Battesimo di Radio Odessa, con Brachino e Poletti

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Debutto stamane online, 25 febbraio, per Radio Odessa, il nuovo format dell’agenzia di stampa Italpress, condotto da Claudio Brachino, di cui Primaonline ha già anticipato il lancio e raccontato la filosofia. In onda (in rete) quindici minuti di corrispondenza tra Milano, e quindi la sede milanese dell’agenzia e Odessa, in Ucraina, con Ugo Poletti, direttore dell’Odessa Journal.

La nuova creatura multimediale di Italpress fa quindi il punto settimanale sulle vicende ucraine, con la prima puntata che è decollata in concomitanza con l’anniversario dell’invasione russa. “E’ importante non staccare mai l’attenzione da quanto sta succedendo in questa guerra e raccontarne le storie e i personaggi, la sua dimensione geopolitica”, ha detto il conduttore in apertura di edizione.

Due siciliani e un milanese

Ugo Poletti, in avvio di collegamento, ha ricordato la genesi del progetto. “Eravamo tre amici al bar, due siciliani ed un milanese. Il milanese sono io, i siciliani sono Gasparre Borsellino, leader di Italpress e l’amico avvocato Sebastiano Di Betta, che hanno pensato a questo format”.

Poletti ha raccontato come si vive l’anniversario del conflitto in una delle città simbolo della resistenza, ma soprattutto della nuova identità ucraina. “Ci aspettiamo un altro bombardamento, oramai questo fa parte della vita quotidiana, i missili sappiamo che prima o poi arrivano, siamo abituati alla cantilena degli allarmi aerei, che sono anche sui nostri cellulari come app” ha spiegato il corrispondente speciale di Italpress.

In realtà poi non c’è stato alcun attacco, ma anche se ci fosse stato, ha aggiunto Poletti, sarebbe rientrato tra le variabili che oramai fanno parte della vita quotidiana della città.

Ugo Poletti

Ad Odessa è cambiato tutto, ma è cambiato anche il mondo, e ancora non si sa cosa accadrà realmente nelle prossime settimane sul fronte, con un attacco primaverile russo tra le ipotesi.

Gli umori, le attese, il desiderio di pace della popolazione? Poletti ha raccontato che un recentissimo sondaggio ha riscontrato come il 95% della popolazione sia ancora disposto a combattere ad oltranza. “Questa guerra dobbiamo vincerla, dicono gli ucraini, perché dobbiamo spezzare le unghie della tigre, perché altrimenti questa aggressività russa si ripresenterà sotto altre forme”.

I morti? Tantissimi, almeno 100 mila russi e cinquantamila ucraini. Chi attacca ha più perdite. E i russi non riescono a raggiungere i feriti sui campi di battaglia, in una guerra che per certi versi è più simile alla prima che alla seconda guerra mondiale.

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