Batterie, un potenziale enorme per il made in Ue ma servono più incentivi

1 year ago 59

La produzione di batterie al litio per le auto elettriche potrebbe essere 100% made in Europe entro il 2027.

È una delle principali stime fornite da Transport & Environment (TE), organizzazione indipendente specializzata nei trasporti sostenibili, nel suo nuovo rapporto intitolato “A European Response to US IRA” (link in basso).

Le analisi spiegano come l’Europa potrebbe sviluppare una filiera industriale più forte e competitiva per i veicoli elettrici, in risposta al maxi piano degli Stati Uniti (Inflation Reduction Act), che supporterà le aziende americane con decine di miliardi di $ nei vari settori delle energie rinnovabili.

Con il Green Deal anche in Europa ci sarà una corsa agli investimenti nelle tecnologie pulite: ma quanti, di tali investimenti, saranno realizzati effettivamente in Europa? E quanti invece andranno in altre mani (americane o cinesi)?

Il punto, afferma TE, è che il piano degli Usa ha cambiato le regole del “gioco” industriale e potrebbe dirottare molti progetti verso gli States, grazie ai crediti di imposta voluti dalla Casa Bianca per incentivare la produzione di batterie con certe quantità di minerali critici (come litio, cobalto, nickel) e di componenti made in Usa.

Ecco perché Bruxelles sta valutando come rispondere alla nuova politica americana.

La presidente della Commissione europea, Ursula von der Leyen, parlando nei giorni scorsi al Forum di Davos, ha annunciato un nuovo piano industriale europeo, il Green Deal Industrial Plan, che darà incentivi alle industrie green europee rilanciando la loro competitività sui mercati globali, sulla scia di quanto anticipato dal commissario Ue per il mercato interno Thierry Breton.

Secondo la presidente, infatti, stiamo assistendo “a tentativi aggressivi di attirare le nostre capacità industriali in Cina o altrove. Abbiamo un bisogno impellente di effettuare la transizione net-zero senza creare nuove dipendenze”.

Perciò un pilastro della strategia Ue sarà il Critical Raw Materials Act con cui Bruxelles intende rafforzare le filiere europee delle materie prime critiche (raffinazione, lavorazione, riciclaggio).

Tornando alle stime di TE, riassunte nella grafica sotto, si vede che il potenziale europeo è enorme.

Come detto, nel 2027 i Paesi Ue potrebbero produrre in casa tutte le celle per batterie al litio di cui hanno bisogno.

Lo scorso anno, ricorda TE, circa il 50% delle celle al litio impiegate nei veicoli elettrici e nei sistemi di accumulo era di produzione europea, perlopiù in Ungheria e Polonia e, in misura minore, in Germania e Svezia.

Guardando ai catodi delle batterie, la produzione potrebbe essere made in Ue al 67% nel 2027 e nel 2030 più della metà del litio raffinato potrebbe arrivare da impianti europei.

Sempre nel 2030, la Ue potrebbe soddisfare un 8-12% della domanda di materie prime critiche con il riciclo. E ciò potrebbe essere di grande aiuto per ridurre la dipendenza dalle importazioni di metalli, in particolare dalla Cina.

A dicembre 2022 Parlamento e Consiglio Ue hanno raggiunto un accordo preliminare sul nuovo regolamento europeo per le batterie, proposto dalla Commissione nel 2020.

Può essere una tappa importante nella creazione di una battery economy più indipendente dal dominio asiatico: il provvedimento punta, infatti, a far produrre il più possibile in Europa le batterie, anche attraverso un aumento dei tassi di recupero e riciclo dei principali componenti.

Le stime di TE, citate prima, assumono che tutti i progetti industriali europei in questo settore saranno effettivamente realizzati, anche quelli che oggi sono ancora incerti.

Di conseguenza, si evidenzia quanto sia urgente e importante che Bruxelles definisca una nuova politica industriale, accompagnata da incentivi e finanziamenti alle imprese.

Dalla mappa seguente, vediamo che la capacità produttiva totale in batterie, pianificata a livello Ue al 2027, ammonta a oltre 1 TWh.

In Italia sono previste due gigafactory con capacità produttiva superiore a 10 GWh/anno: quella di Italvolt a Scarmagno (12 GWh iniziali) e quella di ACC (Stellantis) a Termoli da 13,4 GWh iniziali.

E per il 2030 si parla di un potenziale pari a 1,8 TWh in Europa, di cui 118 GWh in Italia grazie agli ampliamenti degli impianti sopra citati e alla realizzazione del progetto FAAM a Teverola.

Per arrivare a questi numeri, però, servono regole chiare a livello europeo.

Le raccomandazioni di TE si allacciano alle proposte fatte da Ursula Von der Leyen a Davos: semplificare e accelerare le autorizzazioni per costruire nuovi stabilimenti produttivi, adeguando le regole sugli aiuti di Stato, incrementare i finanziamenti diretti Ue alle imprese, anche attraverso un nuovo fondo sovrano da almeno 350 miliardi di euro.

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