“Eppur si muove!”: Galileo e la piaga dei virgolettati inventati nell’antichità

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Una falsa credenza attribuisce a Galileo Galilei, al termine della pubblica abiura delle sue dottrine cosmografiche, la frase “Eppur si muove!” e varianti scritte con varie forme ortografiche (“E pur si muove!” ad esempio).

 Galileo e la piaga dei virgolettati inventati nell'antichità

“Eppur si muove!”: Galileo e la piaga dei virgolettati inventati nell’antichità

In realtà si tratta di un caso ante litteram di “Virgolettati inventati”, la pratica esistente anche nell’attuale giornalismo (purtroppo) per cui se un discorso è lungo e “non ci sta nei titoli” lo si sintetizza, spesso brutalmente e in modo erroneo, in modo da farlo quadrare e renderlo virale.

Esempi ne abbiamo visti in passato, ad esempio qui, qui, qui e qui.

“Eppur si muove!”: Galileo e la piaga dei virgolettati inventati nell’antichità

Nessuna sorpresa desterà quindi sapere che anche in passato c’erano i virgolettati inventati, e anche in passato (e nel passato remoto, e nel presente) vi cadevano vittime i personaggi famosi.

Nessun senso avrebbe avuto infatti per Galileo far seguire alla pubblica abiura del modello Copernicano l’equivalente di un “e comunque ho abiurato per finta, che fate, mi mettete al rogo?”: cosa che effettivamente a quel punto avrebbero anche potuto semplicemente fare.

La frase appare come “virgolettato di sintesi (inventata)” relativa ad un quadro dell’evento dipinto da Esteban Murillo tra il 1643 e il 1645 e nel ‘700 fu riportata dallo storico Baretti in questa forma

«Questo è il famoso Galileo, che fu sottoposto all’inquisizione per sei anni, e torturato per aver detto che la terra si muoveva. Quando fu liberato, egli alzò lo sguardo al cielo e giù verso terra e battendo il piede, con animo contemplativo disse: Eppur si move; ossia, tuttavia si muove, intendendo la Terra.»

Ovviamente come abbiamo visto la probabilità di una scena del genere era infima, ma la portata immaginifica della scena era enorme, e l’apocrifo è passato alla storia come simbolo dell’integrità che non si piega davanti al potere, per poi essere brutalmente massacrato da orde di complotttisti notutto che invocano la falsa citazione di Galileo per difendere il loro diritto a sputare sul metodo scientifico voluto dallo stesso Galileo.

Altro esempio speculare di citazione tribunalizia inventata è l’aneddoto strappalacrime su Joseph “Shoeless” Jackson, famoso giocatore di Baseball che coinvolto nello scandalo dei “Black Sox” (fu accusato di aver “venduto” delle partite dei White Sox, aggiustando con altri compagni di squadra i risultati per avere un guadagno economico) avrebbe risposto appena uscito dal tribunale ad un piccolo fan con le lacrime agli occhi che lo pregava di dirgli “E ora dimmi che non è vero Joe!” (“Say ain’t so, Joe!”) con “Mi dispiace, temo che lo sia”.

Anche in questo caso la frase è finita su libri, foto, giornali, disegni, illustrazioni e quant’altro sulle ali di una notorietà superiore alla veridicità.

Immagine di copertina: Joseph-Nicolas Robert-Fleury: Il processo di Galilei

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