Il Gruppo Snam s.p.a., titolare del progetto del gasdotto Rete Adriatica, noto come il gasdotto dei terremoti per la frequenza degli eventi sismici lungo il tracciato appenninico interessato, minimizza impatti ambientali ed economici dell’opera in progetto.
Ecco la risposta.
Gruppo d’Intervento Giuridico (GrIG) – Marche
La Snam sostiene che vengono erogate compensazioni superiori a quelle previste in casi simili. Sostiene anche che non si tratta di un esproprio, ma di una servitù coattiva (costretta).
Sostiene anche che i suoi gasdotti sono “intrinsecamente sicuri”. Infine sostiene che il gasdotto linea adriatica è indispensabile per garantire autonomia energetica all’Italia.
Per ordine: il prezzo delle servitù è irrisorio se viene messo a confronto con la svalutazione delle aree interessate. Per esempio, immaginiamo una struttura di pregio come, ad esempio, uno dei begli agriturismi con piscina che ci sono sui nostri monti. Se il tracciato del metanodotto passa ad un centinaio di metri la svalutazione del bene puo’ essere dell’ottanta per cento. Per distanze inferiori possiamo ipotizzare che la svalutazione sia anche superiore. Inoltre, c’è da dire che il metanodotto provoca un’alterazione dell’ambiente definitiva (nelle aree montane, rocciose e/o boscose), quindi anche l’attività, che dobbiamo presumere azzerata durante i lavori, ben difficilmente potrà riprendere.Un gasdotto con oltre un metro e venti di diametro, con gas a 75 atmosfere è sicuro (forse) in aree pianeggianti; costruito in aree di montagna, franose e altamente sismiche è intrinsecamente pericoloso.
La Snam afferma che i suoi gasdotti resistono a qualsiasi cosa.
E infatti il gasdotto Rimini – San Sepolcro (giusto per fare un esempio) è esploso due volte in circa 20 anni. In entrambi i casi per “modesti movimenti del terreno”. L’ultima volta (2016) le fiamme, altissime, hanno illuminato il cielo notturno dalla Romagna fino all’Umbria e tutto è arso su un vasto perimetro. E meno male che si trattava di un “tubetto” da 26 pollici.
La Snam afferma che l’opera è sostenibile e grande attenzione si presterà al “ripristino” dell’ambiente naturale. Insomma, un po’ come andare dal carrozziere dopo un incidente. Sarebbe interessante sapere con quale spettacolare ( e spericolato) artificio sia possibile considerare sostenibile un’ opera che richiederebbe il taglio e l’eradicazione di diversi milioni di alberi su tutto il percorso.
Alberi che non neppure verranno ripiantati, visto che sul tracciato non ci possono essere boschi. Parlano di semplice servitù ma, di fatto, sarà un vero esproprio e molta gente si ritroverà con lo sgradito ospite vicino a casa. Il gasdotto passerà accanto ai centri abitati di Mercatello, Borgo Pace, Apecchio.
E, con buona pace dello sviluppo turistico, accadrà quello che la Regione Umbria, nell’ormai lontano 2006 mise nero su bianco: “L’intervento sia in fase di cantiere che di esercizio, comporta rilevanti problemi di natura paesaggistica in quanto il tracciato interessa solo in minima parte terreni agricoli pianeggianti, mentre la restante interessa un territorio variegato dal punto di vista geomorfologico ed estremamente delicato e di pregio sotto il profilo paesaggistico e ambientale.
Nella fase di cantiere gli impatti prodotti dall’opera, sia visibili che modificativi, risulteranno estremamente negativi, in quanto l’attraversamento di aree boscate con il consistente abbattimento della vegetazione, dei corsi d’acqua con l’abbattimento della vegetazione ripariale e lo scortico dei prati sommitali, non potranno essere attenuati con nessun accorgimento di mitigazione paesaggistica
Inoltre l’alterazione paesaggistica prodotta dall’opera, nonostante le misure di graduale ripristino ambientale previste nel progetto, rimarrà visibile per un tempo considerevole e costituirà un segno pregiudizievole per la salvaguardia dei caratteri paesaggistici del territorio umbro”.
Riguardo alla necessità di costruire il gasdotto, il consumo del gas in Italia è in declino costante dal 2005. Attualmente, la capacità di trasporto della rete nazionale è doppia rispetto al fabbisogno. E d’altronde, nel piano decennale 2020-2030, la stessa Snam ribadisce che “…..Per tali investimenti è essenziale che, ancor prima della loro realizzazione, venga definita la corretta allocazione dei costi (di entità rilevante e quindi con impatti tariffari presumibilmente rilevanti) in funzione dei benefici apportati ai singoli Paesi che ne risultano beneficiari. In altri termini, trattandosi di investimenti che non sono necessari a garantire il soddisfacimento della domanda nazionale, bensì con la funzione di incrementare la diversificazione delle fonti di approvvigionamento del resto d’Europa….”.
Insomma, la Snam, un tempo risorsa nazionale ed ora multinazionale con il profitto come missione, si accinge a realizzare “un opera” inutile e costosa, dagli effetti catastrofici sul territorio, con la creazione di potenziali situazioni di pericolo. Senza che i cittadini siano stati consultati ed informati, senza che abbiano partecipato al processo decisionale, come invece dispone la convenzione di Aahrus (ambiente per l’Europa– Aahrus (Danimarca 1998).
E cosa propone in cambio? Ai privati cifre comiche per svalutazioni talvolta milionarie, ai comuni zero, a fronte di svalutazioni incalcolabili di interi paesi e dell’intera area montana. Non c’è dubbio che si tratti di un grande affare. Per la Snam.
Gruppo d’Intervento Giuridico (GrIG) – Marche
da Il Resto del Carlino, 9 settembre 2024
“Cifre irrisorie per il metanodotto?. Sono più alte di quanto dovrebbero”.
Snam replica al movimento No tubo. “Gli espropri? Pochissimi. Più che altro, vincoli di servitù”.
Cifre ’irrisorie’ per i terreni interessati dalle opere? In realtà sono superiori a quelle stabilite per legge”. Così replica la Snam, a cui si deve la realizzazione del metanodotto che sta attraversando la dorsale Adriatica coinvolgendo, attraverso espropri di terreni, alcuni Comuni del nostro entroterra: Mercatello, Apecchio e Borgo Pace. La replica è conseguente alle accuse che erano arrivate da un comitato su uno dei punti più ‘sensibili’, quello degli indenizzi: “Non è corretto sostenere che Snam paghi ‘cifre irrisorie’ per i terreni interessati dalle opere. Anzi, nel corso degli incontri volti alla sottoscrizione di accordi bonari – scrive il colosso dell’energia –, le cifre proposte sono superiori a quelle stabilite per legge. I terreni – si precisa – non saranno oggetto di esproprio, eccezion fatta per poche aree dedicate agli impianti fuori terra, ma semplicemente soggetti a vincolo di servitù di gasdotto che una volta completati i lavori non comporta il cambio di destinazione d’uso e consente qualsiasi ripristino della situazione ante-operam, di cui sarà Snam stessa a farsi carico. Snam procederà a ripristinare in misura completa i luoghi interessati negli interventi”.
Questo il punto principale delle opere che sono in corso lungo l’Appennino provinciale, anche perché sono quelle che vanno a toccare il portafoglio. Snam tiene anche a sottolineare un punto di non poco conto e cioè quello della sicurezza: “L’infrastruttura è anche intrinsecamente sicura. Come per ogni altra sua opera, Snam segue le più restrittive normative nazionali e internazionali di riferimento, che garantiscono l’esercizio in condizioni di massima sicurezza, anche in presenza di eventi sismici o franosi. Tra le numerose sfide ingegneristiche che saranno affrontate durante la costruzione del gasdotto c’è l’utilizzo di tecnologie consolidate, come ad esempio attraversamenti mediante l’utilizzo di tecnologie trenchless (ovvero senza scavi a cielo aperto) che consentiranno di superare contesti geomorfologici complessi e zone antropizzate (zone abitate, ndr) riducendo il più possibile l’impatto ambientale. Inoltre, sarà posta massima attenzione al ripristino dello stato dei luoghi attraverso interventi per la tutela del paesaggio e della biodiversità. A titolo di esempio, l’intervento eseguito negli scorsi anni, per un’opera simile, sulle rive del fiume Marecchia, avendo messo in sicurezza l’alveo per la posa della condotta, ha fatto sì che il fiume non esondasse nemmeno durante l’alluvione del 2023”.
Insomma, anche attenzione alle tematiche ambientali. Quindi Snam spiega l’importanza dell’opera che ha in corso: “La realizzazione della Linea Adriatica – sottolinea – ha lo scopo di potenziare, sottoforma di una dorsale alternativa a quella attualmente esistente, la direttrice di trasporto del gas dal sud del Paese fino alle principali aree di mercato e agli stoccaggi del nord Italia, consentendo al sistema energetico italiano di accogliere quei flussi di gas addizionali in arrivo nei punti di importazione del sud e del centro Italia che negli ultimi due anni hanno contribuito in maniera decisiva a minimizzare la dipendenza dal gas russo. Il progetto, inserito nel capitolo RepowerEu del Pnrr, riveste un ruolo strategico per la sicurezza e la resilienza del sistema energetico nazionale, assumendo oggi ancor più rilevanza in considerazione dei mutati scenari geopolitici che richiedono di ridurre la dipendenza dalle forniture di gas naturale provenienti dalla Russia e, al contempo, di garantire la piena disponibilità di energia per famiglie e imprese, specie durante i picchi di consumi tipici delle giornate più fredde”.
da Il Resto del Carlino, 8 settembre 2024
Espropri per il metanodotto, risarcimenti ridicoli.
L’infrastruttura taglierà l’Appennino in zone paesaggisticamente importanti. “Per grandi appezzamenti ci danno mille euro”.
Il metanodotto che taglia l’Appennino è così necessario e sicuro? Quanto vale un esproprio di terreno in Appennino? È giusto pagare quella terra una cifra per la quale a Pesaro ti riderebbero in faccia?”. Gli espropri di cui si parla sono quelli partiti da qualche tempo tra Mercatello sul Metauro, Apecchio e Borgo Pace e questi sono solo alcuni dei dubbi del movimento “No Tubo“ che si è creato per tutelare l’Appennino dal progetto del colossale gasdotto Snam. Quest’opera attraverserà nove regioni per quasi 700 chilometri totali, tagliando l’Italia da Brindisi a Minerbio, in provincia di Bologna, per trasportare metano: “Si parla di un tubo di un metro di diametro che trasporterà idrocarburi a grandissima pressione – spiegano dal comitato No tubo –, una cosa che può potenzialmente anche essere pericolosa. Questo metanodotto entrerebbe in territorio provinciale provenendo dai boschi di Pietralunga, in Umbria, e continuerebbe per 11 chilometri in territorio di Apecchio, in zona prevalentemente boscosa, poi arriverebbe in territorio di Mercatello sul Metauro, avvicinandosi anche alle zone abitate, fino ad arrivare sotto a un luogo di pregio come Castello della Pieve. Da qui risalirebbe per alcuni chilometri in direzione Borgo Pace dove, dopo 2,5 chilometri, seguendo la direttrice di Passo della Spogna entrerebbe in Toscana, direzione Sestino. Il progetto, inoltre, non servirebbe a portare il metano in zone non servite dalla rete, come Mercatello, poiché è una grande infrastruttura di servizio e non per le utenze domestiche”.
Il metanodotto trasporterà gas a 76 atmosfere, passando in alcuni punti anche a 30 metri dalle case: “Saranno svalutate e messe a rischio – precisano i No Tubo –, una precedente esplosione di un gasdotto in provincia di Teramo ha infatti creato danni fino a cento metri di distanza, così come un recente episodio in Valmarecchia”. Nonostante di questo progetto si parli da anni e le associazioni ecologiste abbiano più volte protestato e inviato note critiche alle amministrazioni competenti, il progetto è partito nella nostra regione, come dimostrano gli espropri che continuano ad arrivare ai proprietari dei terreni. E questa è un’altra questione: “Per grandi appezzamenti di terreno Snam Spa riconosce cifre irrisorie, di poco sopra ai mille euro. Per quella cifra a Pesaro non si espropria nemmeno un fazzoletto di terra o un giardino. Eppure è qui che ci sono aria buona e nascono fiumi e ruscelli che ci danno acqua potabile. È questo il rispetto delle comunità locali? Quest’opera è dannosa, costosa e sovradimensionata per il consumo interno ma utile solo a creare profitti con l’esportazione del gas in Europa”.
(foto G.M., A.L.C., archivio GrIG)