“Il cioccolato ti rende snello!” Lo studio predatorio su “International Archives of Medicine”

6 months ago 38

Siamo nell’ormai lontano 2015, e il giornalista e divulgatore scientifico John Bohannon riesce a far pubblicare  “Il cioccolato ti rende snello” (“Chocolate with high cocoa content as a weight loss accelerator”, ovvero “Il cioccolato con molto cacao accelera la perdita di peso”) sull’International Archives of Medicine, una rivista di divulgazione scientifica fondata nel 2008.

"Il cioccolato ti rende snello!" Lo studio predatorio su "International Archives of Medicine"

“Il cioccolato ti rende snello!” Lo studio predatorio su “International Archives of Medicine”

Ovviamente Bohannon non si era bevuto il cervello: stava semplicemente compiendo quello che chiameremmo un “esperimento sociale”. Ovvero voleva dimostrare che la testata avrebbe pubblicato un c.d. studio predatorio, ovvero uno studio intenzionalmente fallato, inefficace ed erroneo sulla base ben poco scientifica di “L’autore me lo ha chiesto per favore ed ha pagato la sua quota”.

“Il cioccolato ti rende snello!” Lo studio predatorio su “International Archives of Medicine”

Abbiamo già parlato in passato degli studi predatori e di come essi funzionino, e spesso siano adoperati dalla c.d. “controinformazione” per divulgare le loro teorie.

Se basta semplicemente pagare la propria quota e accreditarsi, spesso impropriamente, per pubblicare su una rivista a caso, si acquisce un credito dinanzi al pubblico della Rete, imperito su concetti come l’impact factor e altre forme di valutazione dell’autorevolezza della testata.

Abbiamo già visto come il novax pentito Jim Laidler, allo scopo di dimostrare i metodi dei suoi ex “sodali”, sia riuscito a farsi pubblicare una segnalazione presso gli enti di farmacovigilanza per dimostrare che i vaccini gli avevano provocato “ipetrofia muscolare, crisi di rabbia, aumento della forza fisica e un colorito verde giada”: in pratica aveva dichiarato che i vaccini l’avevano tramutato nell’Incredibile Hulk, donandogli tutti i poteri del personaggio degli Avengers.

Spostandoci nel tema delle pubblicazioni predatorie su riviste, il ricercatore ed entomologo Matan Shelomi (Università di Taiwan), nel pieno del periodo in cui novax e complottisti erano pronti a spergiurare sull’esistenza del virus geneticamente modificato nei biolab decise di evidenziare i rischi delle riviste predatorie ottenendo la pubblicazione di un testo, firmato a diverse mani coi personaggi immaginari dell’anime (cartone animato giapponese) Pokémon per dimostrare che COVID19 era stato diffuso nel mondo dai simpatici animaletti virtuali, per l’esattezza dagli Zubat, teneri pipistrellini di colore blu facilmente reperibili nella maggior parte dei giochi e prodotti del franchise.

Ovviamente, se basta chiedere per piacere ed essere in regola con pagamento e scadenza, il tuo contributo difficilmente avrà valore scientifico.

In tutti questi casi non lo ha avuto, in questo caso non lo ha avuto.

Bohannon ha pubblicato una pubblica confessione in cui ammetteva di aver ingannato la testata (e tutti i giornali di stampa generalista che gli sono andati dietro) con buona ragione. Ispirato dai reporter televisivi Peter Onneken e Diana Löbl aveva deciso di dimostrare la possibilità non solo di ingannare l’uditorio “complottista” pubblicando su una rivista c.d. predatoria, ma trasformare una vera e propria fake news in una notizia inseguita dai giornali.

Lo studio era evidentemente fallato, pieno di errori logici, fattuali, matematici e biologici da matita blu, eppure fu accettato come “eccellente” e arrivato alla stampa fu divulgato in pompa magna con foto stock di fotomodelle bellissime pronte a ingurgitare cioccolata con fare tra il voglioso e il pornografico.

Per qualche glorioso giorno i titoli abbondarono: Bohannon ricorda anche che una delle testate offrì un “Fact checking” alternativo timidamente azzardando che “dipendeva dal tipo di cioccolata” quando sarebbe bastata una minima revisione per capire che no, era tutto una falsità.

L’epilogo

Lo studio fu rimosso dagli International Archives of Medicine, che si ritrovarono bacchettati nella Lista di Beall, una lista di quelle testate che pubblicano senza particolari controlli gestita dal bibliotecario Jeffrey Beall.

Tutti i giornali che avevano pubblicato in pompa magna la grande scoperta dovettero arretrare.

Ma non è stato abbastanza: oggi qualcuno ci ha ancora chiesto se è vero che il cioccolato fa dimagrire.

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