In Italia l’86,7% della popolazione, circa 50 milioni, è digitalizzata e utilizza internet giornalmente. Quasi il 75% della popolazione è attivo sui social media. E’ quanto emerge dal 35° Rapporto Italia di Eurispes, appena pubblicato.
Gap e competenze
Lo studio rileva come nel paese esistano divari nell’utilizzo della Rete legati al genere, alla posizione geografica, soprattutto nel Mezzogiorno, e al titolo di studio. Divari per limitare i quali, suggerisce l’analisi un obiettivo cruciale è l’adeguamento dei sistemi educativi nell’ottica di una formazione continua (lifelong e lifewild learning), e più incentrata sullo sviluppo delle competenze digitali, adeguate alle esigenze del mercato del lavoro.
Quest’ultimo tema – quello delle competenze – diventa poi particolarmente rilevante allargando lo sguardo al contesto continentale. Se è vero che, sul fronte della transizione digitale, l’Italia avanza in Europa, guadagnando sull’indice Desi 5 posizioni dal 2017, il punteggio alla voce ‘human capital’ è più basso rispetto alla media.
Nel dettaglio, ricorda il rapporto, gli italiani che possiedono competenze digitali di base sono il 46%, laddove la media Ue si attesta al 54%. Inoltre, solo il 23% degli italiani ha competenze digitali avanzate, rispetto alla media Ue del 26% (dati Desi).
Le conseguenze dell’analfabetismo digitale in Italia, sottolinea Eurispes, si ripercuotono significativamente anche sul mondo del lavoro: anche la percentuale di specialisti digitali nella forza lavoro italiana (3,8%) è inferiore alla media europea (4,5%).
Social
In Italia i social network più utilizzati sono WhatsApp (73,9%), Facebook (67,5%), Telegram (34,4%) e Twitter (25,9%). Per quanto riguarda, invece, le piattaforme di condivisione multimediale, il primato è di YouTube (59,2%), seguito da Instagram (46,8%) e TikTok (26,5%). Il 23,2% degli italiani riferisce di usare Linkedin, un social molto legato alla professione e al lavoro. Sono di meno i fan di Pinterest (18,4%) e di Snapchat (11,7%). Tinder, Meetic, Badoo, ecc., interessano il 10% dei rispondenti, e una quota simile si collega su Onlyfans (9,7%).
Focus su Onlyfans
Il report ha guardato con particolare attenzione a Onlyfans. Spesso oggetto di critica da parte dei media perchè associato alla pornografia, la piattaforma è amatissima negli Stati Uniti e più in generale nei paesi di lingua inglese, mentre deve ancora affermarsi nel resto del mondo, Italia compresa.
Per il nostro paese non sono disponibili statistiche ufficiali se non quelle pubblicate da Google Trends che mostrano interesse per Onlyfans dal 2020. Fino a quell’anno le ricerche del sito o di informazioni su di esso erano praticamente nulle; a partire dal marzo del lockdown l’interesse ha iniziato costantemente a crescere, raggiungendo il picco proprio nei primi mesi del 2023.
Le cause della crescita vanno probabilmente ricercate, dice l’Eurispes, nell’attenzione che i media hanno riservato alla piattaforma, in particolare alla possibilità di arricchirsi facilmente utilizzandola.
Vantaggi e rischi social
Sono tre i motivi che portano le persone a scegliere di iscriversi a uno o più social: passare il tempo (23,5%), mantenere i contatti con i propri amici (21,4%), tenersi informati su argomenti ed eventi di proprio interesse (18,1%).
È stata rilevata una buona consapevolezza dei rischi connessi. Nel 69% dei casi si ritiene che i social possano incidere negativamente sulle interazioni sociali; il 66,6% dei rispondenti solleva la questione della dipendenza digitale, il 68,8% mette l’accento sul fatto che le piattaforme contribuiscano alla diffusione delle fake news e il 66,3% li ritiene pericolosi per la privacy. Un’altra questione preoccupante riguarda la navigazione in anonimato, che può incoraggiare comportamenti aggressivi, offensivi e intimidatori (66,9%).
Infine, per gli italiani l’uso dei Social è utile per il lavoro (64%); favorisce atteggiamenti razzisti e discriminatori (63,4%); deve essere regolamentato e sottoposto a maggiori controlli (56,2%); deve essere consentito solo ai maggiorenni (51%); stimola la creatività (47,8%). Per il 45,8% deve essere invece completamente libero e senza censure.
Lo smartphone
Il rapporto evidenzia anche che il 34,8% degli italiani concorda sul fatto che i ragazzi debbano ricevere uno smartphone il più tardi possibile. Per il 22,6% invece il range di età adatto per fornire uno smartphone è quello compreso tra i 14 ed i 15 anni, mentre il 16,6% dai 16 anni.
L’indagine ha registrato un aumento dell’utilizzo del telefono a letto, al risveglio o prima di dormire (73,3% rispetto al 59,2% nel 2018). Anche l’uso del telefono a tavola è oggi ancora più diffuso, sia quando si è da soli (dal 58,2% del 2018 al 64,4% del 2023) sia quando si è in compagnia (dal 31,6% del 2018 al 33,9% del 2023).
Cresce inoltre il numero delle persone che utilizzano il telefono quando si trovano ferme ai semafori (dal 30,6% al 32,7%), o alla guida (dal 23% al 28%). In molti continuano a usare il telefono camminando (dal 54,3% nel 2018 al
55,1% nel 2023).
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