«Il World Economic Forum (WEF) ha chiesto ai governi di vietare ai cittadini di coltivare il proprio cibo». Questa è in sintesi la tesi sostenuta da numerosi post online secondo l’organizzazione internazionale si sarebbe schierata contro la coltivazione domestica e e gli orti di piccola scala che «distruggono l’ambiente» per «fermare il riscaldamento globale».
Per chi ha fretta:
- Si sostiene che il World Economic Forum (WEF) abbia «chiesto ai governi di vietare ai cittadini di coltivare il proprio cibo».
- In realtà, il WEF non ha mai «chiesto ai governi di vietare ai cittadini di coltivare il proprio cibo» e non risulta schierato contro la coltivazione di orti urbani che vengono, anzi, incentivati attivamente.
- A dare vita alla notizia falsa è stato un articolo pubblicato sul sito Slay News.
Analisi
Vediamo lo screenshot di uno dei post oggetto di verifica (qui e qui altri esempi). Nella descrizione si legge:
LI ANDIAMO A PRENDERE ?????
Il World Economic Forum (WEF) chiede ai governi di vietare per legge alle popolazioni di coltivare il proprio cibo. Secondo il WEF, gli orti casalinghi distruggono l’ambiente e vanno vietati.
Che per loro siete gregge, bestiame, in che altro modo devono dirvelo?
#fuckWEF
L’articolo sul (poco affidabile) sito Slay News
Il contenuto rimanda a un articolo sul sito Slay News, nel quale viene espresso lo stesso concetto dei post. Il sito, secondo l’archivio specializzato Media Bias Fact Check ha un indice di affidabilità molto baso. Vi si legge: «Giudichiamo Slay News come di parte e discutibile improntato all’estrema destra, in quanto promuove teorie del complotto, pseudoscienza, propaganda di destra, scarse fonti, mancanza di trasparenza, verifiche dei fatti fallite e palese plagio».
Più nel dettaglio, nell’articolo si legge di una presunta ricerca condotta da esperti dell’Università del Michigan, finanziati dal WEF, che avrebbe rilevato emissioni di CO2 fino a cinque volte maggiori negli orti casalinghi rispetto alle coltivazioni industriali. La fonte citata è un articolo del Telegraph pubblicato nel gennaio 2024 in cui si leggono gli stessi numeri, ma scevri di qualsiasi riferimento al World Economic Forum.
Lo studio
Lo studio è stato pubblicato nel luglio del 2023 su Nature Cities. Un’analisi più attenta dello stesso studio è stata pubblicata nel marzo del 2024 anche sulla Bbc. Al suo interno viene fatto notare come nell’impatto carbonico calcolato per la frutta la verdura cresciuta con metodi industriali non siano stati calcolati, ad esempio, quello dell’imballaggio e del trasporto verso l’abitazione dell’acquirente. Inoltre, lo studio non si concentrava sugli orti domestici, ma su quelli comunitari, spesso allestiti negli appezzamenti di terra delle città. Il contesto generale da tenere a mente, è che l’intera produzione di frutta e verdura per il consumo umano non va oltre il 5% delle emissioni globali di CO2.
Perché il WEF non c’entra con l’inesistente divieto di coltivare il proprio cibo
Chiarito ciò. Lo studio non ha alcun legame con il WEF, che al suo interno non viene mai menzionato e non risulta essere tra i finanziatori. Jason Hawes ha dichiarato ai colleghi di AAP che «lo studio non ha ricevuto alcun supporto dal World Economic Forum, e noi (gli autori) non abbiamo alcun legame con il WEF». Hawes ha anche enfatizzato che la ricerca non ha lo scopo di scoraggiare o suggerire il divieto della coltivazione urbana e domestica, anzi, al suo interno – si legge ancora sulla Bbc – vengono dati dei consigli su come praticarla in maniera efficiente. Un portavoce del WEF ha confermato ai colleghi di Factly di non aver mai finanziato l’Università del Michigan o i suoi ricercatori e di non aver mai affermato di voler vietare la coltivazione urbana, che, per giunta, incentiva attivamente sul proprio sito tessendone le lodi.
Conclusioni
Uno studio travisato e un passaparola sconsiderato hanno dato vita a una notizia falsa. Infatti, il WEF non ha mai «chiesto ai governi di vietare ai cittadini di coltivare il proprio cibo» e non risulta schierato contro la coltivazione di orti urbani che vengono, anzi, incentivati attivamente.
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