Il ruolo dell’eolico offshore nel raggiungimento degli obiettivi di decarbonizzazione e nell’innovazione del sistema energetico italiano.
Per raggiungere gli obiettivi climatici al 2030 la sfida non è solo sostituire le fonti fossili, ma farlo il più rapidamente possibili. E la velocità attuale con cui sta andando l’Italia non ci rassicura affatto. Come abbiamo raccontato nel nostro recente Rapporto Comuni Rinnovabili 2024, stando alla media delle installazioni degli ultimi 3 anni, il nostro Paese rischia di raggiungere gli obiettivi al 2030 – 90 GW pari ad almeno 12 GW l’anno – nel 2046, con ben 16 anni di ritardo. Le basse performance dell’Italia sono legate alla “corsa ad ostacoli” che le rinnovabili sono costrette ad affrontare tra ritardi, lungaggini burocratiche, iter autorizzativi troppo lenti e farraginosi, norme obsolete, conflitti territoriali, ostracismi dei ministeri e ritardi della Presidenza del Consiglio. In questo contesto, particolarmente preoccupante è lo stallo dell’Italia sull’eolico offshore, in quanto permette di sviluppare progetti di centinaia di megawatt.
Le potenzialità dell’eolico offshore
Secondo il Marine Offshore Renewable Energy Lab e il Politecnico di Torino, il potenziale teorico di diffusione dell’eolico galleggiante in Italia è stimato in 207,3 GW, che corrisponde a più del 60% del potenziale complessivo di energia rinnovabile nel Paese. Inoltre, secondo il Global Wind Energy Council, grazie alle caratteristiche morfologiche e alla conformazione dei fondali marini, l’Italia è il terzo mercato al mondo per potenziale di sviluppo dell’eolico offshore galleggiante.Ad oggi, però, nei nostri mari è presente un solo progetto nearshore, il Beleolico di Taranto, e in questi anni nessun impianto è stato ancora autorizzato. Eppure, è tanto quello che si muove: 90 GW di richieste di connessione alla rete elettrica e 87 progetti sul portale VAS-VIA del MASE. Sardegna, Puglia e Sicilia le regioni maggiormente interessate, rispettivamente con 24, 22 e 22 progetti. Quando poi si parla di sviluppo delle rinnovabili, non è mai solo una questione puramente energetica, ma anche un’opportunità per il nostro Paese per cogliere occasioni di sviluppo industriale, attraverso filiere dirette e indirette. La nostra penisola, trovandosi al centro del Mediterraneo, ha la possibilità di servire non solo progetti italiani ma quelli legati ad altri mercati.
L’industria dell’eolico offshore può diventare un settore chiave per l’economia italiana. L’Italia è seconda dopo la Germania per produzione di acciaio in Unione Europea, con un quantitativo di 21,6 milioni di tonnellate l’anno, prima per valore della produzione di strutture in ferro e acciaio in UE-27 (pari a quasi il valore di produzione di Germania, Francia e Spagna insieme), e prima per valore della produzione di navi e imbarcazioni in Unione Europea, con 6,6 miliardi di euro. Al 2050, secondo il modello econometrico realizzato da The European House – Ambrosetti2, la realizzazione di 20 GW di eolico offshore galleggiante in Italia potrebbe creare circa 27 mila nuovi occupati.
Per saperne di più sull’eolico a mare leggi il nostro report Finalmente Offshore
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