Clima, tutti contro gli attivisti con la vernice: eppure i loro sono atti simbolici e nonviolenti

1 year ago 131

Fa davvero riflettere il singolare accanimento di molti galli da cortile mediatico-politico contro gli attivisti ecologisti e in particolare le azioni dimostrative con la vernice. Assistiamo sera dopo sera alla ripetizione, con toni più o meno alti a seconda degli opinionisti, della condanna nei confronti dei giovani del movimento Ultima generazione. Battono e ribattono sullo stesso tasto della scandalizzazione soprattutto i programmi cosiddetti di approfondimento di Rete 4, la televisione dedicata editorialmente all’informazione del gruppo Mediaset, dove s’arriva fin quasi agli insulti, anche attraverso le ampie ricadute social-mediatiche che moltiplicano, con milioni di visualizzazioni (video-views), il riverbero di queste prese di posizione.

C’è persino chi arriva a voler diffondere il concetto che sia ‘terrorismo’ vero e proprio anche la sola evocazione della ‘fine del mondo’ come orizzonte del processo in atto con il riscaldamento globale e il disastro ambientale. Nell’intento di far coltivare lo sdegno pubblico contro gli eco-attivisti e di far rinserrare in questo senso anche i ranghi alle ‘casalinghe di Voghera’, appare fondamentale l’opera di nascondimento e/o di mistificazione del senso stesso che gli ecologisti vorrebbero far attribuire alle tante azioni dimostrative recenti, così controverse. Di pari passo all’aggressione mediatica, si sta assistendo alla spropositata reazione dei poteri politico e giudiziario, con il clou simbolico dell’annuncio, da parte della seconda carica dello Stato, il presidente Ignazio La Russa, di voler schierare il Senato come parte civile contro ‘gli imbrattatori’.

Da mesi, peraltro, questure e tribunali, con grande solerzia, reprimono più che tempestivamente i movimenti come Ultima generazione e Extinction Rebellion (XR). A volte arrestano e denunciano prima ancora che le azioni stesse si possano tenere arrivando persino ad applicare le leggi più severe (possesso d’armi quando si parla di bombolette di vernice cancellabile, manifestazione non autorizzata e persino associazione a delinquere).

Il caso vuole che il nuovo anno si sia aperto con la ribalta del processo al Tribunale di Milano, un ‘luogo della memoria’ della storia italiana recente, contro lo studente e attivista Simone Ficicchia, militante di Ultima generazione per cui la questura di Voghera ha chiesto misure di sorveglianza speciale e obbligo di dimora da leggi speciali antimafia. E’ la retorica senza lumi dei mass media italiani – come la definì anni fa in un volume analitico, Cattive notizie, l’esperto Michele Loporcaro – che potrebbe persino far registrare al dibattito pubblico una sorprendente nuova figura, ‘l’attivista di Voghera’, forse il nipote della casalinga da stereotipo (prototipo del telespettatore-consumatore sempliciotto nato da una ricerca del servizio opinioni della Rai e poi adottato da tanti commentatori). Si noti che Ficicchia è stato denunciato, tra l’altro, per aver preso parte a una delle prime e più clamorose proteste ambientaliste nel contesto artistico, ed esattamente all’azione di tre attivisti di Ultima generazione che riuscirono a incollarsi con le mani alla cornice di vetro della Primavera di Botticelli, nel museo degli Uffizi di Firenze.

Gli attivisti scrissero nel post di rivendicazione che quasi nessun media ha rilanciato: ‘L’arte da sempre ha avuto un ruolo importante nel trasmettere messaggi, perché è compito dell’arte farsi veicolo di significati forti, di realtà che non vogliono essere viste. Dovrebbe ancora essere così. Al giorno d’oggi è possibile vedere una primavera bella come questa? Incendi, crisi alimentare e siccità lo rendono sempre più difficile. Abbiamo deciso di usare l’arte per trasmettere un messaggio d’allarme: stiamo andando verso un collasso ecoclimatico e sociale. Dobbiamo agire ora e dobbiamo farlo insieme. Quante opere d’arte potranno esserci in un futuro devastato?’.

Al di là delle motivazioni, sempre che si possa spendere una parola per ragionare a freddo su questo genere di proteste, bisognerebbe prima di tutto considerare che si tratta di azioni nonviolente e inoltre che, a proposito del vandalismo, gli eco-attivisti hanno peraltro sempre garantito di voler fare atti dimostrativi solo contro opere protette da cornici e vetri, nonché pure d’impiegare vernici e colle che non lasciassero tracce e anzi fossero facilmente rimovibili. Messaggi, sia quello simbolico sia questi di merito, che non sono riusciti purtroppo a sfondare il muro mediatico della condanna aprioristica.

Infine, in termini più generali, bisogna anche considerare l’enorme importanza che ha assunto l’arte nell’assetto del sistema attuale, il cosiddetto ‘turbocapitalismo finanziario’. La crescita smisurata dei valori in questione sul mercato dell’arte costituisce una sorta di simulacro apicale del sistema stesso. Il 2022 ha registrato persino il nuovo record stellare di un quadro battuto all’asta, 195 milioni e 40mila dollari per una Marylin di Andy Warhol del 1964 (e continuano a chiamarla ‘pop art’). Va notata poi l’interessenza sempre più manifesta tra l’ambito dei beni di lusso, cioè quelli a valore aggiunto esponenziale, e il mondo dell’arte, soprattutto contemporanea, al punto che oggi l’uomo simbolicamente ‘più ricco del mondo’ è il numero uno dei collezionisti (il francese François Pinault). Del resto basta notare come sono cambiate le abitudini del turista metropolitano cult: ormai non si va più a Parigi per il Louvre, ma ci si mette in fila per lo mostre delle varie Fondazioni Vuitton, Cartier e, appunto, Pinault.

Il primo dell’anno, a Milano, visitatori da mezzo mondo affollavano la Fondazione Prada e la Pinacoteca di Brera era chiusa. Queste stesse istituzioni artistiche private, peraltro, s’impossessano degli spazi delle città che altrimenti andrebbero in rovina o dovrebbero essere destinati al verde pubblico, con clamorose nuove edificazioni affidate agli archistar. Basta scorrere poi l’elenco delle mostre recenti per notare come ormai molto spesso le proposte private di prim’ordine fanno poi leva sull’accostamento a capolavori prestati dalle istituzioni pubbliche. Già, ma che sarà mai? Gli americani hanno privatizzato pure la corsa allo spazio e ora persino i tunnel stradali sotto le città (Elon Musk ha costruito il primo a Las Vegas). Non vorrete prendervela proprio con i mecenati? E difendere quei vandali, l’attivista di Voghera e gli altri ragazzi, che sono così pazzi da voler salvare il mondo?

L'articolo Clima, tutti contro gli attivisti con la vernice: eppure i loro sono atti simbolici e nonviolenti proviene da Il Fatto Quotidiano.

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