Sulle vicissitudini dell’area di Punta Giglio, sulla costa algherese, prima o poi dovrebbe venir scritto un libro e, se scritto bene, sarà bene che lo leggano quante più persone possibili.
Sul promontorio di grandissimo valore ambientale e naturalistico sorge la Batteria costiera SR 413 Punta del Giglio, presso la cinquecentesca Torre del Giglio.
L’intera area costiera di Porto Conte, compresa Punta Giglio, rientra nell’omonimo parco naturale, è tutelata con vincolo paesaggistico (decreto legislativo n. 42/2004 e s.m.i.) e con vincolo di conservazione integrale (legge regionale n. 23/1993, piano paesaggistico regionale – P.P.R.), rientra, inoltre, inoltre, nella zona di protezione speciale –ZPSITB013044 e nel sito di importanza comunitaria – SIC “Capo Caccia (con le Isole Foradada e Piana) e Punta del Giglio” (codice ITB010042), ai sensi delle direttive n. 92/43/CEE sulla tutela degli habitat e n. 09/147/CE sulla salvaguardia dell’avifauna selvatica.
Le strutture della Batteria costiera sono, inoltre, tutelate con vincolo culturale (artt. 10 e ss. del decreto legislativo n. 42/2004 e s.m.i.).
Da alcuni anni, incredibilmente senza alcun preventivo coinvolgimento della comunità locale algherese, il sito è stato affidato dall’Agenzia del Demanio, titolare dell’area, a un soggetto privato (la Cooperativa Il V Elemento) per lo svolgimento di attività museali e turistico-ricettive.
Dal lontano 2018 il Gruppo d’Intervento Giuridico (GrIG) insieme a varie altre realtà associative, pose all’attenzione dell’opinione pubblica quanto stava accadendo.
Inutilmente.
Da allora è avvenuto un caleidoscopio di fatti, procedure autorizzative, azioni legali, sospensioni temporanee dei lavori, proteste, contestazioni di ogni genere. I lavori realizzati sono risultati sostanzialmente quelli autorizzati, in seguito al monitoraggio effettuato dalle amministrazioni pubbliche competenti.
Non mancano rischi ambientali nella contigua pineta e rischi di contenzioso su vaste aree di titolarità privata.
Non sono mancate anche pronunce dei Giudici amministrativi e scoperte di singolari ripartizioni dei proventi museali.
Oggi si è giunti alla celebrazione di matrimoni di ben dubbia legittimità, vista l’assenza di specifica previsione in tal senso da parte dei regolamenti del Comune di Alghero..
E’ tuttora in corso una vicenda penale che coinvolge tre esponenti del Comitato Punta Giglio Libera per un presunto ingresso in area interdetta per lavori: senza entrare nel merito, vista la mancata conoscenza dei fatti, il GrIG manifesta piena solidarietà a Giovanni Oliva, Salvatore Scala e Roberto Murru, coinvolti in un procedimento che non sarebbe mai dovuto nemmeno iniziare, segno di un clima esacerbato e conflittuale che non porta mai nulla di buono.
Si deve riconoscere, tuttavia, che per giungere finalmente a chiarezza e al perseguimento concreto delle finalità di salvaguardia ambientale nella gestione dell’area di Punta Giglio sarebbe fondamentale che tutti i soggetti coinvolti giocassero a carte scoperte.
E’ fatto poco noto che per la zona di Punta Giglio sia stato approvato, con deliberazione Consiglio comunale n. 81 del 21 aprile 1989, il piano particolareggiato Parco Naturale Punta Giglio, con una serie di prescrizioni per interventi per 21,672 miliardi di lire allora aventi corso legale.
Viabilità carrabile e pedonale, riqualificazione dell’ex Batteria costiera e “locali di ampliamento” per ubicarvi “un museo ecologico, laboratori scientifici, un centro ornitologico … strutture di supporto compresa una foresteria”. Anche un Museo del Carsismo. E’ previsto il recupero delle strutture militari dismesse “con strumentazione fissa o mobile”.
Un impatto ambientale anche superiore a quello attuale e poco in linea con la salvaguardia dei valori naturalistici di un sito che merita un’efficace protezione.
Un’ipotesi ancora attuale, visto che il piano particolareggiato è strumento attuativo del piano regolatore generale (P.R.G.) di Alghero, approvato nel 1984 e tuttora vigente, mai adeguato – in clamoroso e illegittimo ritardo – alle previsioni del piano paesaggistico regionale (P.P.R., 1° stralcio costiero), esecutivo dal 2006.
E ha poco da lamentarsi l’attuale Assessore all’urbanistica della Regione autonoma della Sardegna Aldo Salaris se “solo 28 dei 103 Comuni ricadenti completamente in ambito costiero, e quindi tenuti ad adeguare i propri piani urbanistici comunali al piano paesaggistico, hanno completato la pianificazione”, perché il mancato adeguamento dipende dal groviglio di interessi urbanistico-economici presenti nei vari territori interessati (Ad Alghero, per esempio, con l’adeguamento dello strumento urbanistico comunale al P.P.R., mai sarebbe stata effettuata negli anni scorsi la speculazione immobiliare a Calabona) e dalla vergognosa perdurante mancata attuazione degli interventi sostitutivi regionali (art. 20 bis della legge regionale Sardegna n. 45/1989 e s.m.i.).
Anche per Punta Giglio, insomma, sarebbe bene giocare a carte scoperte. Tutti, però.
Stato, Regione autonoma della Sardegna, Comune di Alghero, Azienda speciale di gestione del Parco naturale di Porto Conte devono dire chiaramente da che parte stanno.
Gruppo d’Intervento Giuridico (GrIG)
(foto S.D., archivio GrIG)