Gli errori e le omissioni nella “arringa social” di Matteo Salvini sul caso Open Arms

2 days ago 22

Il 14 settembre, il pm di Palermo ha richiesto sei anni di reclusione per Matteo Salvini nel caso Open Arms del 2019. Il Ministro delle Infrastrutture, che all’epoca dei fatti ricopriva il ruolo di Ministro dell’Interno, ha reagito con un video diffuso sui social in cui si è dichiarato «colpevole di aver difeso l’Italia e gli italiani». Tuttavia, il suo intervento contiene diverse inesattezze e omissioni sull’intera vicenda.

Ciò che Salvini dice e non dice

Matteo Salvini sostiene di essere «sotto processo e a rischio carcere perché in Parlamento la sinistra ha deciso che difendere i confini italiani è un reato». Questa dichiarazione contiene già due informazioni fuorvianti e due omissioni riguardo al suo caso.

La prima omissione e informazione fuorviante

L’omissione riguarda i veri reati per i quali Matteo Salvini è accusato, ossia sequestro di persona e rifiuto di atti d’ufficio per aver impedito, nel 2019, lo sbarco di 147 migranti dalla Open Arms a Lampedusa. Pertanto, risulta fuorviante affermare che sia accusato di aver “difeso i confini italiani”. I reati contestati non hanno nulla a che fare con la tutela dei confini del nostro Paese. Inoltre, non vi erano (e non vi sono tuttora) elementi per considerare pericoloso per il nostro Paese lo sbarco della Open Arms e dei 147 migranti a Lampedusa.

La seconda omissione e informazione fuorviante

La seconda dichiarazione fuorviante riguarda l’accusa alla “sinistra”, facendo intendere che quest’ultima lo abbia già in qualche modo condannato o lo voglia far condannare. Per spiegare meglio questo punto, bisogna evidenziare la seconda omissione di Matteo Salvini. Nel video, infatti, non menziona mai il Tribunale dei Ministri, l’unico organo competente a giudicare i reati contestati ai ministri. È stato proprio il questo Tribunale a richiedere l’autorizzazione al Parlamento per procedere contro l’allora Ministro dell’Interno. Inoltre, è solo questo organo a poter stabilire la colpevolezza o l’innocenza di Salvini. L’autorizzazione a procedere è stata concessa anche grazie al voto del Movimento 5 Stelle, che all’epoca era alleato della Lega nel governo Conte I.

Dati e date sbagliate

In merito alla narrazione su Open Arms, Matteo Salvini riporta un dato scorretto sul numero delle persone a bordo, sostenendo che vi fossero «164 clandestini». Tuttavia, secondo la requisitoria della Procura di Palermo nel caso Open Arms, si parla di «147 migranti». A differenza di Salvini, vengono definiti migranti e non clandestini. Quest’ultimo termine è utilizzato impropriamente per indicare i migranti irregolari, che potrebbero ottenere lo status di richiedenti asilo una volta presentata la richiesta giungendo nel territorio italiano.

Un altro errore commesso da Salvini riguarda la data di arrivo della Open Arms in prossimità delle coste italiane. Secondo il Ministro, l’imbarcazione sarebbe arrivata «davanti alle coste siciliane» il 20 agosto 2019. In realtà, come riportato nella requisitoria della Procura di Palermo, la Open Arms era giunta «in prossimità delle coste di Lampedusa nella notte tra il 14 e il 15 agosto 2019».

Le accuse a Open Arms e il viaggio in Spagna

Salvini sostiene che «per più di 20 giorni di navigazione nel Mediterraneo» la Open Arms avrebbe “trattenuto” «a bordo tutti questi clandestini, quando per raggiungere la Spagna sarebbero bastate 72 ore». Inoltre, afferma che l’organizzazione avrebbe «rifiutato per ben due volte lo sbarco dei clandestini in due porti messi a disposizione dalla Spagna» e avrebbe «rifiutato addirittura il soccorso di una nave militare inviata dal governo spagnolo».

Secondo Open Arms, non c’erano le condizioni per dirigersi verso la Spagna. Della stessa opinione era il comandante della marina Gregorio De Falco, come riportato nella requisitoria: «a fronte della sua esperienza, all’udienza del 15 settembre 2023 ha riferito che la Open Arms, in quelle condizioni, non era in grado di navigare ulteriormente e che “non avrebbe avuto senso giuridico, logico, umano, mandarli in Spagna”».

Nella requisitoria vengono riportate le parole del capitano della Guardia di Finanza Edoardo Anedda, riprese durante l’udienza del 17 dicembre 2021: «…il primo Pos proposto fu il porto di Algeciras, che si trova, diciamo, oltre lo stretto di Gibilterra, in Spagna, chiaramente il più lontano possibile, spagnolo, dalla posizione in cui si trovava la Open Arms e sicuramente in quelle condizioni era una distanza troppo lunga da percorrere, tant’è che successivamente la Spagna, evidentemente a seguito di alcune interlocuzioni anche a livello centrale, propose poi il porto di Mahon, quindi di Minorca, che è il porto più vicino, spagnolo, rispetto alla posizione in cui si trovava la Open Arms, però allo stesso modo, insomma, stiamo parlando di distanze piuttosto importanti, soprattutto considerato che, se non erro, il porto spagnolo fu individuato in data 18 agosto, fu proposto in data 18 agosto 2019, quindi stiamo parlando sempre di migranti, per i migranti soccorsi l’1 agosto, cioè dopo 18 giorni, quindi dopo 18 giorni intraprendere un ulteriore viaggio che sarebbe stato di almeno altri sette giorni, insomma, non … a mio avviso non c’erano le condizioni per farlo, in sicurezza».

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