ChatGpt, Ue convoca task force di Garanti per vigilare sul trattamento dati

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L’Unione Europea convoca una task force di Garanti per il caso ChatGpt. L’iniziativa segue il provvedimento del Garante italiano che il 31 marzo ha sospeso lo sviluppatore del chatbot OpenAi dal trattamento dei dati personali. Un provvedimento giudicato da molti come un freno all’innovazione, ma che anche altri Paesi come Germania, Francia, Irlanda, Spagna, Stati Uniti e Canada hanno accolto come un campanello d’allarme. La task force Ue – istituita dal Comitato Europeo per la Protezione dei Dati (Edpb) e composto dai Garanti degli Stati membri – è ora chiamata a coordinare le iniziative di vigilanza e protezione dei dati di centinaia di milioni di utenti che hanno affidato all’Intelligenza Artificiale lo svolgimento di un ampio ventaglio di compiti e mansioni da settori diversi – incluso quello giornalistico – .

A seguito del provvedimento di limitazione provvisoria del trattamento adottato dal #GarantePrivacy, il Comitato europeo per la protezione dati @EU_EDPB lancia una task force su #ChatGPT per promuovere cooperazione e scambio di informazioni tra Autorità https://t.co/JPmq98IvTT pic.twitter.com/CIECyrJbir

— Garante Privacy (@GPDP_IT) April 13, 2023

In occasione del primo incontro dell’Osservatorio sul Giornalismo Digitale del 4 aprile – iniziativa promossa da Odg Lazio – il componente del collegio Gpdp Guido Scorza ha dichiarato: “ChatGpt è un aspirapolvere di dati personali. Presentandosi come un interlocutore disponibile a comunicare, incoraggia l’utente a intrattenere una conversazione dove le informazioni fornite vengono utilizzare dallo sviluppatore per far crescere gli algoritmi del sistema”. E ancora: “Milioni di persone stanno raccontando troppo di loro stesse a un sistema di cui conosciamo troppo poco. Sappiamo però che fino al 2021 l’algoritmo di ChatGpt è stato addestrato pescando a strascico da fonti ignote di dati personali e non”

La task force Ue dovrà nello specifico valutare la conformità delle modalità di “addestramento” dell’Ai alle disposizioni contenute nel Gdpr. A questo proposito, Scorza ha ritenuto come OpenAi abbia mancato di inoltrare agli interessati l’informativa sul trattamento dati: “A nessuno di noi è stata la possibilità di rifiutarsi di contribuire con pezzi della propria vita all’addestramento di un algoritmo sviluppato da un privato. Perfino gli istituti di ricerca medico-scientifica sono tenuti a rispettare le regole europee che prevedono di informare i pazienti del trattamento dei loro dati personali”.

“L’innovazione che travolge i diritti e le libertà non può essere considerata vera innovazione. Opporsi a tutto questo deve essere motivo di orgoglio. È un fatto che altri Paesi inclusi gli Stati Uniti vorrebbero anch’essi schierarsi dalla parte della buona innovazione”, ha concluso Scorza. OpenAi ha tempo fino al 30 aprile per adeguare le proprie politiche sul trattamento dei dati personali alla normativa Ue ottenendo così la riabilitazione di ChatGpt.

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