Con l’incardinamento in commissione Finanze del Senato ha iniziato il suo iter parlamentare il ddl Capitali. Il disegno di legge è una vera e propria riforma di Piazza Affari e delle regole del mercato dei capitali, che punta a incentivare la quotazione di aziende, a diffondere l’azionariato della Borsa italiana e allargare la platea degli intermediari finanziari.
La riforma vuole da un lato avvicinare l’Italia agli standard europei, recuperando il gap in termini di dimensioni del mercato e del numero delle operazioni svolte, e dall’altro dare sostegno alla crescita delle imprese, aumentandone la competitivita’, attraverso il ricorso al mercato dei capitali. “Una struttura finanziaria piu’ sviluppata – ha dichiarato il ministro dell’Economia, Giancarlo Giorgetti – può agevolare la crescita dimensionale delle imprese e aiutarle a intercettare le opportunita’ che si stanno aprendo, anche a seguito dei cambiamenti radicali delle abtudini di vita e lavoro che abbiamo vissuto nel recente passato”.
Cosa prevede
Con le nuove norme si snelliscono e semplificano dunque le procedure del processo di quotazione, ritenute troppo complesse e dispensiose, e ci si avvicina alle disposizioni diffuse nelle altre piazze europee. Ma prevede anche altre novita’ di rilievo, come l’introduzione dell’educazione finanziaria nelle scuole, nell’ambito dell’educazione civica, grazie ad un piano triennale d’intesa con Consob e Bankitalia, finalizzata alla “partecipazione piena e consapevole alla vita civica, culturale, economica e sociale delle comunita’” da parte dei cittadini.
Tra le norme contenute nel provvedimento da ricordare, nell’ambito di un alleggerimento del Tuf – il Testo unico delle disposizioni in materia di intermediazione finanziaria -, quello dei criteri di trasparenza contabile e di adeguatezza di struttura organizzativa e dei controlli interni per le societa’ controllate costituite e regolate da leggi di Stati al di fuori dell’Unione europea; l’eliminazione del regolamento sui criteri di trasparenza e i limiti di ammissione alla quotazione in Italia di societa’ finanziarie il cui capitale e’ costituito solo da partecipazioni. In tema di aumenti di capitale si congela fino al 30 aprile 2025 la norma del codice civile che fissa in almeno 2/3 dell’assemblea la maggioranza rafforzata del voto favorevole, a condizione che sia rappresentata in assemblea almeno la meta’ del capitale sociale per gli aumenti di capitale con nuovi conferimenti (esclusi i casi di diritto d’opzione fino al 20% del capitale) e per l’attribuzione agli amministratori della facolta’ di aumentare il capitale.
In chiave europea, per rendere il voto plurimo in Italia piu’ in linea con quanto accade il altri Paesi, c’e’ poi l’aumento da 3 a 10 diritti di voto per azione in assemblea; sale poi da 500 mila euro a un miliardo il teto di capitalizzazione massima per le Pmi quote in Borsa, con l’obiettivo di allargare la platea, rendendo possibile la dematerializzazione delle azioni, come già avviene per le altre società quotate. Per gli investimenti in economia reale gli enti previdenziali privati e privatizzati potranno ora affiancarsi ai soggetti abilitati all’intermediazione, in base al Tuf. Si introducono infine norme innovative in materia di “svolgimento delle assembee di societa’ per azioni quotate” su cui l’Asr, l’Associazione stampa romana aveva espresso preoccupazioni e perplessita’, temendo il venir meno o la penalizzazione della garanzia della partecipazione alle assemblee da parte dei giornalisti.
Il percorso
Tornando all’iter parlamentare del ddl Capitali, varato lo scorso 11 aprile dal consiglio dei ministri, sono stati nominati come relatori i senatori Dario Damiani di Forza Italia e Fausto Orsomarso di Fratelli d’Italia. La commissione ha disposto un un ciclo di audizioni, che prenderanno avvio il prossimo 6 giugno per prolungarsi fino alla settimana del 19-25 giugno. Il presidente della commissione Massimo Garavaglia della Lega (nella foto) punta a concludere l’esame del provvedimento al Senato prima della pausa estiva.
Il testo dovrà passare poi all’esame della Camera: la maggioranza si pone come obiettivo la sua conversione in legge entro l’anno.
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