Alzi la mano chi crede ancora nelle misure per l’ambiente della Commissione europea. La legislatura apertasi nel 2019, quando era fortissima la spinta delle piazze dei Fridays for Future guidate da Greta Thunberg, si avvia al termine, e molti dei provvedimenti messi in cantiere dall’esecutivo guidato da Ursula von der Leyen nell’ambito dell’ambizioso Green Deal sono stati annacquati o rimessi in discussione. Clima cambiato. Non quello atmosferico, che continua a riservare una serie crescente di eventi anomali e disastri naturali a ogni latitudine, e promesse di danni irreparabili per aria, acqua ed ecosistemi. Ma quello sociale e politico sì, almeno in parte. La pandemia prima, le guerre alle porte d’Europa poi hanno cambiato l’agenda, riportando al centro dell’attenzione dei cittadini-elettori le preoccupazioni economiche ed energetiche più immediate. Sino alla recente “ribellione” degli agricoltori di molti Paesi (anche) contro lo sforzo chiesto loro per limitare le emissioni nocive del comparto. Critiche e perplessità non di rado sfruttate – anche distorcendo la realtà – dai partiti di destra in cerca di consensi per le prossime elezioni europee. Eppure anche sul fronte opposto c’è chi non è affatto convinto di alcune delle misure chiave messe a punto dall’Ue in questi anni. Come Romano Prodi.
Un regalo alle destre?
Ieri sera l’ex premier ed ex presidente della Commissione europea stessa ha sciorinato senza troppi complimenti le sue critiche al Green Deal targato von der Leyen. Non è che finirà paradossalmente per regalare un trionfo alle destre in Europa, gli ha chiesto secco Corrado Formigli a Piazzapulita? «Se applicato senza buon senso sì», ha replicato senza indugi il professore. In che senso? «Il problema è che ogni politica deve essere applicata in modo appropriato», ha spiegato, riallacciandosi alla sua esperienza di illustre predecessore di von der Leyen. «Ho dedicato tante energie all’ambiente, dal Protocollo di Kyoto in poi, ma l’idea di puntare tutto su una sola tecnologia (l’elettrico, ndr), o che entro pochi anni non si possono più produrre più auto a combustione interna, lo trovo assolutamente sbagliato». Con il rischio, ha aggiunto Prodi, di provocare nei cittadini-elettori la reazione opposta a quella desiderata: il rifiuto delle politiche ambientali. L’ex premier ha poi criticato l’ambiziosa agenda verde della Commissione (uscente) anche sotto un profilo più globale: «Le politiche ambientali non possono essere solo italiane né solo europee, tutti insieme facciamo il 7-8% dell’inquinamento. Quindi bene se vogliamo fare la “nave-scuola”, ma attenzione, non possiamo andare al di là delle nostre possibilità», la critica “aggiuntiva” del prof a von der Leyen. Che da quando ha lanciato la sua ricandidatura alla guida della Commissione europea appare ogni giorno bersagliata da critiche di ogni provenienza.
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