Covid. La realtà si affronta, non si nega.

3 years ago 43

A volte, leggendo le cose degli antivax (o dei complottisti o chiamateli come volete) mi rendo conto che se da una parte c'è tanta ignoranza (non conoscenza della malattia, della medicina, del problema), dall'altra c'è una reazione psicologica a qualcosa di drammatico.
Fuggire dalla realtà, rifiutarla. Per questo a volte sono chiamati "negazionisti", perché negano una cosa che esiste. Il "negazionismo" cambia e si adatta alla situazione che nega. Proprio perché non è legato alla realtà ma la nasconde, evita di discutere cose vere, che esistono ma che in qualsiasi modo bisogna cancellare.
Nel caso di questa pandemia il negazionismo si rivolge alla malattia, al virus che non esisterebbe, oppure esiste ma non causa nessuna malattia grave. Esiste ma è sempre esistito, oppure anche se esiste non viene sconfitto dal vaccino. E poi le cure. Si usa la vitamina D, l'Aspirina, l'antibiotico, l'eparina, un miscuglio di idee, un caos infinito.
Mille versioni. Che cambiano secondo la situazione, il pubblico, il negazionista e il momento ma l'importante è il fine. Lo scopo è solo uno: evitare di guardare in faccia la realtà.

Eravamo abituati che da un raffreddore si guarisce, che per la tosse basta uno sciroppo e per la febbre una pillolina. È talmente assurdo che si possa morire per una cosa definita "simile all'influenza" che qualcuno non lo accetta. Lo rifiuta con talmente tanta forza da dire "non esiste". Non pensiamo al fatto che l'influenza, la "banale influenza" (che non è mai stata banale, lo sappiamo da sempre) non ha cure. Si lascia passare curando i sintomi, riposandosi, idratandosi, è una malattia virale e non c'è come curarla. Questa "super influenza" è la stessa cosa: non ha cure. Se si aggrava abbiamo delle possibilità che però si possono usare solo in ospedale. Ma il negazionista nega: vitamine, antibiotici, Aspirina e fantasia, anche prescrizioni a distanza, anche via Facebook, tanto giochiamo a fare il dottore, non sono cose serie, no?

E quando il fuggiasco trova qualche furbastro che appoggia questo tentativo di fuga si aggrappa a lui con tutte le forze, si aggrappa a chi lo aiuta nella fuga: di Covid non si muore, è una banale influenza, prendi una bustina e tutto passa! Hai visto che è vero?

Così è assassino chi mette il paziente in respirazione assistita, chi invita alla vaccinazione per evitare quel dolore e quella sofferenza. Una fuga completa. Si può provare a convincere, a spiegare ma se fuggi non vuoi tornare indietro, anzi, chi prova a farlo è visto come nemico, come invasore delle proprie scelte: "non voglio guardare, non me lo impedire".

Così su Facebook il virus si cura con il prodotto per i vermi e sul giornale locale c'è il dentista che dice che i pazienti non dovevano essere intubati. Questa è la fantasia.

Poi c'è chi lavora con la realtà. Certo che il virus non ha una pagina Facebook né segue i social. Gira, infetta, contagia e si riproduce per contagiare sempre di più. E come tutti i virus non si fa battere facilmente. Così a volte causa un po' di stanchezza, altre un po' di febbre, fa il suo corso e passa.
Certe volte non causa nemmeno un sintomo, passa inosservato e compie solo il suo ciclo di vita per poi sparire. In altri casi invece è devastante. Fa male.

Causa un'infiammazione grave, in tutto il corpo ma soprattutto a livello dei vasi sanguigni e dei polmoni. In pochi giorni invade il corpo, indurisce il tessuto polmonare che, gradualmente sempre più fibroso, non riesce più a usare l'ossigeno che arriva dall'esterno. Così appaiono i sintomi dell'infiammazione. La febbre, alta, a volte altissima (anche 42 °C), la stanchezza immane, la dispnea.
La dispnea è la difficoltà a respirare. I polmoni del Covid sono ormai fuori uso e anche se l'aria si inspira non riescono più a rilasciare l'ossigeno nel sangue. Così si ha quella che volgarmente si chiama "fame d'aria". Il paziente che arriva con Covid sintomatico e fame d'aria ha un'espressione tipica.

Cerca aiuto, è disperato, cerca spasmodicamente di respirare ma non ci riesce.

Tecnicamente si dice che ha una "anomala consapevolezza del proprio respiro".
Si rende conto cioè che anche se respira più velocemente il suo corpo sta soffrendo e ha bisogno di altro ossigeno che però non arriva. Si agita, si muove, è combattuto tra la paura e la voglia di respirare, si guarda attorno. I suoi occhi parlano chiaro, cerca aiuto. Ha "fame d'aria". Avete mai visto una persona che ha "fame d'aria"? È una brutta sensazione.
In quel momento dipende dalla situazione.

Se la saturazione (la quantità di emoglobina satura di ossigeno) lo permette un buon aiuto viene dall'ossigeno che si somministra dall'esterno, se non basta bisogna portare l'ossigeno direttamente "dentro", nei polmoni e nei bronchi. Si usa un tubo di plastica e, in anestesia, si fa entrare direttamente, attraverso al gola, nei bronchi. Altrimenti il paziente diventa cianotico (bluastro), soffoca e muore. Non ci sono altre possibilità: senza ossigeno si muore. Non contano le pagine Facebook o il candidato al premio Nobel che consiglia la curcuma per curare il Covid: senza ossigeno si muore.

Per questo chi fugge dalla realtà non lo vuole sapere e dice che "il paziente non va intubato".
Certo che fa paura e si trovano consolatorie le parole del ciarlatano o del "medico eretico" (che quasi sempre è un medicuncolo che non ha mai avuto grande successo e ora vive il suo momento di gloria sulle spalle degli ingenui).
Se il paziente non respira va intubato.
Se non si fa si muore, in pochi minuti.
È semplice, non serve una laurea.

Per ha una minima concezione (senza nemmeno essere specialista della salute) della cosa, sarebbe come dire che sott'acqua si può anche respirare senza bombole di ossigeno.
È una realtà talmente oggettiva e ovvia che ci sono solo due alternative: accettarla e fare qualcosa per evitarla o celarla, negarla, sperando che vada tutto bene e non si arrivi mai a quella situazione.

In certi casi anche l'intubazione non basta, i polmoni sono talmente alterati da non permettere nessuno scambio tra sangue e ossigeno esterno. Ci sono altri disperati tentativi (per esempio la circolazione extracorporea, se disponibile) ma è possibile che non ci siano speranze.

Ecco, il Covid non è una malattia che uccide sempre ma uccide. Uccide poco ma contagia tantissimo e questo vuol dire che quel "poco" poi diventa tanto. Per ironia della sorte è preferibile un virus che uccida spesso ma contagi pochissimo. In modo da limitare la malattia, al contrario se la malattia si diffonde è sempre più probabile che riesca a fare vittime. Uccide.
Soprattutto chi ha poche difese o chi le ha compromesse. Persone con problemi al sistema immunitario, anziani, persone con tante malattie o che hanno malattie negli organi che poi sono bersaglio del virus.

A questo punto ci sono poche alternative.
Se si vuole ragionare, si vuole razionalizzare il problema, si usano tutte le precauzioni del caso e soprattutto si approfitta della scienza che ci ha messo a disposizione dei vaccini. In maniera anche sorprendente i vaccini anti-Covid disponibili hanno dimostrato di funzionare tantissimo.
Non hanno lo scopo di evitare il contagio, non avevamo il tempo per fare i raffinati, interessava evitare i casi più gravi e soprattutto di intasare gli ospedali, vero dramma delle prime settimane di pandemia. E questo i vaccini lo fanno benissimo. Diminuiscono la possibilità di contagio ma, anche se questo avviene è praticamente eccezionale arrivare a forme gravi di malattia o alla morte.
Questo, era emerso dagli studi, ora emerge anche dai dati.
Chi muore o si ammala gravemente è, nella quasi totalità dei casi, non vaccinato (o in piccola parte vaccinato non completamente).


Se si razionalizzasse il problema e si agisse di conseguenza (vaccinazione, misure di sicurezza, distanziamento, igiene) probabilmente passeremo un lungo periodo di convivenza con il virus, con alti e bassi, varianti più o meno pericolose ma quando il virus non avrà più chi infettare andrà via, sparirà. Non è un atteggiamento rivoluzionario, semplicemente l'uomo, essere intelligente, saprebbe che provvedimenti prendere contro una malattia per proteggersi e ridurre il rischio di ammalarsi.
L'altra via, quella irrazionale e animalesca è rifiutare la realtà.
Fa male la realtà eh? Certo, fa paura, impressione.
Non è un film romantico né una fiaba con l'eroe che sconfigge il cattivo, la realtà è oggettiva, c'è e basta.
Restare fermi, inermi, senza nessuna reazione, illudendosi che si tratti di una bufala, che con un sorso di zenzero e ramarro verde tutto passa e non ci pensiamo più. In fondo è un atteggiamento comprensibile ma a caldo, quando si scatena il panico ma oltre al fatto che al panico non dovremmo arrivarci mai sappiamo che correre a vanvera è solo pericoloso, non porta a nulla di buono.

Mentre in una pagina di Facebook c'è la naturopata che dice che lei è guarita con l'imposizione delle mani, in un reparto di ospedale c'è una mamma che sta per morire e decine di persone che le girano attorno per salvarla. Non è detto ci riusciranno ma non possiamo perdere tempo per ascoltare la naturopata, è peggio per tutti. Mentre in TV c'è l'omeopata che dice che i vaccini hanno effetti collaterali devastanti, tutte le statistiche, i dati, tutti i numeri che abbiamo, ci dicono che i vaccini hanno evitato migliaia di morti e che questi effetti collaterali devastanti non si vedono. Se su Twitter c'è il medico alternativo che dice di aver scoperto la cura segreta, non dimentichiamo che nel mondo migliaia di medici questa cura non la trovano e che nonostante questo curano, salvano, alleviano e tranquillizzano milioni di malati.

C'è un mondo reale e uno virtuale ed è pure abbastanza evidente.

Allora l'invito è quello del tornare a pensare normalmente. Ormai siamo in una fase nella quale, almeno socialmente e mentalmente, stiamo convivendo con una malattia che fino a pochi anni fa nemmeno conoscevamo. Possiamo permetterci di riflettere, decidere, pensare. Certo che possiamo avere pareri diversi, chiaro che possiamo non essere d'accordo con decisioni delle istituzioni (che, ricordiamolo, devono essere il "meglio per la comunità" non il "meglio per noi") ma non perdiamo di vista il fatto che abbiamo il vantaggio del progresso e del raziocinio.
Usiamoli. 
E soprattutto non ci facciamo usare come strumento politico.

Allontaniamo le persone tossiche (proprio come se fossero...dei virus), quelle che ci raccontano del microchip, della strage, quelle che paragonano questa situazione a una dittatura, che diffondono bufale e bugie.
Allontaniamo odio, odiosi, cattiveria e cattivi. Fanno male.
Allontaniamo chi ci vuole convincere che la carota cura il Covid, che la cura è nascosta ma la scopre @tulipanorosa38, è gente di basso livello, ignoranti, burini. Buzzurri.
Usiamo la razionalità.

Torniamo a ragionare e invece di giocare una partita inesistente pensiamo a vivere la realtà. Perché in certi momenti la realtà è crudele ma se fuggiamo rischiamo di perdere la battaglia.

Alla prossima.
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