Economia & Lobby del Greenwashing
Fare annunci e predicare bene, dopo aver razzolato male. La trasformazione di Eni Gas e Luce in società benefit con abbondanza di buoni propositi inseriti nel nuovo statuto stride con quanto messo in pratica fino a oggi. Il tutto in un momento in cui l’azienda del gruppo Eni, che vende energia nelle nostra case, diventa sempre più strategica, visto che vi stanno confluendo le attività di produzione da fonti rinnovabili del Cane a sei zampe. E che l’obiettivo annunciato è di lanciare l’anno prossimo una quotazione in borsa o lo scambio di una quota di minoranza con un partner, per poi moltiplicare gli utili negli anni a venire, facendo crescere il margine operativo lordo da 600 milioni nel 2021 a oltre 1 miliardo nel 2025. Ma ora Eni Gas e Luce ci racconta che i soldi non sono tutto, perché con la trasformazione in società benefit, oltre alla massimizzazione dei profitti, deve darsi per legge anche altri obiettivi, che portino un beneficio comune.
Eni sanzionata più volte per pratiche illecite
La società di Eni promette cioè che darà valore non solo agli azionisti, ma anche ad altri portatori di interesse coinvolti nella sua attività. E ha deciso di puntare soprattutto sui benefici per i propri clienti e per l’ambiente. Proprio le due direttrici su cui sinora non ha brillato per generosità, ricevendo pesanti bocciature anche di recente. L’anno scorso l’Antitrust ha multato per 5 milioni di euro la capogruppo Eni per aver pubblicizzato come “green” un diesel che non lo era, mentre il Garante per la Privacy ha punito con una sanzione da 11,5 milioni di euro le pratiche illecite di Eni Gas e Luce ai danni dei consumatori, con attività di telemarketing indesiderato e 7.200 clienti che hanno scoperto l’attivazione di contratti sottoscritti a loro insaputa. Quest’anno si sono aggiunti i 5 milioni con cui l’Antitrust ha sanzionato Eni Gas e Luce perché ha cercato di costringere molti clienti a pagare fatture per consumi più vecchi di due anni, dunque prescritte in base alle norme introdotte dalla legge di bilancio 2018, facendo carta straccia dei reclami dei malcapitati. L’Antitrust non solo ha rilevato “una carenza di diligenza” da parte della società, ma addirittura un “profilo di spiccata aggressività irriguardoso della norma primaria, che determina un evidente indebito condizionamento nei confronti dei consumatori, indotti a corrispondere somme non dovute”.
Greenpeace: “Società benefit? È solo greenwashing”
Altro che clienti da porre “al centro della propria attività, relazionandosi con loro con correttezza e trasparenza”, come da auspici del nuovo corso di società benefit. La quale, come detto, avrà un occhio di riguardo anche per l’ambiente, per esempio “valorizzando il ricorso a fonti di energia rinnovabile ed educando a un consumo energetico consapevole ed efficiente, per contribuire attivamente alla transizione energetica in corso”. Propositi, questi, dal forte sapore di greenwashing per Greenpeace, che ha bocciato il piano 2021-2024 della capogruppo Eni sulla base di un report commissionato a Merian Research insieme a Fondazione Finanza Etica e Re:Common. “La percentuale di investimenti destinata ad attività che loro definiscono green è solo del 20%, ma in questa quota inseriscono anche le bioraffinerie che non lo sono. Gli investimenti su attività davvero sostenibili sono appena il 10%”, dice Luca Iacoboni, responsabile della campagna Energia e Clima dell’associazione ambientalista. “Anche il loro piano di decarbonizzazione di lungo periodo non è in linea con gli accordi di Parigi e vengono proposte false soluzioni alla crisi climatica, come la Ccs (cattura e stoccaggio CO2) e i progetti di conservazione delle foreste in cambio di crediti di carbonio che consentono più emissioni inquinanti. La trasformazione di Eni Gas e Luce in società benefit è pienamente in linea con la loro strategia comunicativa di greenwashing”...
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