BlueAnon: le teorie del complotto dei democratici sull’attentato a Donald Trump

5 months ago 30

In un articolo del 3 novembre 2020, a ridosso delle elezioni americane, avevamo parlato della setta complottista QAnon e di come non bisognava sottovalutarla. Pochi mesi dopo, l’assalto a Capitol Hill dimostrò come i fanatici sostenitori di Donald Trump passarono “dal dire al fare”. L’estremismo nell’area pro Trump è noto, così come il lato cospirazionista che punta a dipingere i democratici come satanisti pedofili da incarcerare o persino giustiziare. A seguito dell’attentato, sono circolate false notizie e teorie del complotto non solo dall’area trumpiana, ma soprattutto dall’area democratica e pro Biden. Questa realtà è nota con il nome “BlueAnon”. Si tratta di una versione Dem dei QAnon, elaborata nel 2021 da utenti repubblicani e dalla sostenitrice QAnon e rappresentante della Georgia alla Camera Marjorie Taylor Greene per indicare l’area cospirazionista loro avversa.

«Nessuno è immune» dalla teoria del complotto

Brent Lee, noto ex complottista, si è ritrovato improvvisamente a dover discutere e denunciare le teorie del complotto diffuse dai suoi sostenitori pro Biden. «Quando ieri sera avevano sparato a Trump, non immaginavo che il giorno dopo avrei smentito i sostenitori di Biden dimostratisi i più prolifici sostenitori delle teorie del complotto», ha scritto nel suo tweet concludendo con un chiaro: «Nessuno è immune».

Sul fronte italiano, possiamo citare come esempio il tweet di un utente pro LGBT («Eccerto, perchè uno che ha appena subito un “attentato”, ha pure lo stomaco di gridare “fight, fight, fight!” ai suoi elettori. Quanto puzza di messinscena»). Un tweet di Marta Ottaviani in linea con il pensiero della “messinscena” («Dite quello che volete, ma questo ‘attentato’ a #Trump puzza di preparato da lontano un miglio. E’ un golpe contro la democrazia americana, altro che storie») è stato ampiamente contestato da diversi utenti (la stessa sostiene di aver subito una shistorm).

La foto storica e la mail del consigliere pro Dem

In molti hanno usato l’hashtag #staged per sostenere la teoria della messinscena. Ma questa non è circolata soltanto sui social. In una mail inviata a diversi giornalisti da Dmitri Mehlhorn, consigliere politico di Reid Hoffman – fondatore di Linkedin e donatore Dem -, viene suggerita l’idea che si tratti di una messinscena e «tipica tattica russa» affinché «Trump possa ottenere qualche foto e trarre vantaggio dalle reazioni». Nella mail, Mehlhorn considera anche l’ipotesi di un «folle anti-Trump» intenzionato ad assassinare l’ex presidente, ma le dà meno peso.

A seguito della mail e delle contestazioni subite, Mehlhorn si è difeso sostenendo che non fosse una dichiarazione pubblica, ma ha ammesso di essere incline a credere nella teoria, e che si tratti di «una classica mossa alla Putin». Il suo interesse viene rivolto alla fotografia simbolo del post attentato, quella dove Donald Trump ferito alza il pugno in aria con la bandiera americana sventolante dietro di lui: «Guardate la messinscena. Guardate quanto Trump è pronto a riprendersi. [..] Guardate quanto velocemente Trump si protegge a spese degli altri». Il giorno dopo, il consigliere di Reid Hoffman invia una seconda mail dove chiede scusa per quanto accaduto e di essersi pentito di aver inviato la mail cospirazionista.

La teoria del ketchup

Non sono mancate le teorie sul sangue di Donald Trump, che sarebbe in realtà semplice ketchup. Seguendo l’hashtag #Staged si trovano diversi tweet con la foto dell’ex presidente insanguinato e una bustina di ketchup del marchio Heinz sul collo della giacca.

Un probabile tentativo di trolling per incentivare le credenze nell’area “BlueAnon”. La foto originale non mostra affatto una bustina.

A smentire ulteriormente la teoria del ketchup sono le foto di Doug Mills, il fotografo che ha immortalato la scia del proiettile che ha colpito Trump. Il New York Times riporta quest’ultima foto insieme ad altre due successive, dove si vede qualche goccia di sangue nella mano destra di Trump. Gli scatti dunque smentiscono la teoria del ketchup.

Le ferite di Trump all’orecchio, infine, sono ben evidenti nelle foto scattate dai fotografi. Ecco un confronto tra la foto dell’orecchio insanguinante e una del 10 luglio 2024 dalla galleria di AP.

Le foto sorridenti di Trump e dell’agente

Su Threads, alcuni utenti hanno condiviso la foto di Donald Trump sorridente e felice durante l’attentato.

Sempre su Threads, altri utenti hanno condiviso una foto dove gli agenti dei servizi ridono durante l’attentato.

In entrambi casi si può parlare di Intelligenza Artificiale. La foto originale non mostra gli agenti sorridenti, lo stesso vale per Donald Trump nelle foto di AP.

Il fantomatico omonimo 69enne

Ad oggi, non si conosce il reale movente che abbia portato Thomas Matthew Crooks a compiere un attentato ai danni di Donald Trump. In molti cercano una prova per collegarlo all’area politica democratica per addossarle le colpe. Due sono i collegamenti con entrambi gli schieramenti, mentre i sostenitori di questi diffondono prevalentemente e solo quella a proprio favore. Come riportato dal New York Times e da Reuters, nel 2021 aveva donato 15 dollari all’area Dem per poi risultare tempo dopo registrato come votante Rep.

A favore dell’area democratica, è diventato virale il tweet di un utente, tale Alex Cole, il quale sostiene che ad aver fatto la donazione del 2021 fosse un omonimo Thomas Crooks 69enne di Pittsburgh («Another MAGA talking point down the drain. Thomas Crooks, who donated 15 bucks to Act Blue, is a 69-year-old Democrat who lives in Pittsburgh and just happens to have the same name as the Republican who shot Trump»).

La donazione è stata fatta nei confronti di un gruppo Dem chiamato ActBlue. Per negare la donazione, molti utenti si sono soffermati sul fatto che il gruppo rifiuta le donazioni da parte di minorenni («ActBlue does not permit contributions from minors under the age of 18»). All’epoca, Thomas Crooks aveva 17 anni, ma ciò non prova che abbia comunque fatto la donazione. Ciò conferma che sia stato un 69enne? No. Il CAP presente nel registro delle donazioni («15102») è lo stesso della sua iscrizione tra i votanti repubblicani, ed è lo stesso del luogo dove realmente abitava. I dati del 69enne mostrati da Alex Cole non corrispondono in entrambi i documenti.

Non poteva nemmeno trattarsi del padre, Matthew Brian Crooks. Come è possibile che prima donasse ai democratici per poi iscriversi come repubblicano? Partiamo dal fatto che il padre è repubblicano mentre la madre democratica, così come un giovane di 17 anni possa aver deciso di cambiare schieramento politico nel corso degli anni.

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