Dita che schioccano e un mormorio per intonare i classici slogan del movimento per il Clima. Alla conferenza delle Nazioni Unite, in corso in Azerbaigian, la tradizionale protesta del sabato assume una forma inedita. Se negli ultimi anni, dentro o fuori il perimetro Onu, i manifestanti erano riusciti a fare sentire la propria voce, quest’anno la sede non lo permette. Il vertice si svolge interamente al chiuso attorno allo stadio di Baku. Così, dopo un primo momento rumoroso e concordato, all’interno della plenaria, una sorta di corteo si dipana nel grande spazio all’ingresso della sala mormorando, canticchiando a bocca chiusa e schioccando le dita. Qualcuno, tra i manifestanti, ha pure il bavaglio. “Abbiamo negoziato che saremmo rimasti in silenzio”, spiega un’attivista.