C'è chi si ferma al titolo.

2 years ago 26

No, non del giornale.
Sembra che gli italiani impazziscano per i titoli: accademici, nobiliari, scientifici, professionali.
Meglio se pomposi. Qualcuno sostiene (ma forse è solo un'ipotesi campata in aria) che questa caratteristica (in effetti molto italica, almeno per quanto ho notato viaggiando e discutendo con colleghi di altri paesi) derivi dalla presenza degli spagnoli nel nostro territorio, anch'essi amanti dei titoli e pieni di abbellimenti al loro nome. Altri sostengono che questa abitudine di considerare le persone da quanto rendano "grosso" il loro nome derivi dalla repubblica veneziana, dove non si usava nessun titolo e i ricchi e i potenti erano semplicemente chiamati "nobil uomo" o "nobil donna".
Così nel tempo si fece strada l'abitudine di differenziarsi dalla "plebe" mostrando le proprie credenziali: "dottore", "professore", "gran maestro", "cavaliere" e così via.

Abitudine che esiste ancora oggi. Chi non ha fatto caso che per "omaggiare" (magari semplicemente per adulare un cliente o un potenziale datore di favori) una persona si usi ancora salutare con un sonoro "buongiorno dottore" anche chi dottore non è?

Lo sappiamo.
E la cosa più incredibile è che è talmente radicata questa abitudine da essere ormai culturale. Non per niente esistono persone che si presentano con titoli pomposi e altisonanti (spesso chi ha veramente titoli importanti nemmeno li mostra perché li considera normale sviluppo di carriera) e non per niente c'è anche chi quei titoli che si affibbia pubblicamente nemmeno li ha.

"Professori" che non insegnano niente, "dottori" che non hanno laurea o un "maestro" che non ammaestra nessuno sono un classico come alcune credenziali: "il miglior medico del mondo" o "candidato al premio Nobel" o ancora "tra i 10 più importanti scienziati al mondo". Conosco personalmente colleghi che si fanno chiamare "professore" (persino su carta intestata) ma professori non sono. E non è solo una cosa scorretta, ci sono pure risvolti legali.

Un trucco tanto banale quanto usato è quello di creare associazioni (dal nome importante) fittizie (senza attività, senza soci o con soci inventati, senza nessun ruolo attivo) delle quali poi ci si autonomina presidente in modo da sventolare quel titolo come fosse chissà cosa. Come sei io mi presentassi con il nome di Dott. Di Grazia, presidente della (RSIM, Royal Society of International Medicine). Alla faccia, sono il presidente di una società mondiale di medicina, devo per forza essere importante e famoso. Tranne poi scoprire che questa società non esiste e l'ho creata io per darmi importanza. Ho visto proprio pochi giorni fa un esempio del genere, alcuni video riportavano l'opinione di un medico presentato come "professore" e "presidente della (associazione dal nome importante ma sconosciuta). Il signore non era né professore né la sua associazione, creata da lui, aveva alcun peso in medicina.

Abitudine provinciale e di bassa caratura. Perché sappiamo che se sei veramente uno degli scienziati più famosi al mondo non hai bisogno di dirlo né di presentazioni. Se sei stato candidato al Nobel e non l'hai vinto c'è poco da vantarsene e se sei stato il miglior medico al mondo e presenti il tuo libro alla trattoria della zia Rosina o sei eccezionalmente umile o davvero non sei nessuno.

È tanto usata questa corsa al titolo pomposo che esistono anche finte università (o vere ma piccole e private università in qualche paese estero) che questi titoli li vendono.
Anche a prezzi stracciati.
Puoi comprare il titolo di "miglior virologo del mondo" o di "miglior scienziato europeo", titoli che ovviamente non significano niente (oltre a non avere nessun valore). Non esiste il "miglior virologo al mondo", in base a cosa sarebbe "il migliore"? Dagli studi fatti? Dal loro numero o qualità? E chi l'ha deciso? E il secondo chi è? E il peggiore dove lavora? E se io fossi un giornalista e diventassi un "top doctor" (tra i migliori medici) d'America? Che senso avrebbe?

Insomma, una marea di stupidaggini. Ruoli e classifiche fittizie create per fare soldi e dare un po' di fumo negli occhi ai boccaloni.
Già, perché sicuramente solo un boccalone potrebbe bersi un titolo come "miglior virologo del mondo" ma c'è anche da dire che se una persona (un professionista ma anche un mitomane) ha bisogno di questi falsi titoli, evidentemente non ha altro da offrire. Se fossi veramente un grande scienziato perché dovrei comprare il (finto) titolo di "miglior scienziato"? Lo sarei già.
Se fossi un ottimo chirurgo perché dovrei comprare il titolo di "miglior chirurgo d'Italia"? Solo per farmi grosso, per annebbiare il prossimo, per sentirmi migliore degli altri (senza esserlo, probabilmente).

Io per esempio volevo comprare una laurea honoris causa in omeopatia, sarebbe costata poco meno di 50 euro, non l'ho fatto perché non mi sembra giusto alimentare questo mercato disonesto. Ma si può fare. Si può diventare il "miglior medico al mondo" ma costa un po' di più. Si possono presentare studi scientifici farlocchi e vederseli (ovviamente per finta) premiati. Basta pagare, tutto ha un prezzo e i boccaloni stravedono per i dott. prof. avv. gran lup mann.

Impazziscono.
In questi anni ho incontrato centinaia di presunti dottori, scienziati e ricercatori. In questi giorni è morto un ciarlatano molto conosciuto. Si presentava come medico (non lo era), scienziato (non lo era), ricercatore (non lo era) ma di lui si sa solo che era un affarista, condannato per truffa e molto minaccioso (conservo ancora le sue mail di minaccia perché lo ostacolavo in un affare fatto di finte cure e disperazione). Si riempiva di titoli, la gente ci credeva e qualche giornalista pure e attirava creduloni come api al miele.
Un classico infatti sono i "ricercatori indipendenti" che non fanno ricerca scientifica, non lavorano in un centro di ricerca, non sono scienziati, semplicemente cercano su Google, ricercano sì ma su un motore di ricerca, come chiunque. Un po' come se io che guardo le partite di calcio in TV immaginando formazioni e allenamenti mi definissi "allenatore indipendente".
Ma per trovare credenziali non ci sono solo i titoli farlocchi, ci sono anche le finte riviste mediche, i finti gruppi di studio e i finti convegni. Qualche anno fa un ricercatore inviò al British Medical Journal (una delle riviste scientifiche più prestigiose al mondo) una lettera nella quale descriveva una nuova malattia da lui identificata, il "Cello scrotum", ovvero un'irritazione dello scroto dei suonatori di violoncello. Salvo poi scoprire che si trattava di uno scherzo, una bufala, una malattia inesistente e inventata accettata però da una importantissima rivista medica.

Anni fa, chi mi segue lo ricorda (e quando lo racconto ai convegni è "standing ovation") un noto guaritore che proponeva la cura per tutte le malattie, dichiarò ai giornali che la sua cura fosse talmente conosciuta e usata nel mondo che lo avevano invitato in Cina al "convegno mondiale di oncologia" durante il quale presentava il suo "protocollo" in mezzo ad applausi e onori.



Mi chiamarono giornalisti e amici per chiedermi come mai, quel medico criticato, del quale avevo spiegato trucchi e furbizie, in Cina diventava protagonista del "convegno mondiale di oncologia".

Lo spiegai raccontando come nel mondo esistano congressi e riviste scientifiche "finte", ovvero senza nessuna importanza e serietà, che accettano chiunque voglia esporsi, magari avendo bisogno di qualche titolo per il curriculum o qualche "credenziale" per impressionare i clienti, pagando una certa somma di denaro si finiva per essere invitati al convegno o vedere il tuo nome in una "finta" rivista scientifica.

Al congresso mondiale di oncologia in Cina, 200 dollari (è in offerta) per parlare.

Spiegazione compresa ma pochi la accettavano, anzi, pochi la capivano: se c'è un congresso come può essere "finto"?

Allora cercai di essere più pratico. Inventai una terapia, il "metodo Sbudella", fatto di una sorta di pasta alla carbonara (la cui ricetta era un misto di ricette americane, quindi terribili, con panna, aglio, spezie, immangiabile), racchiusi tutto in uno "studio" (per modo di dire) scientifico, mettendoci numeri a caso, parole a caso, termini chiaramente comici...insomma, scrissi consapevolmente un disastro, qualcosa di non credibile (apposta per poi non avere il genio che dicesse "eh ma loro l'hanno presa seriamente") e per completare mi firmai con il nome "prof. Massimo Della Serietà" responsabile della mensa aziendale della Fondazione Rocco Siffredi. Sistemai lo "studio", con i giusti riferimenti, lo stile, la grafica e lo inviai al convegno mondiale di oncologia, quello cinese, lo stesso che aveva visto come protagonista il nostro genio che curava tutti i tumori.
Facciamola breve.

Lo "studio" sul "metodo Sbudella" che poi era la cura (smentitemi se ne avete il coraggio) per il "buco nello stomaco" (tradotto con un improbabile inglese "hole in the stomach") fu accettato immediatamente al convegno mondiale di oncologia cinese e gli organizzatori, ammirati da tanta scienza, mi invitarono anche a essere "moderatore" (colui che gestisce una sezione del convegno) di una parte del loro congresso. Che bello! Pensate. il "mitico" dott. Di Bella, guaritore di mille malattie, si vantava (e lo facevano vantare i giornali!) di quel grande risultato che io avevo raggiunto allo stesso modo senza "guarire" una sola persona.


Ovviamente mentre nel caso del medico che guarisce tutti i tumori ne parlarono giornali e siti web, del prof. Della Serietà ne parlarono in pochi e il genio incompreso Di Bella non accennò più al convegno mondiale di oncologia ma è il destino delle menti eccelse.

Decine di inviti, insistenti, per il prof. Della Serietà al convegno mondiale di oncologia.

Da quel giorno però, il prof. Massimo della Serietà, dopo aver raccontato la sua storia, ha anche una pagina Facebook, tanti fan, all'università statale di Milano 400 studenti si sono alzati in piedi per applaudirlo e forse c'è anche qualche boccalone in meno.

Ma la passione degli italiani per i titoli resta alta.

Lo dico io, il miglior medico al mondo.

Alla prossima.

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