Si è svolta pochi giorni fa presso lo stabilimento di Campi Bisenzio l’assemblea delle lavoratrici e dei lavoratori di GKN. Una assemblea che ha rappresentato il clima di rabbia e insofferenza di lavoratori che da ormai 7 mesi non ricevono più lo stipendio e che si sentono abbandonati letteralmente dalle istituzioni regionali e nazionali.
Va fatto notare da subito che oggi la soluzione industriale più credibile sembra essere proprio quella emersa dal “comitato tecnico scientifico solidale” che ha presentato assieme al Collettivo di Fabbrica di GKN un articolato piano di rilancio dello stabilimento, su cui però è necessario fin da subito che Regione Toscana e Ministero si attivino garantendo la copertura pubblica del progetto industriale e la conseguente messa a terra degli strumenti tecnici ed economici necessari alla sua concretizzazione.
La condivisione e l’avvio di questo percorso pubblico-istituzionale, è di fatto l’unico lasciapassare a quello che può essere il quadro di gestione delle coperture (anche attraverso gli ammortizzatori sociali) di quei lavoratori che oggi sono ricompresi nella catastrofica impresa di Francesco Borgomeo che oggi ha messo in liquidazione l’azienda.
Altri percorsi risulterebbero non solo pericolosi per le lavoratrici ed i lavoratori, ma renderebbero incoerente tutta la gestione della vertenza, che dal primo minuto ha voluto mettere al centro la necessità di ottenere un piano industriale credibile e l’intervento pubblico a sostegno ed a garanzia dello stesso.
Per questo alla nostra organizzazione risulta incomprensibile la proposta fatta ieri in assemblea dalla Fiom-Cgil: ovvero la richiesta di un mandato esplicito per poter discutere “degli ammortizzatori sociali disponibili” ovvero sia dell’unico disponibile: la cassa integrazione per CESSAZIONE.
Una proposta mai discussa con nessuno, nemmeno con il Collettivo di Fabbrica, la propria RSU e che a noi sembra fatta scientificamente per far capitolare la vertenza, rendendola una delle tante, con i lavoratori spediti su un binario morto… una proposta che brucia nei fatti anche la proposta di re-industrializzazione dal basso e che accetta nei fatti la liquidazione voluta da Borgomeo. In più se questo ammortizzatore fosse retroattivo rischia pure di compromettere i decreti ingiuntivi dei lavoratori.
Ci chiediamo poi, rispetto un ammortizzatore sociale che durerebbe fino a dicembre 2023, cosa succederebbe a questi lavoratori, se la “CESSAZIONE” diventasse elemento formale prima ancora che il Governo si esprima sull’ipotesi di reindustrializzazione? A voi le ovvie conclusioni.
Ci vien da dire: cara Fiom è stato troppo facile aver atteso per 7 mesi, che l’esasperazione di lavoratori senza alcun stipendio aumentasse, per poi presentarsi con il volto buono ...del dottore che vuole però farti bere lo sciroppo amaro. In sette mesi dalla FIOM a livello nazionale non c’è stato alcun barlume di sostegno reale della vertenza, né con la proposta di iniziative di lotta o di solidarietà per il reddito di questi lavoratori, ne con i propri legali, né con il sostegno formale alla campagna “GKN for FUTURE”.
Se questa vertenza fa ancora parlare di sé è solo grazie ad iniziative praticamente auto-organizzate al di fuori degli ambiti formali di una rappresentanza sindacale tradizionale; più semplicemente a nostro avviso la FIOM non può permettersi che questi lavoratori c’è la facciano da soli e che questa vertenza finisca in modo diverso rispetto al quadro desolante con cui finiscono tutte le altre.
USB ha posto ai lavoratori presenti in assemblea il tema del salario e reddito come tema su cui incentrare una nuova fase di lotta e mobilitazione. Governo e Regione vanno richiamati alle loro responsabilità e chiamati a dirimere delle scelte politiche. Serve riprendere tra le mani strumenti di conflittualità forti, che coinvolgano direttamente le sedi istituzionali e che rappresentino la rabbia, l’esasperazione di questi lavoratori. USB è pronta fin da ora a sostenere queste iniziative laddove fossero messe in campo.
USB Lavoro Privato - Industria
Roma 03.05.2023