Oggi Nintendo compie la bellezza di 135 anni. E come abbiamo già visto per la storia di SONY, che coi suoi 78 anni al confronto è una ditta giovanissima, i suoi primi prodotti non furono videogiochi. Ovviamente non potevano esserlo.
Al contrario di SONY, e vi invitiamo a leggere il precedente articolo che prima di diventare un titano dell’industria produsse oggetti poveri e di dubbia qualità (un misero cuociriso mai entrato in commercio e un cuscino elettrico a rischio incendio, per chi non volesse cliccare), Nintendo cominciò da subito con la qualità.
E col gioco d’azzardo, sia pur per famiglie e di base in un paese dove, ricordiamo, il gioco d’azzardo è tecnicamente vietato.
Buon compleanno Nintendo!
Si trattava di carte per l’Hanafuda, gioco di carte giapponese del sedicesimo secolo che, come da noi il “Mercante in Fiera”, rallegra le festività dei Giapponesi e alleggerisce ragazzini degli spiccioli della paghetta da secoli.
Nintendo stessa deriva il suo nome dal gioco d’azzardo: Nintendo significa infatti “Lasciare la propria sorte al cielo”.
Dal 1889 agli anni ’50, sostanzialmente, Nintendo produceva carte da gioco, sia le primitive in cartoncino che le moderne plastificate, raggiungendo un certo successo e costruendo stamperie in tutto il Giappone. L’iniziale allestimento di carte tradizionali Hanafuda fu arricchito dalle carte stile occidentale, che complice il dopoguerra passarono da prodotto solo per l’esportazione a prodotto per uso interno.
Nel 1959 una partnership con Disney consentì a Nintendo di stampare carte a tema, entrando così nel mercato di giochi per bambini.
Di lì fu un’esplosione.
Dalle carte da gioco ai giochi
Nintendo divenne una ditta quotata in borsa, e decise di lanciarsi nel mercato dei giocattoli. Gunpei Yokoi, futuro padre del Game and Watch e del Gameboy, ideatore del gioco portatile con croce direzionale e cocreatore del concetto di gamepad moderno, inziò la sua carriera producendo giochi come l’Ultra Hand, la “manina estensibile a pantografo” per irritare gli amichetti e un Love Tester negli anni ’60, poco più che un congegno con due sferette che reagivano alla conduttività elettrica della pelle umana.
Lo stesso Yokoi si rendeva conto che era merce da bancarella o giù di lì: dirà del Love Tester che era concepito “Per spingere le ragazze a dare la mano […] sperando di raggiungere qualcosa di più” ad esempio, cui aggiunse un periscopio chiamato Ultra Scope e uno sparapalle da softball che chiamò Ultra Machine.
Nintendo continò a produrre giocattoli fino al 1980, quando produsse il Ten Billion Barrel, un puzzle con palline da far scorrere in un barile trasparente.
Contemporaneamente si lanciò nel mondo dell’elettronica, col Color TV Game del 1977, uno dei cloni di Pong tipici della prima generazione delle console.
Nintendo fu ostacolata dalla crisi petrolifera e dall’aumento del costo delle plastiche, ma come abbiamo visto non perse l’appuntamento con la terza generazione di console.
Nel 1974 entrò nelle sale giochi con Wild Gunman, gioco optomeccanico basato su un piccolo proiettore e una pistola ottica, seguito da Computer Otello, primo gioco programmato, e nel 1977 assunse Shigeru Miyamoto, futuro autore delle saghe collegate di Mario e Donkey Kong, nonché della celeberrima saga di Legend of Zelda il cui ultimo capitolo, Echoes of Wisdom è in uscita proprio in questi giorni.
Nel 1976 abbiamo già visto Duck Hunt, gioco noto per il NES, esisteva sottoforma di un gioco optomeccanico per casa, le cui vendite finirono solamente perché con l’arrivo del FamiCom/NES la versione puramente digitale del gioco era più economica ed egualmente performante.
Entro gli anni ’80 diciamo, Nintendo la fece finita coi giochi da bancarella, anche se Gunpei Yokoi e i suoi successori continueranno a infilarli come omaggi in vari videogiochi della compagnia da Metroid ad Animal Crossing.
Ma successe qualcosa che rese Nintendo un titano.
Dal NES alla Switch
Nel 1980 Gunpeyi Yokoi tira fuori dal cilindro i Game&Watch, gli “Scacciapensieri”, giochini elettronici a cristalli liquidi.
Nel 1983 Nintendo tira fuori il FamiCom, console di terza generazione a cartucce.
Sempre nel 1983 Atari frana: i motivi sono così tanti che ne abbiamo parlato in un articolo a parte.
Riassumendo in modo estremo, la seconda generazione di console che l’Atari VCS rappresentava era ormai alla frutta, il mercato del gioco su cartuccia era saturo di autentiche zozzerie e Atari non riusciva ad impedire mediante i tribunali la creazione di giochi di terze parti e infima categoria e la terza generazione di console e computer da gioco premeva.
In un ecosistema in cui nella stessa TV trasmettevano il celebre spot “Atari? Magari!” e quello del Commodore 64 che prometteva audio e video superiori, il mercato delle console soffriva.
Nintendo ridisegnò il FamiCom per renderlo appetibile agli occidentali e fisicamente staccato dal “vecchiume” che era l’Atari VCS. Lo rese grigio, con caricamento frontale e cartuccione enormi in modo che somigliasse al videoregistratore, oggetto del desiderio dell’epoca e lo farcì di accessori avveniristici che pochi avrebbero comprato, come il robot ROB il cui scopo era dare l’immagine di una console avveniristica e futuribile.
Il piano riuscì: unito alle proprietà intellettuali forti, come i franchise di Zelda, Mario e Metroid Nintendo divenne uno dei principali utenti del mercato.
Negli anni ’90 il franchise di Pokémon riaccese i riflettori sulla console portatile della casa, il GameBoy, diventandone presenza fissa in tutte le sue incarnazioni e fomentando un eSport con interessi miliardari in corso, e un campione Italiano regnante proprio in quest’anno.
Arriviamo quindi ad oggi: ancora con Nintendo Switch, Nintendo dimostra di mantenersi saldamente in cima al mercato proponendo esclusive forti e ben protette e console che sia pur non perfomanti come quelle della concorrenza, puntano sulle caratteristiche speciali, come la Switch, ibrida di fissa e portatile, la WiiU coi suoi controller innovativi.
A un mese dalla conclusione degli Internazionali di Pokémon dove la Switch l’ha fatta da padrona, a 41 anni dal FamiCom e a 135 anni dalla fondazione, Nintendo continua a vendere.
E se vi va, per 25 euro potete comprare un mazzo di carte Hanafuda fresche di stampa col logo di Mario. Ma attenzione, una per utente.
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