Ormai l’esperienza dell’Amministrazione regionale sarda guidata dal sardista Christian Solinas è al crepuscolo.
Nel febbraio 2024 vi saranno le prossime elezioni regionali e l’attuale maggioranza di centro-destra che regge la Regione autonoma della Sardegna è l’artefice della peggiore performance degli ultimi decenni.
Un fallimento in qualsiasi campo, dalla sanità alle cavallette, dalla continuità territoriale al turismo, dall’energia alle bonifiche ambientali, al contrasto alla dispersione scolastica non c’è campo di attività dove il panorama non sia desolante.
Se venisse ricandidato l’attuale Presidente e venisse rieletto, sarebbe la certificazione della pulsione masochistica dell’elettorato isolano.
Nel crepuscolo politico-amministrativo una delle poche attività che non viene meno è la consueta bulimìa mattonara, desiderio insopprimibile di pantagrueliche abbuffate di volumetrie sul litorale costiero.
L’Amministrazione regionale Solinas, a soli sei mesi dalle prossime elezioni regionali, prova a mettere mano alla disciplina del piano paesaggistico regionale (P.P.R.) per riformare quella oggi esistente.
E’ vero, lo stesso Codice Urbani ne prevede l’aggiornamento periodico, ma esso deve avvenire – quantomeno per tutti i beni ambientali tutelati con il vincolo paesaggistico (decreto legislativo n. 42/2004 e s.m.i.) – in sede di copianificazione con gli organi del Ministero della Cultura.
Tuttavia, non si tratta soltanto del“l’aggiornamento e revisione del Piano paesaggistico regionale sulla base dell’attività di ricognizione svolta assieme alle Soprintendenze, finalizzata alla precisa individuazione dei beni paesaggistici presenti nel territorio regionale”, cioè “l’inserimento dei perimetri dei beni paesaggistici che fanno capo all’articolo 136 del Codice urbani (immobili e aree di notevole interesse pubblico) che, fino a oggi, non erano rappresentati nel Piano paesaggistico regionale”, così come annunciato nel maggio 2023.
Si tratta, invece, della revisione generale.
La Regione autonoma della Sardegna, però, non può fare da sola e, soprattutto, in questi ultimi scampoli di legislatura penosamente inefficiente e inefficace in qualsiasi campo difficilmente l’Amministrazione regionale Solinas riuscirà a combinare qualcosa.
Un procedimento di revisione del piano paesaggistico prevede fasi pubbliche, dibattiti, procedure impossibili da svolgere nel chiuso di qualche stanza riservata.
Al massimo si potrà provare a vendere quale chilo di fumo a fini elettoralistici, ma nulla di più.
Lo scorso 23 agosto vi sono state le audizioni presso la IV Commissione permanente del Consiglio regionale sulla norma che consente premi volumetrici anche nella fascia costiera dei 300 metri dalla battigia marina inserita nel disegno di legge regionale n. 373 “Disposizioni di carattere istituzionale e ordinamentale su varie materie”: il Gruppo d’Intervento Giuridico (GrIG) ha partecipato e ha ribadito che la giurisprudenza costituzionale costante ha sistematicamente censurato le previsioni legislative regionali approvate con questi obiettivi[i].
L’operazione potrebbe esser effettuata soltanto con la revisione del P.P.R. e non pare proprio che ve ne siano le condizioni se non altro per mancanza oggettiva di tempo.
La IV Commissione consiliare permanente ha approvato, a maggioranza. Ora sarà l’Aula del Consiglio regionale sardo a stabilire se il menù mattonaro del Presidente Solinas potrà esser cucinato o meno.
Stiano tutti sereni, proveremo in ogni modo a farli rimanere a dieta.
Fa bene alla salute e, soprattutto, fa bene alla Sardegna e ai Sardi.
Gruppo d’Intervento Giuridico (GrIG)
[i] come ben noto, tutte le recenti leggi regionali sarde contenenti disposizioni di analogo tenore sono state oggetto di censure da parte della Corte costituzionale:
* con sentenza n. 24 del 28 gennaio 2022 ha dichiarato illegittima gran parte della legge regionale Sardegna n. 1/2021 sul c.d nuovo piano casa. Con la sentenza n. 26, anch’essa depositata in data 28 gennaio 2022, la Corte costituzionale ha sì dichiarato che non spetta alle Amministrazioni statali competenti in tema di tutela del paesaggio (le Soprintendenze per Archeologia, Belle Arti e Paesaggio di Cagliari e di Sassari, nella fattispecie concreta) disapplicare le norme ritenute in violazione delle competenze statali in materia, tuttavia non ha minimamente posto in dubbio la necessità di pianificazione paesaggistica congiunta (copianificazione) Stato – Regione come richiedeva il ricorso regionale come motivo fondamentale;
* in precedenza, con la sentenza n. 257, depositata il 23 dicembre 2021 , aveva dichiarato illegittimo l’art. 1 della legge regionale 13 luglio 2020, n. 21 , che avrebbe consentito, attraverso un’assurda interpretazione autentica fatta dall’attuale Giunta regionale, la riscrittura del piano paesaggistico regionale (P.P.R.) approvato nel 2006 (cioè 15 anni prima) nelle sue parti fondamentali (fascia costiera, zone agricole, beni identitari);
* ancor prima, con sentenza n. 101 del 20 maggio 2021 , aveva già dichiarato illegittima la norma regionale (art. 2, comma 1°, lettera a , della legge regionale Sardegna n. 3 del 21 febbraio 2020 ) che, a semplice domanda del concessionario, consentiva la permanenza per l’intero anno di chioschi e stabilimenti sulle spiagge della Sardegna, di fatto una vera e propria privatizzazione strisciante dei litorali.
da Il Fatto Quotidiano, 25 agosto 2023
La Regione Sardegna ci riprova: riparte – armata di cemento – all’assalto delle coste regionali. Il bersaglio grande della giunta di centrodestra guidata da Christian Solinas è il Piano paesaggistico regionale. L’assessore all’Urbanistica Aldo Salaris, come ha scritto il Manifesto, ha inviato al ministro della Cultura Gennaro Sangiuliano una richiesta di modifica della normativa che protegge la costa tra le più belle del mondo perché – dice Salaris – “la Sardegna ha bisogno di una nuova pianificazione del territorio“. Il ministero valuterà la bozza partita da Cagliari e risponderà a fine settembre. Nell’attesa, però, la Regione non ha perso tempo e ha già iniziato la sua battaglia sotterranea all’arrembaggio dei litorali. In un emendamento alla manovra finanziaria regionale – presentato dallo stesso assessore Salaris – è uscito fuori anche un faraonico regalo agli alberghi di lusso: si prevedono incrementi volumetrici delle strutture ricettive situate nelle zone F, anche nella fascia dei trecento metri dalla battigia. Questo significa che i nuovi alberghi a cinque stelle potrebbero ottenere un incremento volumetrico del 25 per cento, mentre per quelli già esistenti sarà del 15 per cento, ma senza aumento dei posti letto. Al momento il testo è stato approvato in commissione a maggioranza e con il voto contrario delle opposizioni e quindi approderà in consiglio regionale. Le due strade – le modifiche al piano paesaggistico e l’emendamento per cementificare – vanno insieme perché la Corte costituzionale ha sempre respinto le riforme urbanistiche rimandando proprio al Piano paesaggistico, che resiste – nonostante i tentativi finora andati a vuoto – dal 2006.
La proposta di modifica è destinata alla “riqualificazione delle strutture ricettive esistenti – si legge – che per essere competitive hanno necessità di offrire un elevato e diversificato standard di servizi, come risulta anche dal Piano strategico del turismo, e in coerenza con le previsioni del Piano paesaggistico regionale”. Motivo per il quale la riqualificazione è consentita anche “nella fascia dei 300 metri dalla linea di battigia marina, ridotta a 150 per le isole minori, sino a un massimo del 15% del volume previsto dal titolo originario e senza aumento dei posti letto”.
La sintesi, per l’associazione ecologista Gruppo d’Intervento Giuridico, è che l’amministrazione Solinas a sei mesi dalle Regionali “prova a gettare altro cemento sulle coste sarde”. Il presidente Stefano Deliperi, a ilfattoquotidiano.it, spiega meglio che “si assiste al tentativo di aumenti volumetrici fino al 15% delle volumetrie legittimamente realizzate per tutte le strutture ricettive. Anche nella fascia dei 300 metri dalla battigia marina ai fini di riqualificazione dell’edificio”. Ma non è tutto. Deliperi sottolinea anche che “si consente un aumento della capacità massima volumetrica insediabile del 25% per la realizzazione di nuovi alberghi a 5 stelle o superiori, in aree oltre la fascia dei 300 metri dalla battigia marina, che si riducono a 150 nelle isole minori, previo rispetto di alcune condizioni”.
In un’audizione in commissione Deliperi ha ribadito che “la giurisprudenza costituzionale dal 2015 a oggi ha ribadito tre volte che nelle fasce costiere ogni modifica deve passare attraverso il Piano Paesaggistico Regionale. E se anche non sarà il governo a opporsi a questa norma lo farà magari un giudice”. In commissione ha parlato anche Vincenzo Tiana, presidente regionale di Legambiente, che ha puntualizzato che “la Regione deve piuttosto insistere per riqualificare l’esistente, non per aggiungere volumetrie a gravare sul bene più importante che la Sardegna ha, l’ambiente”. All’elenco delle criticità Davide Bonesu, presidente dell’ordine dei geologi, e Cataldo Cannillo, il suo vice, hanno aggiunto quelle che potrebbero emergere dal mancato rispetto del Piano di assetto idrogeologico che le nuove edificazioni potrebbero provocare. Alle voci contrarie si aggiungono anche Wwf e Italia Nostra. Il senso della loro posizione è chiaro: il territorio sardo, specialmente, quello litoraneo, non può sopportare ulteriori scempi. Non solo per ragioni legate alla tutela del paesaggio, ma anche per la necessaria sicurezza delle persone. Specialmente i turisti che affolleranno gli hotel interessanti dall’emendamento.
Punti di vista, verrebbe da dire. Già perché a pensarla diversamente c’è l’Associazione Nazionale Costruttori Edili, il cui presidente, Pierpaolo Tilocca, ha sottolineato comunque “la necessità della modifica della legge urbanistica nel suo complesso e di un progetto di sviluppo condiviso per le zone interne e per quelle costiere”. Ribadendo che “non dobbiamo avere paura di affrontare il tema della rigenerazione urbana o addirittura quello della sostituzione urbana”.
Che la Regione sia interessata ad intervenire anche nell’area dei 300 metri dalla linea di costa non è una novità. “Siamo per la tutela di questa fascia. Ma c’è un tema – aveva spiegato nell’ottobre 2022 il governatore Solinas all’Unione Sarda -: esistono già volumetrie realizzate prima di noi e a volte molto male. Si può intervenire per permettere una migliore integrazione nel paesaggio e nel caso degli alberghi dare migliori servizi per renderli più competitivi”. La linea del governo regionale sostenuto da centrodestra e Partito sardo d’azione non è cambiata. Già a inizio legislatura aveva approvato una legge per modificare il Piano casa prevedendo incrementi volumetrici nelle strutture turistico ricettive in zone turistiche, ma anche in quelle che si trovavano oltre la fascia dei trecento metri. Solinas disse che questa normativa “consente di migliorare il patrimonio edilizio esistente nel rispetto dell’ambiente”, permettendo di coniugare “la tutela dell’ambiente a quella dei legittimi interessi dei cittadini”. La Corte Costituzionale nel gennaio 2022 ha smontato gran parte della sua legge.
Ed è per questo che l’altro pallino di Solinas è il piano paesaggistico che ora chiede il permesso di modificare al governo Meloni. Nel testo inviato a Sangiuliano sono elencati i punti focali dei cambiamenti, come ha raccontato il Manifesto: tra gli altri consentire la demolizione e la ricostruzione di edifici in aree tutelate autorizzando anche modifiche dell’architettura degli edifici, correggere i vincoli nelle aree attorno agli stagni, ridisegnare i confini intorno a diversi beni archeologici e storici tutelati, con una attenuazione dei vincoli sia nella fascia costiera sia nelle campagne. Formule che, per esempio, dette così allungano l’ombra nera degli ecomostri sulle spiagge. Solinas aveva già provato a riscrivere le parti fondamentali del piano paesaggisti tre anni fa. Anche in quel caso fu respinto con perdite dalla Consulta che dichiarò l’illegittimità della legge. Resta da capire se ora il governo Meloni per la prima volta dopo quasi vent’anni abbia intenzione di offrire la sua sponda.
(foto A.N.S.A., S.D., archivio GrIG)