Verso la fine del 2023 ha cominciato a circolare un video che mostrerebbe un’azione di boicottaggio contro Zara, il noto marchio finito al centro della bufera per una campagna pubblicitaria ritenuta controversa. Nel filmato si vedono capi di abbigliamento ammucchiati per terra tra insegne luminose, una di queste con il nome del noto brand. I lettori di Bufale.net chiedono verifica.
Il video del boicottaggio contro Zara
“Dopo che Zara ha fatto un annuncio irrispettoso sul conflitto di Gaza, gli americani buttano via tutti i vestiti Zara davanti all’azienda”, questa la descrizione che accompagna le versioni postate in Italia del video che documenterebbe un’opera di boicottaggio contro Zara.
Il marchio, infatti, è oggetto di polemiche per uno spot in cui di vedono modelle circondate da manichini nascosti in sacchi bianchi, una scena che ricorderebbe i palestinesi morti sulla Striscia di Gaza. Per questo sui social è diventato popolare l’hashtag #BoycottZara. Il marchio ha chiarito che le riprese sono state fatte nel luglio 2023, dunque prima dei fatti del 7 ottobre, ma poco dopo ha ritirato lo spot.
Tornando al video, secondo alcune versioni negli Stati Uniti sarebbe dunque in corso un’azione di boicottaggio di massa nei confronti del marchio, e il filmato documenterebbe una di queste situazioni.
Il video è decontestualizzato
Il video, in realtà, non documenta un boicottaggio contro Zara negli Stati Uniti. Il video originale è stato postato il 16 novembre 2023 dall’account Vestiaire Collective su TikTok. Vestiaire Collective è una piattaforma di e-commerce che nel mese di novembre ha avviato una campagna chiamata Fast Fashion Ban (qui il comunicato) con lo scopo di sensibilizzare sull’impatto ambientale dei rifiuti della moda.
Con 92 milioni di tonnellate di tessuti inviati in discarica ogni anno, è giunto il momento di agire. Ecco perché, da oggi, bandiremo altri 30 marchi fast fashion da Vestiaire Collective, tra cui Zara, H&M, Gap, Abercrombie & Fitch, Mango, Urban Outfitters e Uniqlo.
Quindi?
Parliamo di disinformazione in quanto il video non è stato manipolato, bensì decontestualizzato: il filmato non mostra un’azione di boicottaggio contro Zara negli Stati Uniti, bensì una campagna del servizio Vestiaire Collective contro l’impatto ambientale dei rifiuti tessili dei grandi marchi, compreso Zara. Tra il filmato e il conflitto in Medio Oriente non vi alcuna attinenza.
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