ChatGpt torna attivo in Italia. Il Garante: più trasparenza e diritti agli utenti

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ChatGpt torna di nuovo disponibile per gli utenti in Italia. La riattivazione del chatbot arriva dopo quasi un mese dallo stop temporaneo deciso dal Garante per la Privacy per questioni legate al trattamento dei dati degli utenti e alla tutela dei minori.

Pasquale Stanzione (foto Ansa)Pasquale Stanzione (foto Ansa)

Le misure per riaccendere ChatGpt

L’authority aveva dato tempo a Open Ai, società che sviuppa ChatGpt, fino al 30 aprile per mettersi in regola, ottemperando a una serie di richieste.
“Abbiamo incontrato o chiarito le questioni sollevate dal Garante”, ha comunicato la società americana, ribadendo il proprio impegno per la privacy.

Sul sito del Garante sono illustrate in 9 punti le misure introdotte “in ottemperanza alle richieste dell’Autorità”. Nel dettaglio, si legge, Open Ai ha:
– predisposto e pubblicato sul proprio sito un’informativa rivolta a tutti gli utenti e non utenti, in Europa e nel resto del mondo, per illustrare quali dati personali e con quali modalità sono trattati per l’addestramento degli algoritmi e per ricordare che chiunque ha diritto di opporsi a tale trattamento;
– ampliato l’informativa sul trattamento dei dati riservata agli utenti del servizio rendendola ora accessibile anche nella maschera di registrazione prima che un utente si registri al servizio;
– riconosciuto a tutte le persone che vivono in Europa, anche non utenti, il diritto di opporsi a che i loro dati personali siano trattati per l’addestramento degli algoritmi anche attraverso un apposito modulo compilabile online e facilmente accessibile;
– ha introdotto una schermata di benvenuto alla riattivazione di ChtaGPT in Italia, con i rimandi alla nuova informativa sulla privacy e alle modalità di trattamento dei dati personali per il training degli algoritmi;
– ha previsto per gli interessati la possibilità di far cancellare le informazioni ritenute errate dichiarandosi, allo stato, tecnicamente impossibilitata a correggere gli errori;
– ha chiarito, nell’informativa riservata agli utenti, che mentre continuerà a trattare taluni dati personali per garantire il corretto funzionamento del servizio sulla base del contratto, tratterà i loro dati personali ai fini dell’addestramento degli algoritmi, salvo che esercitino il diritto di opposizione, sulla base del legittimo interesse;
– ha implementato per gli utenti già nei giorni scorsi un modulo che consente a tutti gli utenti europei di esercitare il diritto di opposizione al trattamento dei propri dati personali e poter così escludere le conversazioni e la relativa cronologia dal training dei propri algoritmi;
– ha inserito nella schermata di benvenuto riservata agli utenti italiani già registrati al servizio un pulsante attraverso il quale, per riaccedere al servizio, dovranno dichiarare di essere maggiorenni o ultratredicenni e, in questo caso, di avere il consenso dei genitori;
– ha inserito nella maschera di registrazione al servizio la richiesta della data di nascita prevedendo un blocco alla registrazione per gli utenti infratredicenni e prevedendo, nell’ipotesi di utenti ultratredicenni ma minorenni che debbano confermare di avere il consenso dei genitori all’uso del servizio.

Soddisfazione dell’Autorità

Soddisfatta l’Autorità che, proseguendo nell’attività istruttoria avviata nei confronti di OpenAI, auspica ora che la società statunitense implementi anche un sistema di verifica dell’età e realizzi una campagna di comunicazione per informare gli italiani della possibilità di opporsi all’utilizzo dei propri dati personali ai fini dell’addestramento degli algoritmi.

Le mosse internazionali

Dopo il provvedimento del Garante italiano, ricorda Ansa, ChatGpt era finita sotto la lente anche delle altre autorità europee, tanto che il Comitato europeo per la protezione dei dati aveva deciso di creare una task force, principalmente per armonizzare l’approccio nei confronti della piattaforma.
Il tema è anche in discussione al Parlamento europeo che ha trovato l’accordo per l’implementazione di norme più severe nei confronti dei software di intelligenza artificiale, che saranno messe in votazione in commissione l’11 maggio.

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