I Paesi Ue devono quasi azzerare le emissioni di CO2 entro il 2040 per puntare al traguardo della neutralità climatica a metà secolo.
È la principale raccomandazione che arriva dall’European Scientific Advisory Board on Climate Change, l’organo scientifico indipendente, composto da 15 esperti di vari settori, creato nel 2021 dalla legge Ue per il clima per valutare le politiche ambientali comunitarie e fornire indicazioni su come migliorarle.
Secondo gli scienziati, bisogna ridurre del 90-95% le emissioni di CO2 al 2040, rispetto ai livelli del 1990, se si vuole seguire un percorso compatibile con l’obiettivo della carbon neutrality nel 2050 stabilito dal Green deal europeo (neutralità carbonica significa avere un equilibrio tra CO2 emessa in atmosfera e CO2 assorbita/rimossa dall’atmosfera, con un bilancio netto pari a zero).
Al momento, il pacchetto Fit for 55 punta a ridurre le emissioni del 55% al 2030 ma poi si dovrà accelerare il ritmo delle riduzioni.
In un rapporto di oltre cento pagine, l’Advisory Board sul cambiamento climatico raccomanda di non sforare un carbon budget complessivo di 11-14 miliardi di tonnellate di CO2 nel periodo 2030-2050. Il carbon budget, ricordiamo, identifica la quantità massima cumulativa di emissioni, consentita per rispettare determinati obiettivi climatici, in questo caso l’azzeramento delle emissioni nette al 2050.
Queste raccomandazioni sono in linea con l’impegno di limitare a +1,5 °C il surriscaldamento globale, sancito dagli accordi di Parigi nel 2015.
Per dare qualche numero di contesto: nel solo quarto trimestre 2022, le emissioni totali di gas serra di tutte le attività economiche Ue sono ammontate a 939 milioni di tonnellate di CO2 equivalente (fonte Eurostat).
Mentre le emissioni complessive del 2022 legate agli usi energetici, su scala globale, hanno sfiorato 37 miliardi di tonnellate di CO2.
Il comitato consultivo ha analizzato oltre 1.000 percorsi di emissione dell’Ue, identificando gli scenari che si allineano con l’obiettivo di limitare l’aumento delle temperature medie a 1,5 °C e con il traguardo della neutralità climatica nel 2050.
Gli esperti hanno valutato questi scenari e ne hanno considerata la fattibilità tecnica, economica e sociale, includendo le sfide e le opportunità associate alla massiccia diffusione delle diverse tecnologie pulite, tra cui il solare fotovoltaico, l’eolico e l’idrogeno.
Un aspetto degno di nota riscontrato in molteplici scenari, si spiega, è il dispiegamento significativo di energia eolica e solare, combinato con l’elettrificazione degli usi energetici finali (ad esempio con pompe di calore e veicoli elettrici) e con l’utilizzo di idrogeno in alcune applicazioni.
Grazie a queste tecnologie e alle misure di efficienza, si può arrivare a una “decarbonizzazione quasi completa del settore energetico Ue entro il 2040, compresa l’eliminazione graduale della produzione di elettricità a carbone entro il 2030 e della generazione a gas entro il 2040 [unabated gas nel testo: il riferimento è agli impianti senza sistemi per catturare la CO2]”.
Si sottolinea che sarà necessario anche rimuovere su larga scala la CO2 dall’atmosfera per raggiungere la neutralità climatica, con tecnologie però che al momento hanno un futuro molto incerto.
Gli scienziati poi evidenziano i numerosi vantaggi della transizione verso le energie pulite, tra cui una minore dipendenza dalle importazioni di combustibili fossili e una maggiore sicurezza energetica, oltre al miglioramento della qualità dell’aria.
Tuttavia, tutto ciò “richiede un’attenta pianificazione a livello europeo, nazionale e locale, con un processo decisionale inclusivo […], garantendo equità e giustizia e catalizzando l’innovazione”. Altro punto importante è rafforzare il coordinamento con le politiche ambientali extra Ue, assicurando che gli sforzi per limitare le emissioni siano condivisi. In questa direzione va, ad esempio, la futura tassa alle frontiere Ue sulla CO2 dei prodotti importati.
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