La petizione No al Far West calibro 12 in Italia si firma qui
“Addolora la morte di Juan Carrito, l’orso bruno marsicano diventato celebre per le sue incursioni nei paesi del Parco nazionale d’Abruzzo, Lazio e Molise, protagonista anche di un docufilm su Sky: è forse il momento di aprire una riflessione sul fatto che animali selvatici di questa specie vivano in modo così contiguo all’uomo, in aree fortemente antropizzate. L’esemplare viveva oramai a stretto contatto con l’uomo con cui aveva preso estrema confidenza, tanto da riuscire facilmente a procacciarsi il cibo tra pollai, isole ecologiche e pasticcerie, anziché procurarselo tra i boschi e spartirselo faticosamente con gli altri orsi affamati. La sua tragica fine addolora doppiamente se si considera che a portarlo sulla coscienza sarà l’Abruzzo, la regione verde d’Europa, che nel suo insieme non ha saputo difenderlo“.
Questo è il commosso commento del sen. Guido Liris (FdI) alla tragica fine di Juan Carrito, il giovane esemplare di Orso marsicano (Ursus arctos marsicanus) investito lo scorso 24 gennaio 2023 sulla S.S. n. 17 presso Castel di Sangro.
Il sen. Guido Liris fa parte di Fratelli d’Italia, la formazione politica che ha proposto e insistito proprio sulla norma (art. 1, commi 447-448, della legge n. 197/2022) che consente l’approvazione di quei piani di abbattimento della fauna selvatica senza se e senza ma così assurda quanto folle.
Una delle motivazioni addotte è quella che la fauna selvatica causerebbe un ecatombe di morti e feriti a causa degli incidenti stradali.
Ma è davvero così?
Qui a morire è stato l’Orso, così per ricordare.
In Sardegna, nel corso di questi ultimi anni, sono state trovate le tracce dell’Istrice (Hystrix cristata) in Gallura e in Ogliastra, molto probabilmente introdotto da qualche buontempone, visto che nell’Isola non era mai stato presente. In una recente intervista su La Nuova Sardegna (Trovata una nuova specie aliena, l’istrice vive in Ogliastra e Gallura, 23 gennaio 2023), uno dei tre esperti che han effettuato una ricerca scientifica in proposito, casualmente un appassionato cacciatore, ne ipotizza “un eventuale piano atto alla sua eradicazione” a causa dei potenziali danni alla vegetazione endemica dell’Isola – verso cui, invece, i milioni di ovini e caprini sono notoriamente rispettosissimi – e “per possibili incidenti stradali”.
Pochi esemplari costituirebbero un rischio per la circolazione stradale?
Ma siamo seri?
Incidenti stradali e fauna selvatica.
Secondo i dati della Polizia stradale, “nel 2022, rispetto al 2021, sono aumentati gli incidenti stradali del 7,4 per cento, che sono stati 69.963 contro i 64.788 dell’anno prima; gli incidenti mortali sono stati 1.345 e le vittime 1.471. Anche questi dati hanno registrato un aumento rispettivamente del 7,5 per cento e del 10,9 per cento”.
Dati in prospettiva confermati dall’ISTAT e dalla triste constatazione che “a livello mondiale gli incidenti stradali rappresentano la prima causa di morte tra i giovani di età compresa tra i 5 e i 29 anni”.
Il Rapporto Statistiche sull’incidentalità nei trasporti stradali 2022 (Ministero Infrastrutture e Trasporti) offre un quadro estremamente chiaro sulle cause degli incidenti stradali: i dati del 2021 (ultimi disponibili) parlano di 471 incidenti causati da “animale domestico o selvatico urtato”, pari allo 0,2% dei 197.744 incidenti stradali avvenuti in Italia.
Altro che i fantasiosi (per non dire altro) 1.200 incidenti causati dai soli Cinghiali nella sola Sardegna di cui ha recentemente parlato il Presidente della Regione autonoma della Sardegna Christian Solinas.
Nulla in confronto ai 30.478 incidenti causati da “guida distratta o andamento indeciso” (il 15,4%) o ai 28.293 incidenti causati dal mancato rispetto della precedenza o del semaforo (il 14,3%) o ancora 19.706 incidenti causati dalla velocità troppo elevata (il 10%).
Ben il 92,2% degli incidenti stradali avvenuti nel 2021 (cioè 182.294 incidenti) è stato causato da comportamento scorretto del conducente o del pedone.
Quindi di che parla un Governo che pretende e ottiene l’approvazione di simili norme?
Gli incidenti stradali sono causati fondamentalmente da distrazioni e velocità troppo elevata e intende far sparare a qualsiasi specie di fauna selvatica, in qualsiasi giorno dell’anno, in qualsiasi luogo del territorio nazionale, compresi parchi naturali e centri urbani, per diminuire gli incidenti stradali?
Ma dove vivono i nostri esperti governanti?
Tantissimi cittadini non credono a queste pessime favole, hanno aperto gli occhi e si sono rimboccate le maniche.
In pochi giorni sono già più di cinquemila i cittadini che hanno sottoscritto la petizione popolare No al far West calibro 12 in Italia, promossa dall’associazione ecologista Gruppo d’Intervento Giuridico (GrIG), contro le previsioni introdotte dalla legge 29 dicembre 2022, n. 197 (art. 1, commi 447-448) “Bilancio di previsione dello Stato per l’anno finanziario 2023 e bilancio pluriennale per il triennio 2023-2025” per l’adozione di piani di abbattimento della fauna selvatica senza se e senza ma.
Per ora siamo già più di 23.500 ad aver sottoscritto la petizione.
I folli piani di abbattimento delle specie faunistiche.
La situazione è decisamente molto grave. Ricordiamo, infatti, che la legge n. 197/2022, fra le tante previsioni, contiene, purtroppo, anche le assurde disposizioni (art. 1, commi 447° e 448°) che consentono alle Regioni e alle Province autonome di approvare piani di abbattimento di qualsiasi specie di fauna selvatica – anche quelle in regime di protezione assoluta[1] – anche nelle aree naturali protette e nelle zone urbane, in qualsiasi periodo dell’anno. Per giunta, a livello nazionale è prevista anche l’approvazione di un piano straordinario di abbattimenti di durata quinquennale.
Tutti i piani di abbattimento non saranno basati su alcun parere tecnico-scientifico, dato che l’I.S.P.R.A. (Istituto Superiore per la Protezione e la Ricerca Ambientale) verrà coinvolto solo per pareri obbligatori, ma non vincolanti.
In pratica, saranno le richieste provenienti da amministratori locali o regionali, desiderosi di compiacere le parti più retrive del proprio elettorato, a decidere di far fuori Lupi e Orsi.
Le richieste più ottuse abbondano, come quella recentemente avanzata da 19 sindaci piemontesi di poter sparare al Lupo cattivo. Senza pensare nemmeno che è il Lupo il principale fattore di contenimento del Cinghiale, individuato quale principale pericolo per i danni arrecati in agricoltura e alla circolazione stradale, senza averne realistiche stime sulla consistenza e sull’entità dei danni effettivi e, soprattutto, senza voler neppure considerare che l’aumento della presenza del Cinghiale è dovuto a cause umane, quali le ripetute immissioni pluridecennali a fini venatori di esemplari del Cinghiale europeo (ben più grande e prolifico degli autoctoni Cinghiali maremmano e sardo) e la sistematica presenza di discariche abusive nelle aree urbane periferiche, autentica fonte di cibo facile per l’Ungulato.
Le denunciate violazioni della normativa comunitaria.
La direttiva n. 92/43/CEE sulla salvaguardia degli habitat naturali e semi-naturali protegge rigorosamente tutte le specie animali rientranti negli Allegati II e IV, così come la direttiva n. 09/147/CE sulla salvaguardia dell’avifauna selvatica tutela tutte le specie avifaunistiche di cui all’Allegato I, misure di difesa ribadite dalla Convenzione internazionale di Berna (19 settembre 1979), recepita in Italia con la legge n. 503/1981.
Recentemente proprio il Comitato permanente della Convenzione internazionale di Berna ha respinto decisamente la richiesta di declassare il livello massimo di protezione del Lupo.
L’associazione ecologista Gruppo d’Intervento Giuridico (GrIG), raccogliendo numerose richieste provenienti da cittadini e comitati locali, ha già inoltrato (2 gennaio 2023) un puntuale ricorso alla Commissione europea e al Parlamento europeo affinchè valutino i nuovi piani di abbattimento della fauna selvatica previsti dalla legge n. 197/2022 e la relativa rispondenza o meno alla normativa comunitaria sulla salvaguardia della fauna selvatica.
In caso di riscontrato contrasto, il GrIG ha chiesto l’apertura di una procedura di infrazione, ai sensi dell’art. 258 del Trattato UE (TFUE, versione unificata): qualora lo Stato membro non si adegui ai “pareri motivati” comunitari, la Commissione può inoltrare ricorso alla Corte di Giustizia europea, che, in caso di violazioni del diritto comunitario, dispone sentenza di condanna che può prevedere una sanzione pecuniaria (oltre alle spese del procedimento) commisurata alla gravità della violazione e al periodo di durata.
Le sanzioni pecuniarie conseguenti a una condanna al termine di una procedura di infrazione sono state fissate recentemente dalla Commissione europea con la Comunicazione Commissione SEC 2005 (1658): la sanzione minima per l’Italia è stata determinata in 9.920.000 euro, mentre la penalità di mora può oscillare tra 22.000 e 700.000 euro per ogni giorno di ritardo nel pagamento, in base alla gravità dell’infrazione.L’esecuzione delle sentenze della Corte di Giustizia per gli aspetti pecuniari avviene molto rapidamente: la Commissione europea decurta direttamente i trasferimenti finanziari dovuti allo Stato membro condannato: in Italia gli effetti della sanzione pecuniaria vengono scaricati sull’Ente pubblico territoriale o altra amministrazione pubblica responsabile dell’illecito comunitario (art. 16 bis della legge n. 11/2005 e s.m.i.).
Attualmente sono ben 82 le procedure di infrazione aperte dalla Commissione europea nei confronti dell’Italia, di queste 16 in materie ambientali.
Le azioni per la difesa della fauna selvatica.
Oltre ad aver provveduto all’invio del ricorso, il GrIG, sottolineando l’importanza del coinvolgimento quanto più ampio, mette a disposizione di singoli cittadini, associazioni, comitati un fac simile di ricorso da completare e inviare alle Istituzioni europee. Il fac simile può essere richiesto all’indirizzo di posta elettronica grigsardegna5@gmail.com.
Inoltre, il GrIG ha promosso una petizione popolare indirizzata alla Commissione europea, al Presidente del Consiglio Giorgia Meloni, al Ministro dell’Ambiente e della Sicurezza Energetica Gilberto Pichetto Fratin e al Ministro dell’Agricoltura, della Sovranità Alimentare e delle Foreste Francesco Lollobrigida finalizzata alla radicale modifica di previsioni normative che rischiano soltanto di portare pericoli alla consistenza di specie faunistiche rare e fondamentali per gli habitat italiani (Lupo, Orso), di creare evidenti e intuitivi rischi per la sicurezza pubblica nelle nostre città e nei nostri paesi, prevedendo addirittura le ipotesi di abbattimento nelle aree naturali protette e in ogni periodo dell’anno, con pesanti riflessi negativi sulla riproduzione delle specie faunistiche e, non ultimo, sulle attività turistiche nelle aree d’interesse naturalistico e paesaggistico.
Sono già più di cinquemila gli aderenti in pochi giorni.
L’interrogazione al Parlamento europeo.
Il contrasto alle assurde previsioni normative nazionali per i piani di abbattimento faunistici senza se e senza ma è arrivato anche nell’aula del Parlamento europeo.
L’on. Massimiliano Smeriglio, deputato del Gruppo dell’Alleanza progressista di Socialisti e Democratici al Parlamento europeo, ha presentato un’interrogazione scritta alla Commissione europea riguardo le previsioni introdotte dallalegge 29 dicembre 2022, n. 197(art. 1, commi 447-448) per l’adozione di piani di abbattimento della fauna selvatica in ogni giorno dell’anno, su ogni specie faunistica, in ogni luogo, compresi i centri urbani e i parchi naturali.
L’on. Smeriglio ha chiesto alla Commissione europea una valutazione sul contrasto delle nuove disposizioni con il diritto comunitario e l’adozione dei conseguenti provvedimenti.
E’ ora che cittadini, associazioni, comitati, opinione pubblica respingano un assurdo tentativo di trasformare ambiente, paesi e città in un Far West calibro 12.
Gruppo d’Intervento Giuridico (GrIG)
[1] ai sensi dell’art. 2 della legge n. 157/1992 e s.m.i. sono specie particolarmente protette:
a) mammiferi: Lupo (Canis lupus), Sciacallo dorato (Canisaureus), Orso (Ursus arctos), Martora (Martesmartes), Puzzola (Mustela putorius), Lontra (Lutra lutra), Gatto selvatico (Felis sylvestris), Lince (Lynx lynx), Foca monaca (Monachusmonachus), tutte le specie di Cetacei (Cetacea), Cervo sardo (Cervuselaphuscorsicanus), Camoscio d’Abruzzo (Rupicaprapyrenaica);
b) uccelli: Marangone minore (Phalacrocoraxpigmeus), Marangone dal ciuffo (Phalacrocoraxaristotelis), tutte le specie di Pellicani (Pelecanidae), Tarabuso (Botaurusstellaris), tutte le specie di Cicogne (Ciconiidae), Spatola (Platalealeucorodia), Mignattaio (Plegadisfalcinellus), Fenicottero (Phoenicopterusruber), Cigno reale (Cygnus olor), Cigno selvatico (Cygnus cygnus), Volpoca (Tadorna tadorna), Fistione turco (Netta rufina), Gobbo rugginoso (Oxyuraleucocephala), tutte le specie di Rapaci diurni (Accipitriformes e falconiformes), Pollo sultano (Porphyrioporphyrio), Otarda (Otis tarda), Gallina prataiola (Tetraxtetrax), Gru (Grusgrus), Piviere tortolino (Eudromiasmorinellus), Avocetta (Recurvirostraavosetta), Cavaliere d’Italia, (Himantopushimantopus), Occhione (Burhinusoedicnemus), Pernice di mare (Glareolapratincola), Gabbiano corso (Larusaudouinii), Gabbiano corallino (Larusmelanocephalus), Gabbiano roseo (Larusgenei), Sterna zampenere (Gelochelidon nilotica), Sterna maggiore (Sterna caspia), tutte le specie di Rapaci notturni (Strigiformes), Ghiandaia marina (Coraciasgarrulus), tutte le specie di Picchi (Picidae), Gracchio corallino (Pyrrhocoraxpyrrhocorax);
c) tutte le altre specie che direttive comunitarie o convenzioni internazionali o apposito decreto del Presidente del Consiglio dei ministri indicano come minacciate di estinzione.
(foto A.N.S.A., A.L.C., S.D., archivio GrIG)