la petizione Si all’energia rinnovabile, no alla speculazione energetica! si firma qui.
Il Gruppo d’Intervento Giuridico (GrIG) ha inoltrato un nuovo atto di intervento (12 novembre 2024) nell’ambito del procedimento di valutazione d’impatto ambientale (V.I.A.) relativo al progetto per la realizzazione della centrale eolica “Pellestrina Wind” proposto dalla società veneta Pellestrina s.r.l. in Val di Cornia, nella Maremma livornese, fra Campiglia Marittima, Piombino e Suvereto.
Il sito del progetto è nella medesima zona degli analoghi progetto per la realizzazione della centrale eolica “Energia Sorano” della società romana Olsen Renewables Italy s.r.l. nella Maremma etrusca fra Sorano, Pitigliano, Ischia di Castro e Manciano, nei confronti del quale il GrIG ha effettuato (18 ottobre 2024) un atto di intervento nel relativo procedimento di V.I.A., al progetto di realizzazione del “Parco eolico Pitigliano” della società milanese Gruppo Visconti Pitigliano s.r.l. nelle località di Pian di Morrano e La Rotta, nei Comuni di Pitigliano e di Manciano, avverso il quale il GrIG ha già inoltrato (16 agosto 2024) un atto di intervento nel relativo procedimento di V.I.A., al progetto di realizzazione della centrale eolica “Pitigliano” sempre della società romana RWE Renewables Italia s.r.l. fra boschi, campi e macchia mediterranea al confine fra Toscana e Lazio, nei Comuni di Pitigliano, Sorano, Manciano (GR) e Onano (VT), nei confronti del quale il GrIG aveva già depositato (18 luglio 2024) un atto di intervento nel relativo procedimento di V.I.A., e al progetto di realizzazione della centrale eolica “Rempillo” da parte di Sorgenia Renewables s.r.l. in località Rempillo, nel territorio comunale di Pitigliano, avverso il quale il GrIG aveva già depositato (12 febbraio 2024) un atto di intervento nel procedimento di V.I.A.
Cinque progetti di centrali eoliche per complessive 57 “torri” eoliche nella Maremma toscana, in una zona ricca di emergenze ambientali, archeologiche e storico-culturali, nonchè di grande richiamo turistico.
Il progetto “Pellestrina Wind” prevede 9 aerogeneratori con un’altezza massima complessiva di circa 200 metri, per una potenza nominale massima complessiva pari a 59,4 MW, poi linee elettriche di collegamento alla rete elettrica nazionale, viabilità, servizi elettricia, sbancamenti, cavidotti in zone ricche di corsi d’acqua e macchia mediterranea, come chiaramente indicato anche dal piano di indirizzo territoriale con valenza di piano paesaggistico (P.I.T.) della Toscana, come una visibilissima selva di acciaio fra la costa e l’interno della Maremma, coinvolgendo indirettamente perché a breve distanza diversi siti rientranti nella Rete Natura 2000 (Padule Orti – Bottagone, ZPS/ZSC IT5160010; Monti Calvi di Campiglia, ZSC IT5160008, Poggio Tre Cancelli, ZPS IT51A0004).
Presenza di vincolo paesaggistico, la centrale eolica sorgerebbe ben dentro la fascia di rispetto estesa tre chilometri dal limite di numerose zone tutelate con vincolo culturale e/o con vincolo paesaggistico (decreto legislativo n. 42/2004 e s.m.i.), posta dall’art. 6 del decreto-legge n. 50/2022, convertito con modificazioni e integrazioni nella legge n. 91/2022, in attesa della prevista individuazione delle aree non idonee all’installazione degli impianti di produzione energetica da fonte rinnovabile, come previsto dal D.M. Ambiente 21 giugno 2024 (Disciplina per l’individuazione di superfici e aree idonee per l’installazione di impianti a fonti rinnovabili).
Nessuna previsione di alcuna prestazione di fideiussione (art. 1936 cod. civ..) per eventuali danni all’ambiente e agli interessi pubblici nelle fasi di cantiere, di gestione dell’impianto e del ripristino ambientale (decommissioning).
Il GrIG ha chiesto al Ministero dell’Ambiente e della Sicurezza Energetica di esprimere formale diniego alla compatibilità ambientale degli impianti industriali in progetto e ha informato, per opportuna conoscenza, il Ministero della Cultura, la Regione Toscana, la Soprintendenza per Archeologia, Belle Arti e Paesaggio di Pisa, i Comuni di Campiglia Marittima, Piombino e Suvereto.
I motivi del “no” al Far West energetico.
Essere a favore dell’energia prodotta da fonti rinnovabili non vuol dire avere ottusi paraocchi, non vuol dire aver versato il cervello all’ammasso della vulgata dell’ambientalismo politicamente corretto.
Ma non sono solo le associazioni e i comitati realmente ambientalisti a sostenerlo.
Qualche sintetica considerazione sulla speculazione energetica in corso in Italia è stata svolta autorevolmente dalla Soprintendenza speciale per il PNRR, che, dopo approfondite valutazioni, ha evidenziato in modo chiaro e netto: “… è in atto una complessiva azione per la realizzazione di nuovi impianti da fonte rinnovabile (fotovoltaica/agrivoltaica, eolico onshore ed offshore) … tanto da prefigurarsi la sostanziale sostituzione del patrimonio culturale e del paesaggio con impianti di taglia industriale per la produzione di energia elettrica oltre il fabbisogno … previsto … a livello nazionale, ove le richieste di connessione alla RTN per nuovi impianti da fonte rinnovabile ha raggiunto il complessivo valore di circa 328 GW rispetto all’obiettivo FF55 al 2030 di 70 GW” (nota Sopr. PNRR prot. n. 51551 del 18 marzo 2024)”.
Qui siamo alla reale sostituzione paesaggistica e culturale, alla sostituzione economico-sociale, alla sostituzione identitaria.
Il fenomeno della speculazione energetica, oltre che in Sardegna, è pesantemente presente in modo particolare nella Tuscia, in Puglia, nella Maremma, in Sicilia, sui crinali appennnici.
In tutto il territorio nazionale le istanze di connessione di nuovi impianti presentate a Terna s.p.a. (gestore della rete elettrica nazionale) al 31 agosto 2024 risultano complessivamente ben 5.999 pari a 342,10 GW di potenza, suddivisi in 3.850 richieste di impianti di produzione energetica da fonte solare per 151,45 GW (44,27%), 2.017 richieste di impianti di produzione energetica da fonte eolica a terra per 107,82 GW (31,52%) e 132 richieste di impianti di produzione energetica da fonte eolica a mare 82,83 GW (24,21%).
Un’overdose di energia potenziale che non potrebbe esser nemmeno esser consumata. Significa energia che dovrà esser pagata dal gestore unico della Rete (cioè soldi che usciranno dalle tasse dei contribuenti).
Gli unici che guadagneranno in ogni caso saranno le società energetiche, che – oltre ai certificati verdi e alla relativa commerciabilità, nonchè agli altri incentivi – beneficiano degli effetti economici diretti e indiretti del dispacciamento, il processo strategico fondamentale svolto da Terna s.p.a. per mantenere in equilibrio costante la quantità di energia prodotta e quella consumata in Italia: In particolare, riguardo gli impianti produttivi di energia da fonti rinnovabili, “se necessario, Terna invia specifici ordini per ridurre o aumentare l’energia immessa in rete alle unità di produzione”, ma l’energia viene pagata pur non utilizzata. I costi del dispacciamento sono scaricati sulle bollette degli Italiani.
Inoltre, la Commissione europea – su richiesta del Governo Italiano – ha recentemente approvato (4 giugno 2024) un regime di aiuti di Stato “volto a sostenere la produzione di un totale di 4 590 MW di nuova capacità di energia elettrica a partire da fonti rinnovabili”. In particolare, “il regime sosterrà la costruzione di nuove centrali utilizzando tecnologie innovative e non ancora mature, quali l’energia geotermica, l’energia eolica offshore (galleggiante o fissa), l’energia solare termodinamica, l’energia solare galleggiante, le maree, il moto ondoso e altre energie marine oltre al biogas e alla biomassa. Si prevede che le centrali immetteranno nel sistema elettrico italiano un totale di 4 590 MW di capacità di energia elettrica prodotta da fonti rinnovabili. A seconda della tecnologia, il termine per l’entrata in funzione delle centrali varia da 31 a 60 mesi”.
Il costo del regime di aiuti in favore delle imprese energetiche sarà pari a 35,3 miliardi di euro e, tanto per cambiare, sarà finanziato “mediante un prelievo dalle bollette elettriche dei consumatori finali”..
Insomma, siamo all’overdose di energia producibile da impianti che servono soltanto agli speculatori energetici.
Che cosa si potrebbe fare.
Dopo aver quantificato il quantitativo di energia elettrica realmente necessario a livello nazionale, sarebbe cosa ben diversa se fosse lo Stato a pianificare in base ai reali fabbisogni energetici le aree a mare e a terra dove installare gli impianti eolici e fotovoltaici e, dopo coinvolgimento di Regioni ed Enti locali e svolgimento delle procedure di valutazione ambientale strategica (V.A.S.), mettesse a bando di gara i siti al migliore offerente per realizzazione, gestione e rimozione al termine del ciclo vitale degli impianti di produzione energetica.
Inoltre, come afferma e certifica l’I.S.P.R.A. (vds. Report Consumo di suolo, dinamiche territoriali e servizi ecosistemici. Edizione 2023, Report n. 37/202)), è molto ampia la superficie potenzialmente disponibile per installare impianti fotovoltaici sui tetti, considerando una serie di fattori che possono incidere sulla effettiva disponibilità di spazio (presenza di comignoli e impianti di condizionamento, ombreggiamento da elementi costruttivi o edifici vicini, distanza necessaria tra i pannelli, esclusione dei centri storici).
Dai risultati emerge che la superficie netta disponibile può variare da 757 a 989 km quadrati. In sostanza, si spiega, “ipotizzando tetti piani e la necessità di disporre di 10,3 m2 per ogni kW installato, si stima una potenza installabile sui fabbricati esistenti variabile dai 73 ai 96 GW”. A questa potenza, evidenziano i ricercatori dell’Ispra, si potrebbe aggiungere quella installabile in aree di parcheggio, in corrispondenza di alcune infrastrutture, in aree dismesse o in altre aree impermeabilizzate; “ipotizzando che sul 4% dei tetti sia già installato un impianto, si può concludere che, sfruttando gli edifici disponibili, ci sarebbe posto per una potenza fotovoltaica compresa fra 70 e 92 GW”.
Energia producibile senza particolari impatti ambientali e conflitti sociali.
Che cosa può fare ognuno di noi.
Nessun cittadino che voglia difendere il proprio ambiente e il proprio territorio, salvaguardando contemporaneamente il proprio portafoglio, può lavarsene le mani.
Quanto sta accadendo oggi in Italia nell’ambito della transizione energetica sta dando corpo ai peggiori incubi sulla sorte di boschi, campi, prati, paesaggi storici del nostro Bel Paese.
Il sacrosanto passaggio all’utilizzo delle fonti di energia rinnovabile (sole, vento, acqua) dalle fonti fossili tradizionali (carbone, petrolio, gas naturale) in assenza di pianificazione e anche di semplice buon senso sta favorendo le peggiori iniziative di speculazione energetica.
E’ ora che ciascuno di noi faccia sentire la sua voce: firma, diffondi e fai firmare la petizione popolare Si all’energia rinnovabile, no alla speculazione energetica!
La petizione popolare, promossa dall’associazione ecologista Gruppo d’Intervento Giuridico (GrIG), si firma qui https://chng.it/MNPNNM9Q62. Ormai siamo più di 20 mila ad averlo già fatto.
Siamo ancora in tempo per cambiare registro.
In meglio, naturalmente.
Gruppo d’Intervento Giuridico (GrIG)
(foto da mailing list ambientalista, E.R., S.D., archivio GrIG)