale ha fatto i suoi primi passi nel nostro paese. Portandosi dietro un carico di mistero e leggende. Di origini indiano-persiane – animale delle favole – è approdato ottomila anni fa nei Balcani, come raccontano i fossili.
Il nome sciacallo – pur mitigato dall’aggettivo dorato – non promette simpatia, invece Lapini se ne è innamorato. È successo quando ha sentito per la prima volta un piccolo chiamare la madre. Uau, uau, uau! Un ululato simile a quello del lupo ma più armonioso. Una firma acustica finale unica. “Per questo nel Nord Europa lo chiamano anche volpe canterina – spiega lo zoologo –. La sua presenza da noi è storicamente rilevante, perché si tratta di una specie arrivata per conto suo. Questa è una cosa strepitosa. Assolutamente nuova per l’Italia, non c’è mai stata, ce lo confermano i fossili”.
Gli stessi, appunto, che invece testimoniano il viaggio avventuroso dello sciacallo. Il piccolo carnivoro è partito dall’India poi è sceso dal Caucaso. “Quando è arrivato nell’Europa balcanica – ricostruisce Lapini – è rimasto relegato alle coste dalmate e montenegrine per molti secoli. Poi ha iniziato a spostarsi verso nord, sfruttando le oscillazioni della popolazione del lupo. Che è il suo principale antagonista, se lo mangia proprio”. Così negli anni ’50, quando il nemico ha perso davvero terreno per intervento dell’uomo, lo sciacallo dorato ne ha approfittato “arrivando a Caporetto, per poco in territorio sloveno. Quindi ha cominciato a riprodursi in Istria, che è stata colonizzata nell’80”. Il primo esemplare in Italia è stato catturato a San Vito di Cadore, a un chilometro dalla discarica di Cortina, era il 1984.
Lapini sa bene che “la parola sciacallo si porta dietro una serie di connotazioni negative”. Anche se ha una storia importante, che affonda le radici nelle origini arabe, indiane o persiane. Ma, certezza di studioso, “è sufficiente sentirlo ululare e ti passa subito il fastidio”.
Perché la specie è molto ’vocifera’ – in altre parole chiacchierona – e viene censita proprio usando questo sistema. Solo in un caso non risponde: se è da solo. C’è una rete di appassionati – veterinari, faunisti, zoologi – che pubblicano il Canisaureus news. Registrano gli ululati, documentano i passaggi con le fototrappole e mettono insieme così, segnalazione dopo segnalazione, una mappa della presenza di questi animali, se visti di corsa possono essere scambiati per piccoli lupi, ma il rapporto è di 10-13 chili a 40. A tutto svantaggio dello sciacallo dorato. Che per Lapini è davvero un bel tipo: “Monogamo, s’innamora di una femmina e con quella resta. Sociale”. E utile, alla fine: “Questa è una bestia che dove arriva s’insedia attorno a discariche di rifiuti”. E mangia, ad esempio i topi. Sarebbe da arruolare, in certe città.
Mauro Ferri, veterinario del Modenese, animatore delle News, rivela: “Abbiamo documentato 13 casi oltre il Po, dal 2017. Dodici sono certi, l’ultimo è da inventario, lo teniamo lì in attesa di approfondire. Ne abbiamo registrato uno solo in tre anni, tutti gli altri in due mesi”. Lapini è affascinato dall’effetto sorpresa: “Stavamo seguendo un nuovo gruppo parmense ma abbiamo scoperto che lo sciacallo è ormai diffuso in gran parte dell’Emilia Romagna”. Poi riascolta l’ululato dei piccoli che rispondono alla madre. “Come si fa a non intenerirsi?”.
(foto S.D., archivio GrIG)