Il TG4 avrebbe confessato che la sabbia del Sahara che nelle scorse settimane ha tinto di rosso auto, strade e panni stesi sarebbe un prodotto della geoingegneria usato allo scopo di oscurare il cielo. In realtà, non c’è stata alcuna confessione, bensì solo una precisazione sulla nomenclatura. La polvere sospesa nell’aria non può essere definita sabbia poiché è più sottile di questa. Ma proviene comunque dal deserto del Sahara e nulla c’entra con la geoingegneria.
Per chi ha fretta:
- Secondo alcuni post sui social, il TG4 avrebbe confessato che la polvere del Sahara rilevata nei cieli italiani in queste settimane è un prodotto della geoingegneria.
- In realtà, non c’è stata alcuna confessione.
- Il TG4 e altri media hanno precisato che la polvere del Sahara non può essere chiamata sabbia a causa della sua dimensione troppo minuta.
- Ciò non toglie che i granelli provengono dal deserto del Nord Africa e non sono un prodotto della geoingegneria.
Analisi
Vediamo uno screenshot di uno dei post oggetto di verifica. Nella descrizione si legge:
CONFESSA IL TG4, LA COSIDDETTA ‘PIOGGIA DI SABBIA’ NON È SABBIA E CREA GRAVI PATOLOGIE RESPIRATORIE.
I servi del mainstream, i criminali del fact checking e persino molti propagandisti di regime dai propri canali Social e YouTube, stanno come di consueto inventandosi completamente una narrazione falsa rispetto al fenomeno di oscuramento dei cieli cui siamo sottoposti.
In Italia questi criminali, per imbonire le masse, insistono sul fatto che si tratti di SABBIA DEL DESERTO e che qualsiasi altra spiegazione sia una bufala.
Peccato che lo studio comparativo bosniaco abbia dimostrato che NON SI TRATTA DI SABBIA DEL DESERTO e poiché all’estero la narrazione non parla di SABBIA DEL DESERTO, bensì di nanoparticolato e nanopolveri, qualcuno anche da noi incomincia a sentirsi “costretto” ad aggiustare le balle raccontate.
È il caso del TG4 che afferma che la COSIDDETTA PIOGGIA DI SABBIA NON È SABBIA e che provoca gravi problemi respiratori.
Abbiamo sempre ragione noi, ragazzi, sempre. Ciò che dobbiamo fare è far arrivare a tutti queste verità ed insieme possiamo farlo. Vi lascio anche il link di Twitter, aiutateci a diffondere, SMONTIAMO LE MENZOGNE DI QUESTI CRIMINALI.
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In realtà, è lo stesso servizio a spiegare perché quella mostrata non può essere chiamata sabbia. Il motivo è la dimensione dei granelli: mentre quelli della sabbia propriamente detta hanno un diametro – come specifica l’enciclopedia Treccani – tra i 2 e gli 0,06 millimetri, i granelli che arrivano trasportati dal vento hanno un diametro medio di 20 micron, ovvero 0,02 millimetri.
Nessuna confessione
La precisazione è stata fatta dal presidente della Società Italiana di Medicina Ambientale (Sima) Alessandro Miani citato da SkyTg24: «Ciò che arriva dal Sahara non è la sabbia, poiché i granelli per dimensione e peso non possono essere trasportati per lunghe distanze, bensì le polveri più sottili con un diametro medio di 20 micron che ricoprono il deserto nordafricano. Polveri che possono elevarsi fino a 10mila metri di altitudine ed essere trasportate per migliaia di chilometri, arrivando in Italia». Non c’è, dunque, alcuna confessione, solo una precisazione riguardante la nomenclatura di un fenomeno che è stato ampiamente e spesso correttamente descritto sui media nazionali ed internazionali, compreso Open (qui, qui e qui), concentrandosi sui possibili effetti sulla salute. Si tratta di granelli che arrivano dal deserto del Nord Africa e non di esperimenti di geoingegneria. Non c’è stata alcuna confessione.
Conclusioni
La geoingegneria non c’entra con la polvere del Sahara. Il servizio del TG4 autore della presunta confessione, semplicemente precisa che a causa delle dimensioni minute, il pulviscolo sospeso in queste settimane nei cieli d’Italia non può essere definito sabbia.
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