E’ in vigore la Legge europea per il restauro della Natura.

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Bisonti europei (Bison bonasus)

Un grande passo per la positiva gestione del patrimonio naturale europeo.

Dal 18 agosto 2024 è in vigore la normativa comunitaria per il restauro della Natura, il Regolamento (UE) 2024/1991 del Parlamento europeo e del Consiglio, del 24 giugno 2024, sul ripristino della natura e che modifica il regolamento (UE) 2022/869, fortemente voluta anche dal GrIG e dal centinaia e centinaia di associazioni e comitati ambientalisti.

Gruppo d’Intervento Giuridico (GrIG)

dal sito web istituzionale dell’Unione Europea, 15 agosto 2024

Diritto del Restauro della Natura.

Sostenere il ripristino degli ecosistemi per le persone, il clima e il pianeta.

La legge sul ripristino della natura è la prima legge globale del suo genere in tutto il continente. Si tratta di un elemento chiave della strategia dell’UE sulla biodiversità, che fissa obiettivi vincolanti  per  ripristinare gli ecosistemi degradati, in particolare quelli con il maggior potenziale di cattura e stoccaggio del carbonio e per prevenire e ridurre l’impatto delle catastrofi naturali.

La natura europea è in allarmante declino, con oltre l’80 % degli habitat in cattive condizioni. Il ripristino di zone umide, fiumi, foreste, praterie, ecosistemi marini e le specie che ospitano aiuterà

  • aumentare la biodiversità
  • proteggere le cose che la natura fa gratuitamente, come pulire la nostra acqua e l’aria, impollinare le colture e proteggerci dalle inondazioni
  • limitare il riscaldamento globale a 1,5°C
  • rafforzare la resilienza e l’autonomia strategica dell’Europa, prevenendo le catastrofi naturali e riducendo i rischi per la sicurezza alimentare

Obiettivi

La legge mira a ripristinare gli ecosistemi, gli habitat e le specie in tutte le zone terrestri e marine dell’UE al fine di:

  • consentire il recupero duraturo e a lungo termine della biodiversità e della resilienza della natura
  • contribuire al conseguimento degli obiettivi dell’UE in materia di mitigazione dei cambiamenti climatici e adattamento agli stessi
  • rispettare gli impegni internazionali
Romania, Carpazi, foresta tagliata e depredata (foto Balcani e Caucaso)

Nell’UE

81%, gli habitat sono in cattivo stato.

Ogni 1 euro, investito nel ripristino della natura aggiunge € 4 a € 38 in benefici.

Uno su tre, le specie di api e farfalle sono in declino.

Obiettivi

Il regolamento combina un obiettivo generale di ripristino per il recupero a lungo termine della natura nelle zone terrestri e marine dell’UE con obiettivi di ripristino vincolanti per habitat e specie specifici. Tali misure dovrebbero riguardare almeno il 20 % delle zone terrestri e marine dell’UE entro il 2030 e, in ultima analisi, tutti gli ecosistemi che necessitano di ripristino entro il 2050.

Il regolamento contiene i seguenti obiettivi specifici:

  • obiettivi basati sulla legislazione vigente (per le zone umide, le foreste, le praterie, i fiumi e i laghi, la brughiera, la macchia, gli habitat rocciosi e le dune)  – migliorare e ristabilire la biodiversità degli habitat su larga scala e ripristinare le popolazioni di specie migliorando e ampliando i loro habitat
  • insetti impollinatori – invertire il declino delle popolazioni di impollinatori entro il 2030 e conseguire una tendenza all’aumento delle popolazioni di impollinatori, con una metodologia per il monitoraggio regolare degli impollinatori
  • ecosistemi forestali – raggiungimento di una tendenza crescente per il legno morto in piedi e a terra, foreste di età non uniforme, connettività forestale, abbondanza di uccelli forestali comuni e stock di carbonio organico
  •  ecosistemi urbani – nessuna perdita netta di spazio urbano verde e copertura arborea entro il 2030 e un costante aumento della loro superficie totale a partire dal 2030
  • ecosistemi agricoli – aumento delle farfalle dei prati e degli uccelli dei terreni agricoli, dello stock di carbonio organico nei suoli minerali delle terre coltivate e della quota di terreni agricoli con elementi caratteristici del paesaggio ad alta diversità; ripristino delle torbiere drenate ad uso agricolo
  • ecosistemi marini – ripristino di habitat marini come praterie o fondali di sedimenti che offrono benefici significativi, anche per la mitigazione dei cambiamenti climatici, e ripristino degli habitat di specie marine iconiche come delfini e focene, squali e uccelli marini.
  • connettività fluviale – individuare ed eliminare le barriere che impediscono la connettività delle acque superficiali, in modo che almeno 25 000 km di fiumi siano ripristinati a scorrimento libero entro il 2030
Occhiate (Oblada melanura)

Attuazione

I paesi dell’UE dovrebbero presentare alla Commissione piani nazionali di ripristino entro due anni dall’entrata in vigore del regolamento (quindi entro la metà del 2026), indicando in che modo conseguiranno gli obiettivi. Saranno inoltre tenuti a monitorare e riferire in merito ai loro progressi. L’Agenzia europea dell’ambiente elaborerà relazioni tecniche periodiche sui progressi compiuti verso il conseguimento degli obiettivi. La Commissione, a sua volta, riferirà al Parlamento europeo e al Consiglio in merito all’attuazione della legge sul ripristino della natura.

Settori politici

Strategie correlate

Documenti

Alsazia, Cicogna sul nido

A.N.S.A., 18 agosto 2024

Il Green Deal avanza, arriva il Ripristino della natura. Ecco cosa prevede la legge.

Previsto anche l’impegno a piantare almeno tre miliardi di alberi entro il 2030.

Arriva la normativa Ue a difesa della biodiversità: la legge sul Ripristino della natura, uno dei pilastri del Green Deal, entra in vigore domenica, 18 agosto.

Una riforma controversa, sbloccata dopo mesi di stallo politico e ancora sette tra i 27 dell’Ue contrari al voto finale (Italia inclusa).

Tutt’ora il regolamento è contestato dalle organizzazioni agricole, per quanto annacquato nella stesura finale. Si tratta comunque di una riforma fortemente innovativa, perché per la prima volta non solo prevede la protezione delle aree naturali, ma punta appunto a ‘ripristinare’ quelle già degradate, con una tabella di marcia in tre tappe: il 30% di ogni ecosistema dovrà essere oggetto di misure di ripristino entro il 2030, il 60% entro il 2040 e il 90% entro il 2050. La normativa allineerà inoltre l’Ue agli impegni internazionali di Kunming-Montreal.

La proposta della Commissione europea di due anni fa proponeva di destinare il 10% dei terreni agricoli a interventi per la biodiversità come la coltivazioni di siepi, alberi, fossi, muretti o piccoli stagni: una linea guida, ma che nel testo approvato alla fine non c’è. Le aperture alle proteste degli agricoltori hanno persino fatto allentare il requisito della Pac di destinare il 4% dei terreni a caratteristiche non produttive, rendendola volontaria. Nel Ripristino della natura è diventato volontario anche il ripristino delle zone umide per gli agricoltori e i proprietari terrieri privati (gli Stati dovranno renderlo attraente da un punto di vista finanziario).

Gli obblighi – per gli Stati e non per i singoli agricoltori – riguardano il miglioramento generale della biodiversità, misurata da tre fattori come la presenza delle farfalle delle praterie, lo stock di carbonio organico nei suoli coltivati ;;o la quota di terreni agricoli con caratteristiche paesaggistiche ‘ad alta diversità’. Sono previste anche sospensioni nel caso di crisi.
Al cuore degli impegni dei singoli Paesi ci saranno i piani di ripristino nazionali che ora dovranno venir presentati alla Commissione europea entro due anni. Inizialmente come bozza, da finalizzare e pubblicare poi nell’arco di sei mesi dall’arrivo di eventuali osservazioni dell’esecutivo Ue.

I piani conterranno le misure previste rispetto alle tappe fondamentali del 2030, 2040 e 2050, per soddisfare gli obblighi e raggiungere gli obiettivi della legge adattati al contesto nazionale, includendo tempistiche, indicazioni sulle risorse finanziarie e benefici attesi, in particolare per l’adattamento e la mitigazione dei cambiamenti climatici. L’Agenzia europea dell’ambiente redigerà poi relazioni tecniche periodiche sui progressi verso gli obiettivi.

Gli Stati dovranno adottare misure di ripristino in almeno il 20% delle aree terrestri Ue e nel 20% delle sue aree marine entro il 2030. Entro il 2050, tali misure dovrebbero essere in atto per tutti gli ecosistemi che necessitano di ripristino. L’obiettivo è ripristinare entro il 2030 almeno 25.000 km di fiumi a flusso libero, invertire il declino delle popolazioni di insetti impollinatori e migliorarne la diversità, oltre a migliorare la biodiversità negli ecosistemi agricoli e forestali, contribuendo all’impegno di piantare almeno tre miliardi di alberi aggiuntivi entro il 2030 a livello Ue. 

cascata nel bosco

(foto Balcani e Caucaso, S.D., archivio GrIG)

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