La notte scorsa Rolando Lima, un operaio di 51 anni originario del Portogallo e dipendente dell’impresa Rebaioli, appaltatrice di Rete Ferroviaria Italiana, è rimasto ucciso sul lavoro, travolto da un treno alta velocità dell’impresa ferroviaria NTV a Chiari sulla linea Milano-Brescia.
Ancora un omicidio sul lavoro nella più grande impresa di servizio pubblico del Paese, la stessa in cui lo scorso agosto, a Brandizzo, è avvenuta una delle più atroci stragi della storia di lavoratori ferroviari: 5 operai travolti e straziati da un treno in transito mentre facevano manutenzione ai binari.
Ancora una volta le dichiarazioni delle imprese coinvolte sono di immediata discolpa, nel tentativo di trasferire sul lavoratore la responsabilità della sua uccisione. Così RFI e Terna dichiarano che l’incidente è avvenuto prima che vi fosse l’interruzione della circolazione dei treni, lasciando intendere un incauto e improprio comportamento del lavoratore.
Abbiamo, ormai, imparato a resistere ai conati di rigetto di fronte a tanta ipocrisia: abbiamo presente lo stato dell’arte delle condizioni di lavoro nel settore della manutenzione infrastrutture di RFI. Queste sono scaturite dalle scellerate politiche di privatizzazione che hanno favorito il rafforzamento del sistema degli appalti e l’instaurazione della logica del profitto a scapito della salute, della sicurezza e della dignità professionale e economica dei lavoratori.
Una logica che vede una insana frammentazione di riferimenti contrattuali e un gioco al ribasso delle tutele tra ferrovieri e maestranze delle imprese d’appalto, dove regna una strisciante deregolamentazione normativa e procedurale, rispetto a un quadro specifico di rischi sul lavoro di livello elevatissimo. La stessa deregolamentazione che in più occasioni è stata sancita e “regolarizzata” da un sistema di rapporti sindacali che ha prodotto, nell’ultimo decennio, rinnovi contrattuali e accordi al ribasso su tutele e diritti acquisiti dai lavoratori del settore.
Sistema che ha confermato la sua funzione di attacco alle condizioni di lavoro con l’accordo nazionale di riorganizzazione della manutenzione infrastrutture di RFI firmato lo scorso 10 gennaio da Cgil, Cisl, Uil, Fast, OrSA e UGL in cui, con la scusa dei finanziamenti del cosiddetto PNRR, viene sancita la piena libertà aziendale di programmare prestazioni di lavoro 24 ore su 24 e 7 giorni su 7. In questo modo si va ad incidere pesantemente sui cardini principali delle tutele contrattuali per la salute e la sicurezza, che sono gli orari di lavoro e i riposi. Un accordo fortemente avversato dai lavoratori interessati, che lo ritengono catastrofico anche in relazione all’impatto che potrà avere sulla gestione della loro vita privata, e contro cui USB ha indetto un primo sciopero di 8 ore per il prossimo 12 febbraio (in concomitanza di quello già indetto per un giusto rinnovo contrattuale anche insieme a altre sigle del sindacalismo di base), durante il quale si terrà una presidio di protesta davanti la sede centrale del Gruppo Ferrovie Italiane a Roma, che sarà anche l’occasione per rimettere al centro della denuncia i nostri uccisi sul lavoro.
Riteniamo questa ennesima vittima del lavoro nelle ferrovie potenzialmente correlata alle politiche di speculazione del padronato organizzato e del management del settore, così come alle politiche di complicità dei sindacati firmatari di contratti e accordi a perdere.
Ancora una volta si dimostra l’urgente necessità di dare immediato corso al varo di una legge che aggiunga aggravanti per i datori di lavoro che non attuano tutte le misure di salvaguardia per la salute e la sicurezza dei lavoratori, stabilendo la fattispecie di reato di “omicidio sul lavoro” su cui USB sta portando a termine in questi giorni una raccolta firme per l’adozione di una Legge di Iniziativa Popolare che verranno consegnate al legislatore nel mese di febbraio.
Esprimiamo il massimo cordoglio ai familiari e ai colleghi del lavoratore Rolando Lima.
Basta con la strage di lavoratori! Basta con l’impunità dei padroni!