[GENOVA] Consiglio comunale blindato: la protesta contro guerra ed economia di guerra arriva da palazzo Tursi

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GENOVA CONSIGLIO COMUNALE BLINDATO

LA PROTESTA CONTRO GUERRA ED ECONOMIA DI GUERRA

ARRIVA SOTTO PALAZZO TURSI

Oggi un determinato presidio sotto palazzo Tursi ha contestato l’entrata dei consiglieri comunali genovesi a seguito della vergognosa approvazione bipartisan, a fine gennaio, di un ordine del giorno che chiamava alla necessitá di un’operazione militare nel Mar Rosso: con tutto il corollario di dichiarazioni rispetto la necessitá di difesa degli interessi italiani nell’area e di aumento della spesa militare, a detrimento delle spese sociali.

Come sempre avviene su tutte le questioni fondamentali, maggioranza e “opposizione” si sono trovate d’accordo sulla difesa degli interessi del capitalismo italiano (e genovese), che vuole salvaguardare i propri traffici e le proprie rotte mercantili… nonché le ottime relazioni con lo stato sionista di Israele, che da oltre cinque mesi sta compiendo un genocidio nella Striscia di Gaza contro i palestinesi.

Ma ieri, il consiglio comunale “guerrafondaio” di Genova ha dovuto pagare uno scotto, dovendo fare svolgere la sessione odierna a porte chiuse, chiudendo a un certo punto perfino il portone d’ingresso di palazzo Tursi e facendo schierare la celere che “a scudate” ha provato a disperdere il presidio che inoltre chiedeva semplicemente di poter assistere ai lavori del consiglio stesso.Le immagini odierne di un consiglio comunale blindato sono la miglior rappresentazione di cosa sia oggi la”loro” democrazia: un comitato d’affari per difendere gli interessi di borghesi, padroni, affaristi e guerrafondai, che a fronte dei bisogni e le necessitá di lavoratori, studenti, disoccupati, immigrati non può che blindarsi a porte chiuse difeso dalla celere con decine di agenti della questura.

Oggi abbiamo voluto denunciare con forza la collusione e la complicitá di tutte le forze politiche rispetto al massacro sionista in Palestina, l’allargarsi della logica di guerra, l’aumento delle spese militari e l’invio di armi: costringendo il consiglio a blindarsi dentro palazzo Tursi e rendendo possibile a fine presidio un corteo spontaneo che si è preso le strade della nostra cittá.

Ma non ci fermiamo qui!Dopo la riuscita campagna contro gli accordi fra Iren e l’azienda israeliana Mekorot, dopo il riuscito sciopero del 23 Febbraio con il blocco del porto di Genova e dopo la giornata di lotta di oggi, continueremo a mobilitarci per mettere sotto accusa la collaborazione fra le aziende e le istituzioni italiane e quelle dello Stato sionista, per denunciare la collaborazione fra università e fabbriche di morte come la italiana Leonardo, a lottare con forza per il ritiro di tutte le missioni militari italiane all’estero, a solidarizzare con chi diserta le guerre imperialiste – in Ucraina come in Russia – e con chi, come in Palestina, lotta da un secolo contro l’occupazione sionista oltre che, certo non per ultimo, a lottare perché sia negata l’estradizione in Israele di Anan Yaeesh così come di tutti i palestinesi che lo stato sionista perseguita all’estero per poterli imprigionare nelle proprie carceri o eliminare fisicamente.

Rilanciamo la mobilitazione contro l’economia e la logistica di guerra!

Non lasciamo in pace chi è complice con il genocidio, il traffico di armi, la ripresa del riarmo e della spesa bellica!

12 marzo,

SI Cobas Genova

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