Come progetti di centrali produttrici di energia da fonti rinnovabili senza alcuna pianificazione cambiano i connotati a un territorio.

3 months ago 56

Massiccio dei Sette Fratelli, neve

La petizione Si all’energia rinnovabile, no alla speculazione energetica! si firma qui.

Sbancamenti, espropri, cavidotti, stazioni elettriche, strade, “torri” eoliche, centinaia di tonnellate di ferro e cemento per ogni basamento, consumo del suolo, modifica dei regimi idrici, taglio della vegetazione, impatto e degrado paesaggistico, stravolgimento del contesto economico-sociale locale.

Sono solo parte degli effetti causati dalla realizzazione delle centrali di produzione energetica da fonte eolica e fotovoltaica.

Si verificano in assenza di qualsiasi pianificazione territoriale ed energetica, si verificano quando viene consentito alla speculazione energetica di far quello che vuole.

Un forum promosso dal quotidiano L’Unione Sarda con particolare riferimento ai progetti di centrali eoliche fra le pendici del massiccio dei Sette Fratelli, la macchia mediterranea e le campagne di Maracalagonis, Sinnai, Selargius, nell’area vasta di Cagliari.

Buona lettura!

Gruppo d’Intervento Giuridico (GrIG)

centrale eolica

da L’Unione Sarda, 4 agosto 2024

l’assalto. «Le pale eoliche alte 200 metri tra vigneti e parco dei Sette Fratelli cambiano i connotati al territorio».

Forum sui progetti che pendono su Sinnai, Maracalagonis, Selargius, Settimo e Quartucciu: interventi di Barbara Pusceddu, Gabriella Mameli, Stefano Deliperi, Matteo Puggioni e padre Gabriele Biccai. (Paolo Carta, Marco Noce, Paolo Paolini)

Un forum sui progetti eolici che pendono su Sinnai, Maracalagonis, Selargius, Settimo e Quartucciu. Nella sede centrale de L’Unione Sarda i giornalisti Paolo Carta, Marco Noce e Paolo Paolini hanno intervistato Barbara Pusceddu, sindaca di Sinnai, Gabriella Mameli, vicesindaca di Selargius, Stefano Deliperi, presidente del Gruppo d’intervento giuridico, Matteo Puggioni, imprenditore agricolo di Sinnai, e padre Gabriele Biccai, parroco di Sinnai e Superiore dei Carmelitani scalzi per l’Italia centrale.

quattro spighe nel campo di grano

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Due progetti eolici, 31 pale alte 200 metri divise tra Sinnai e Maracalagonis, più le opere collaterali e i cavidotti a Selargius, Settimo e Quartucciu: gli effetti su agricoltura, turismo e paesaggio?

Stefano Deliperi: «Le pale alla periferia dei centri abitati e alle pendici dei Sette Fratelli cambierebbero i connotati a una delle zone naturalisticamente più importanti danneggiando anche molte attività produttive. Ci ritroveremmo una barriera di torri eoliche a due passi dalla montagna e dal mare. Questi progetti si inseriscono in una folle corsa alle rinnovabili, che è tutto tranne che necessaria. D’altronde a livello regionale ne sono stati presentati 824 per produrre trenta volte la quantità di energia di cui disponiamo oggi. È indispensabile una pianificazione sulle fonti rinnovabili, è lì che è giusto arrivare. Abbiamo una marea di tetti e aree industriali dismesse che potrebbero soddisfare gran parte delle richieste cosiddette “urbane”. Perché non si fa? Per una scelta economica: i terreni agricoli costano meno. Al dunque ci faranno pagare anche i kilowatt che non consumeremo, così come prevede il “dispacciamento”, una brutta parola per indicare il sistema di bilanciamento tra l’energia richiesta e quella prodotta. È una speculazione evidente. Avete mai visto una fideiussione di queste società per garantire lo smaltimento degli impianti a fine vita? È come l’araba fenice, ne parlano, poi scompare, i fallimenti pilotati di queste società non sono un’invenzione degli ambientalisti: i macchinari restano lì e la collettività deve pagare i costi della rimozione. Oggi è il Far west, siamo ancora in tempo per correggere l’errore ma significa dar fastidio ai grandi interessi economici: lo si vuol fare?».

Matteo Puggioni: «La scoperta l’ho fatta nel periodo elettorale, un mercoledì notte: 17 pale tra Sinnai e Maracalagonis. La metà dei miei terreni è inclusa nel progetto, la pala eolica numero 7 ricade all’interno. Se diventasse realtà, l’azienda smetterebbe di essere remunerativa, cancellata in nome di una transizione verde che di ambientale non ha nulla. I miei vigneti sono iscritti nei registri Doc e Igp, eppure non è servito. Sostengono che, per interrare i cavi, le vigne saranno espiantate e poi ripiantate, un’idea folle. Non hanno valutato neppure che su quell’area sono stati investiti soldi dell’Unione europea e per 10 anni non si può cambiare la destinazione d’uso».

vigneto

Gabriella Mameli: «L’attività dei comitati e quella degli amministratori locali è la vera barriera contro un’invasione che rischia di pregiudicare le colture locali e stravolgere il territorio. Vogliono cambiare i connotati alla Sardegna, una trasformazione irreversibile che ci fa temere il peggio».

Barbara Pusceddu: «È un progetto invasivo, deturpante, che annulla tutto ciò che è stato costruito nel tempo. Le pale eoliche ricadono nella stessa zona produttiva in cui è stato finanziato un intervento del Consorzio di bonifica per tre milioni. Nelle stesse località è allo studio l’ampliamento delle rete idrica per dare nuove opportunità agli agricoltori, ma le pale vanificano tutto. Sono alte 200 metri in punti privi di strade, quindi sono previsti nuovi espropri per costruirle. Ci sono rischi diversi: economico-produttivo, per la salute di piante e animali che abitano la zona, per il paesaggio».

Padre Gabriele Biccai: «Bisogna conservare, vigilare, forse siamo un po’ in ritardo, ma dobbiamo smettere di spremere il nostro pianeta, non insistere nel progetto di mettere le pale eoliche a Sinnai, da sempre vocata ad altro».

Cervo sardo (Cervus elaphus corsicanus)

Avete incontrato i rappresentanti delle aziende? Cosa vi hanno proposto?

Deliperi: «Sappiamo che in alcuni casi offrono il rifacimento di un giardinetto, minuzie del genere. Le cosiddette misure di compensazione valgono poco nel momento in cui l’impatto sul territorio è così pesante».

Puggioni: «Mi hanno spedito una raccomandata che conteneva solo l’indirizzo e la ragione sociale del mittente. Ho risposto che non ero interessato ad alcunché. A febbraio ho notato un furgone con l’insegna della società proponente che andava e tornava attorno alla mia azienda. Qualche giorno dopo ho saputo del progetto. Non voglio che facciano qui lo scempio già visto a Settimo, dov’è rimasta una piana foderata di pannelli fotovoltaici abbandonati».

Mameli: «Mai incontrati, nonostante il Comune ospiti un intervento molto impattante, con la sottostazione e i cavidotti. Selargius è considerato a corollario del progetto, anche se i nostri uffici sono impegnatissimi a leggere le carte e predisporre le osservazioni. Effetti pratici per i cittadini? Nulla, non promettono assunzioni o benefici di qualche tipo».

Pusceddu: «Nessun contatto con gli uffici comunali, so che alcuni cittadini sono stati destinatari di raccomandate. Nessuna misura di compensazione è stata proposta».

Padre Gabriele: «Ovviamente da me non sono venuti, neppure a confessarsi».

Nuraghe e rottami

Il piano del sindaco di Mandas per creare un reticolo di “vincoli di tutela” con la Soprintendenza che blocchi la speculazione può essere una strada?

Deliperi: «Non solo può, ma deve esserlo. Nel piano delle aree idonee si dovrà tenere conto delle fasce di tutela. La logica è giusta, anche noi abbiamo consigliato a tutti di fare un censimento dei beni archeologici, culturali e ambientali per sottoporli a vincolo. Dove ci sono vincoli gli impianti non possono essere realizzati».

Puggioni: «In questo reticolo dovrebbero essere garantiti gli agricoltori che restano le vere sentinelle del territorio. Invece oggi combattiamo contro un progetto chiaramente speculativo, un copia e incolla vomitato sul territorio con un investimento previsto di 158 milioni».

Mameli: «Ben venga la proposta di Mandas, speriamo che la Regione sia davvero protagonista nella pianificazione del territorio per evitare che sia depredato».

Pusceddu: «La proposta di Mandas è importante. A Sinnai abbiamo evidenziato proprio i vincoli già presenti nella porzione di territorio in cui vorrebbero innalzare le pale eoliche. Ora che la Regione deve individuare le aree idonee alla costruzione di questi impianti perché non includere quelle industriali dismesse? Sarebbero perfette».

Padre Gabriele: «A me sembra un invito esplicito a valorizzare il bello, il paesaggio, le chiesette campestri, domus de janas, tombe dei giganti. Questo è il nostro territorio, Papa Francesco l’ha scritto nell’enciclica Laudato si’: “Lo sfruttamento nasce da questa incapacità di fermarsi a contemplare il bello”».

Cagliari, Palazzo di Giustizia

Alcuni sindaci scommettono sulla via giudiziaria: è utile?

Deliperi: «È un’arma da usare con intelligenza, magari è importante trovare un caso rilevante che possa produrre un risultato positivo. Sarebbe utile che in quel caso il ricorso lo facessero i sindaci, la Regione, le associazioni di categoria, tutti assieme. Nel momento in cui c’è un territorio che fa fronte comune allora sì, l’azione giudiziaria diventa molto importante, i giudici amministrativi valuterebbero anche questo aspetto».

Puggioni: «È una delle ultime strade da percorrere, ma se non si trova il modo di bloccare il progetto diventa obbligatoria».

Mameli: «Sul Tyrrhenian link c’è un ricorso al presidente della Repubblica. Ai Comuni andare da soli fa un po’ paura, non solo per le spese. I giudici non sono alieni, vivono sulla terra e trovarsi davanti un territorio non compatto ai loro occhi ha un peso».

Pusceddu: «Azione da considerare qualora non andassero a buon fine le osservazioni al progetto presentate da ente pubblico e privati. Ha dei costi ma quando viene intrapresa da più soggetti credo che i giudici valutino anche questo aspetto».

Padre Gabriele: «Penso che sia importante creare sempre più condivisione, i cittadini devono condividere il problema, tutti i sardi dovrebbero insorgere contro la speculazione che distrugge il paesaggio: l’unione fa la forza».

Forum de L’Unione Sarda

La proposta di una legge urbanistica di iniziativa popolare?

Deliperi: «La legge è quella da varare in 180 giorni per le aree idonee. Tutte le Regioni hanno dato l’assenso a quel percorso, compresa la Regione Sardegna. È questo il canale legislativo che è stato scelto».

Puggioni: «Sicuramente una nuova legge urbanistica a livello regionale va bene, andava fatta prima per non arrivare disarmati a questo assalto».

Mameli: «La moratoria si è rivelata insufficiente. La Regione deve riappropriarsi del suo ruolo indicando dove si possono fare gli impianti e dove proprio no».

Pusceddu: «La Regione ha nel suo statuto delle prerogative, spero che questa peculiarità possa trovare un giusto riconoscimento in una legge urbanistica».

Padre Gabriele: «Non so quale sia il sistema più adatto, ma di sicuro bisogna bloccare quest’invasione».

centrale eolica

Come immaginate la transizione energetica?

Deliperi: «Fatta con un po’ di sano buonsenso, con i piedi per terra, con maggiore determinazione da parte di chi ci rappresenta nei confronti di un mondo privato che sta dettando le regole e i risultati sono sotto gli occhi di tutti. Altrimenti sarà una transizione molto conflittuale».

Puggioni: «Sicuramente non decisa dalle multinazionali o da società nate solo per mettere le pale. I pannelli sui tetti non sono una bestemmia, e non lo è neppure innalzare le pale eoliche nelle zone industriali dismesse».

Mameli: «Deve essere condivisa, con benefici per le comunità locali. La produzione assegnata alla Sardegna è molto più alta di quella effettivamente necessaria: in realtà viene prodotta ricchezza solo per chi installa gli impianti».

Pusceddu: «Stiamo dando spazio alla speculazione delle multinazionali e delle imprese che saccheggiano la terra in cui viviamo. La transizione energetica invece è quella condivisa, delle comunità energetiche, valorizzando le tante aree deturpate dall’industria e abbandonate, che a quel punto sarebbero funzionali alla produzione di energia e garantirebbero posti di lavoro».

Padre Gabriele: «Con la tutela delle meraviglie che la natura ci offre e con una cultura più sobria, che rifiuti lo spreco».

nella sede de L’Unione Sarda un forum sull’assalto eolico, i video.

Sette Fratelli, Foresta demaniale, sentiero nel bosco

(foto J.I., Cristiana Verrazza, C.B., S.D., archivio GrIG)

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