“Luke, io sono tuo padre”, e dietro questa citazione attribuita a Darth Vader da L’Impero colpisce ancora ci siamo spesso divertiti. Eppure la frase non è corretta, anche se ci ostiniamo a ripeterla. Gli esempi dell’effetto Mandela sono tanti e la storia dell’uomo è pieno di casi di falso ricordo collettivo che oggi andiamo a spiegare.
Un doveroso esempio
Uno dei tanti casi di falso ricordo collettivo è stato reso noto il 13 marzo 2023 dagli admin della pagina Facebook Recensioni Malsane Reloaded in questo post. Chi ha almeno 40 primavere sulle spalle ricorderà il programma Piccoli Fans condotto da Sandra Milo e andato in onda dal 1984 al 1989 su Rai 2.
Brevemente, Piccoli Fans portava in scena dei bambini che interpretavano le canzoni dei loro artisti preferiti. A fine puntata i più fortunati avevano l’occasione di incontrare il loro beniamino. Fatta questa doverosa premessa, Recensioni Malsane Reloaded riporta alla memoria un episodio curioso:
Molti di voi ricorderanno sicuramente un celebre episodio accaduto durante la trasmissione Piccoli Fans, quando un bambino (o una bambina?) che alla domanda: “Cosa fai con la tua fidanzatina?” ha risposto: “Quello che fa mamma con lo zio quando papà non c’è”.
Tanti di voi ricordano anche una rissa avvenuta in studio, altri uno schiaffo dato dal marito alla moglie, altri ancora ricordano addirittura il nome dello zio, che si chiamava Antonio.
Certamente una storia suggestiva, ma gli stessi admin intervengono per smentire tutto: “Ebbene, questo fatto non è mai accaduto“. Poco dopo gli autori parlano proprio dell’effetto Mandela. Nello stesso post è intervenuta la stessa Sandra Milo in un commento:
Molti ne parlarono ma nessuno lo vide di persona perché nonavvenne mai. Non so chi mise in giro questa leggenda metropolitana. Magari si trattò di un episodio di suggestione di massa. Posso affermare, senza timore di esser smentita, che in nessuna puntata dell’intero programma si verificò mai tale incidente.
Il falso ricordo collettivo, cos’è l’effetto Mandela
L’effetto Mandela è spiegato soprattutto sui portali specializzati in psicologia. Sul sito ufficiale del servizio Unobravo leggiamo che il falso ricordo è detto anche confabulazione. Non si tratta di una sindrome, ovviamente, quanto di un deficit della memoria che potrebbe nascere da un errore di rielaborazione dei ricordi.
La confabulazione non ha ancora una sua spiegazione definitiva, ma lo studio incrociato di più esperti dimostra che falsi ricordi sono legati “all’interpretazione della realtà mediata dal sentire comune“. C’è da ricordare, in primo luogo, che la nostra memoria non è mai affidabile al 100%.
Sul sito Santagostino Psiche leggiamo un esempio:
Lo psicologo infantile Jean Piaget aveva come primo ricordo l’esperienza di un tentato sequestro, avvenuto quando lui aveva due anni. La tata che si occupava di lui confermava la storia. Dopo tredici anni dal tentato sequestro, la tata confessò ai genitori di lui di avere inventato l’intero episodio.
Con questo esempio lo psicologo Riccardo Germani, autore dell’articolo, ci fa capire come il falso ricordo possa essere involontariamente indotto da una persona da noi ritenuta autorevole e per la quale nutriamo una certa fiducia. Ciò ci induce a credere a qualsiasi informazione arrivi da quella fonte. Quando il falso ricordo non è volontario, allora è indotto e intenzionale ma siamo già nel campo del gaslighting. Per approfondire questo aspetto vi rimandiamo a questo articolo.
Parliamo, quindi, di un’informazione che ha avuto un certo successo a seguito di un passaparola oppure di un errore da parte di una fonte autorevole, da parte dei mass media o anche semplicemente da parte di un personaggio noto attraverso una dichiarazione di dominio pubblico.
Perché si chiama “effetto Mandela”?
Secondo Rivista Studio l’effetto Mandela sarebbe il “padre di tutti i complotti“. Perché si chiama così?
Arlin Cuncic di Very Well Mind scrive che il termine è stato coniato nel 2009 da Fiona Broome, fino a quel momento convinta che Nelson Mandela – proprio quel Nelson Mandela – fosse morto negli anni ’80. La Broome non era soltanto confusa sulla morte del leader attivista, bensì giurava di ricordare le immagini dei suoi funerali.
Fiona Broome si accorse, in seguito, che la sua convinzione era la stessa di tante altre persone. Per questo raccolse altri falsi ricordi in un blog, Mandela Effect, ora offline. Oggi tutto il mondo del Mandela Effect è raccolto in 15 volumi dal titolo Mandela Effect Memories.
Nelson Mandela nel 2009 non era ancora morto, dato che l’attivista contro l’apartheid morì a Johannesburg nel 2013. Dal 1994 al 1999, inoltre, fu presidente del Sudafrica.
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