Già nelle estati del 2010 – 2012, a un secolo di distanza dall’uccisione dell’ultimo esemplare alpino a Rhemes Notre Dame, nel 1913, il Gipeto (Gypaetus barbatus) si era nuovamente riprodotto in Val d’Aosta.
Ora la presenza cresce.
Il fulcro della presenza sulle Alpi è il parco nazionale del Gran Paradiso.
“È tornato recentemente a nidificare sulle Alpi e nel Parco Nazionale Gran Paradiso grazie ad un progetto di reintroduzione iniziato negli anni ‘80 che coinvolge molti Stati Europei. Negli ultimi vent’anni, circa 150 individui sono stati rilasciati sulle Alpi dove adesso è presente una piccola popolazione stabile. Attualmente nel Parco sono presenti 3 coppie”.
Grazie al progetto internazionale di reintroduzione del Gipeto, curato dalla Fondazione Pro Gipeto e in corso dal 1978, attualmente circa 220 esemplari volano e si riproducono sull’arco alpino, dalle Alpi Marittime alle Alpi Orientali.
Un lavoro di straordinario valore naturalistico e scientifico per migliorare la biodiversità, riportando il grande avvoltoio (può raggiungere i tre metri di apertura alare) nel suo habitat naturale.
Nel parco nazionale del Gran Paradiso sono presenti tre coppie, complessivamente una dozzina di esemplari volano su quelle zone alpine.
Il Gipeto è una specie esclusivamente necrofaga, ben il 90% della dieta è costituito da ossa, che talvolta fa cadere da altezza notevole per frantumarle e poterle ingoiare più facilmente.
Mentre il progetto internazionale di reintroduzione sulle Alpi sta avendo un grande successo, come non ricordare il tentativo di reintroduzione del Gipeto effettuato in Sardegna nel 2008.
Nidificante fino agli anni ’70 del secolo scorso, condotto all’estinzione da un assurdo bracconaggio ed erratico successivamente (grazie ad individui giovani provenienti dalla Corsica, dov’è presente), era stato reintrodotto sul Supramonte nel 2008 grazie all’iniziativa PIC INTERREG III A “Balbuzard” con cui la Provincia di Nuoro, in collaborazione con la Provincia dell’Ogliastra, aveva avviato il progetto di reintroduzione.
I primi tre esemplari liberati sono stati uccisi con i bocconi avvelenati e le relative indagini non hanno condotto all’individuazione dei responsabili.
Un’occasione persa, per ignoranza e barbarie.
Gruppo d’Intervento Giuridico (GrIG)
(foto Giles Laurent – Wikipedia)