Comunicato Stampa Coordinamento No Inceneritore Fusina 06 gennaio 2023
La battaglia contro l’inceneritore di Fusina va avanti anche sul piano legale: nei giorni scorsi è infatti arrivata l’attesa notizia che il ricorso presentato alla Corte Europea dei Diritti dell’Uomo (CEDU) è stato finalmente registrato dalla cancelleria della Corte; dunque, dopo questo primo difficile vaglio, la causa sarà effettivamente sottoposta all’esame del Giudici di Strasburgo che valuteranno il merito delle contestazioni sollevate.
Il Coordinamento No Inceneritore Fusina esprime grande soddisfazione per questo primo risultato: “Lo avevamo promesso già all’indomani delle sentenze negative del TAR e del Consiglio di Stato che non ci saremmo fermati nemmeno sul piano legale. La promessa è stata mantenuta, e visto che non abbiamo trovato giustizia davanti alle giurisdizioni amministrative italiane tribunali, ora possiamo annunciare che la vertenza contro l’inceneritore di Fusina è formalmente approdata alla CEDU. Siamo molto contenti per questo risultato non scontato, che arriva dopo lunghe discussioni, faticosi approfondimenti, e dopo lo straordinario lavoro svolto dalle Avvocate Antonella Mascia e Ilaria Aquironi esperte in diritto internazionale e che ringraziamo pubblicamente. Il fatto che il TAR e il Consiglio di Stato non siano entrati nel merito delle nostre contestazioni, e che abbiano liquidato i nostri ricorsi affermando pretestuosamente che né le associazioni, né le persone che abitano vicino all’impianto sarebbero legittimate a ricorrere, rappresenta un fatto grave non solo per noi e per la vicenda in sé, ma anche perché costituisce un pericoloso “vulnus democratico” che non può e non deve essere sdoganato. Certamente c’è stata un po’ di preoccupazione per l’ulteriore sforzo economico da sostenere, soprattutto a causa delle decine di migliaia di euro di spese legali che siamo stati condannati a pagare dai giudici italiani; ma lo straordinario sostegno ricevuto in poco tempo da tantissimi cittadini, comitati e associazioni ci ha convinto che era giusto e sacrosanto non darsi per vinti”.
La nuova causa alza il tiro perchè pone il problema proprio sul piano del Diritto, e in particolare dei Diritti Umani, sui quali ha diretta competenza la CEDU. Ad essere chiamato direttamente in causa questa volta è lo Stato italiano, in quanto tramite le sue articolazioni istituzionali e giudiziarie, avrebbe negato diritti fondamentali ai ricorrenti.
Articolate e molteplici le contestazioni mosse nel ricorso in relazione alla Convenzione Europea dei Diritti dell’Uomo. In primo luogo è stata richiamata la violazione dell’art. 6 della Convenzione perché i respingimenti dei ricorsi al TAR e al Consiglio di Stato si sono basati sul vizio di legittimazione dei ricorrenti senza entrare nel merito dei rilievi posti dagli stessi, e ciò rappresenta di fatto un problema di accesso a un tribunale.
Importante poi la possibile violazione dell’art. 10 della Convenzione riguardo all’accesso pieno e tempestivo a tutte le informazioni tecniche e ambientali attinenti al progetto, visto che l’iter di approvazione è stato caratterizzato da molte lacune documentali, nonché da ritardi e anomalie nelle diverse fasi del procedimento. E’ stata poi eccepita la violazione dell’art. 8 della Convenzione in merito al diritto dei ricorrenti persone fisiche di vedere tutelata la loro vita privata e di poter vivere in un ambiente sano, visto e considerato che gli impatti ambientali generati dall’inceneritore potrebbero compromettere ulteriormente e in modo significativo la qualità di vita e la salute, in un contesto già gravemente degradato dal punto di vista ambientale.
Si confida ora che per le tematiche di particolare rilievo la trattazione della causa da parte dei Giudici di Strasburgo possa avvenire in tempi brevi.
Intanto i comitati annunciano che sono in fase di studio ulteriori azioni legali sia a livello europeo, sia a livello nazionale in particolare per quanto riguarda alcuni aspetti che potrebbero avere rilievo penale.
Parallelamente continua la raccolta di firme per chiedere una nuova valutazione sulla ricaduta delle emissioni gassose dopo il parere dell’Istituto Superiore di Sanità che smonta lo studio commissionato da Veritas, e la misurazione di tutte le sostanze in uscita dai camini, in particolare la misurazione dei PFAS. Una richiesta quest’ultima che trova ulteriore sostegno nell’Ordinanza emessa dal Sindaco di Legnago solo pochi giorni fa, con la quale viene chiuso il camino della ditta Chemviron che emetteva queste pericolose sostanze in aria.
Al via anche la nuova campagna di autofinanziamento con la cena vegana in programma il 13 gennaio presso il Centro Sociale Rivolta a Marghera, preceduta da un’assemblea aperta alle ore 18.30 per fare il punto della situazione e presentare il progetto SPESA SBALLATA finalizzato alla riduzione della produzione di rifiuti (info e prenotazioni sulla pagina Facebook del Coordinamento No Inceneritore Fusina, oppure con SMS al numero 340-8369979).
Coordinamento No Inceneritore Fusina:
Comitato Opzione Zero, Medicina Democratica, Assemblea contro il rischio chimico Marghera, Malacaigo, Ambiente Venezia, Ecoistituto Alex Langer, Eddyburg, Cobas autorganizzati Comune di Venezia, Società della cura Venezia, Quartieri in Movimento, Mira 2030, FFF Venezia-Mestre, Forum dell’Aria, Comitato Difesa Ambiente e Territorio Spinea, Marghera Libera e Pensante, WWF Venezia, Comitato No Grandi Navi, Associazione Valore Ambiente, Associazione APIO onlus, Coordinamento associazioni ambientaliste Mares Mogliano, Associazione Progetto Nascere meglio Mestre, Casa del Popolo Cà Luisa, Movimento Decrescita Felice – circolo di Venezia- Movimento PFAS-Land