Rendere le imprese europee più forti e competitive sui mercati globali, nei settori strategici della green economy, dalle fonti rinnovabili alle batterie per veicoli elettrici, in modo da sviluppare le tecnologie pulite e innovative made in Eu.
Questi gli obiettivi del nuovo piano industriale “verde” presentato oggi, mercoledì 1° febbraio, dalla Commissione europea, con una comunicazione (link in basso).
È la risposta ai grandi programmi di investimento nelle energie rinnovabili di altri Paesi, dagli Usa alla Cina, soprattutto al maxi piano di Biden (Inflation Reduction Act) da 369 miliardi di $ che punta a far decollare negli States la produzione di pannelli solari, turbine eoliche, auto elettriche, pompe di calore e altri componenti, grazie a un massiccio utilizzo di crediti di imposta.
Bruxelles quindi ha lanciato la sua contromossa, annunciata a Davos a metà gennaio dalla presidente della Commissione, Ursula von der Leyen.
Il piano, spiega una nota, si basa su quattro pilastri: un quadro normativo semplificato, accesso accelerato ai finanziamenti, miglioramento delle competenze dei lavoratori, scambi commerciali aperti per rafforzare le catene di approvvigionamento.
Come anticipato (si veda Industria green, la risposta Ue all’IRA Usa rischia di penalizzare l’Italia), la Commissione proporrà una nuova legislazione industriale, battezzata Net-Zero Industry Act, con cui fissare obiettivi per le capacità produttive al 2030, in alcuni settori strategici per un futuro net-zero (a zero emissioni nette di CO2), come appunto le rinnovabili e le batterie al litio.
Le nuove norme, precisa Bruxelles, dovranno garantire autorizzazioni semplificate e rapide e saranno integrate da altri due provvedimenti: una legge sulle materie prime critiche, al fine di potenziare le filiere industriali europee per la lavorazione, raffinazione e riciclo di litio, cobalto, nickel e altri metalli; la riforma del mercato elettrico interno, dando un ruolo di maggiore rilievo alle rinnovabili.
Altro capitolo è quello dei finanziamenti, che nelle ultime settimane ha fatto scontrare i Paesi “frugali”, Germania in testa, con quelli che invece hanno minore potenza finanziaria a causa di un elevato debito pubblico nazionale, Italia in primis.
I frugali, infatti, sono contrari alla proposta di istituire un nuovo fondo sovrano europeo per aumentare i finanziamenti agli Stati membri. Ma questa chiusura finirebbe per penalizzare chi ha conti pubblici in sofferenza e quindi avrebbe difficoltà a concedere sussidi alle imprese senza aiuti europei.
La Commissione, si spiega, consulterà gli Stati membri per istituire un nuovo quadro temporaneo per gli aiuti di Stato in materia di crisi e transizione – da mantenere in vigore fino al 2025 – per semplificare le procedure con cui concedere sussidi ai progetti delle rinnovabili e così attirare maggiori investimenti produttivi sul territorio europeo.
La Commissione, inoltre, punta a rendere più facile, per gli Stati membri, accedere ai fondi Ue esistenti – REPowerEU, InvestEU, Fondo innovazione – per finanziare le tecnologie pulite.
La proposta del fondo sovrano dovrebbe arrivare “prima dell’estate 2023” con la revisione del quadro finanziario pluriennale. Ciò dovrebbe assicurare una parità di accesso ai finanziamenti per tutti gli Stati membri, frugali e non frugali, ed evitare che si creino eccessivi divari economici sul mercato interno europeo.
Intanto, per aiutare i Paesi ad accedere ai fondi REPowerEU, la Commissione ha adottato nuovi orientamenti sui piani per la ripresa e la resilienza, che illustrano il processo di modifica dei piani esistenti e le modalità per definire i capitoli di spesa.
Infine, per quanto riguarda gli altri due pilastri – competenze e scambi commerciali aperti – la Commissione proporrà, in particolare, di istituire accademie industriali net-zero per avviare programmi di riqualificazione delle imprese e del personale; inoltre, continuerà a sviluppare la rete Ue di accordi di libero scambio e altre forme di cooperazione con i partner economici internazionali, per sostenere la transizione verde.
Bruxelles poi proteggerà il mercato unico dal commercio sleale nelle tecnologie pulite, utilizzando i suoi strumenti per garantire che le sovvenzioni estere non distorcano la concorrenza.