Industrie net zero: i nuovi obiettivi Ue e come raggiungerli

1 year ago 48

Obiettivi ambiziosi che rischiano di non essere raggiunti per mancanza di strumenti finanziari adeguati, con cui sostenere il necessario boom di nuovi volumi produttivi nel fotovoltaico, nell’eolico e negli altri settori chiave della transizione energetica.

Possiamo riassumere così i commenti delle associazioni europee delle rinnovabili, alle due proposte di regolamento con cui Bruxelles punta a rilanciare le tecnologie pulite, il Net-Zero Industry Act e il Critical Raw Materials Act (entrambi in consultazione da oggi, lunedì 20 marzo, fino al 15 maggio 2023, per poi avviare i negoziati tra Parlamento e Consiglio Ue).

I principali obiettivi

Il principale obiettivo del regolamento sulle industrie net-zero è produrre “in casa” entro il 2030 almeno il 40% delle tecnologie considerate strategiche.

La regola del 40% di “made in Europe” si dovrebbe applicare a otto gruppi di tecnologie: solare fotovoltaico e solare termico, eolico a terra e offshore, batterie e sistemi di accumulo, pompe di calore e geotermia, elettrolizzatori e celle a combustibile, biogas/biometano sostenibili, tecnologie di rete, cattura, utilizzo e stoccaggio del carbonio (CCS, Carbon Capture and Storage).

Si fa riferimento non solo ai prodotti finali e assemblati, ma anche ai singoli componenti, come wafer e celle per il fotovoltaico, pale e torri eoliche.

Sono previsti i seguenti target di capacità produttiva annuale al 2030: 30 GW di fotovoltaico, 36 GW di eolico, 31 GW di pompe di calore e 550 GWh di batterie.

Il regolamento sulle materie prime critiche fissa poi una serie di obiettivi volontari al 2030 a livello Ue, in termini di percentuali di capacità domestica in rapporto al consumo annuo di determinate materie prime, tra cui litio, cobalto, nickel e altre:

  • almeno il 10% per l’estrazione;
  • almeno il 40% per la lavorazione/raffinazione;
  • almeno il 15% per il riciclo.

Si prevede poi che la Ue non debba dipendere, da un singolo Paese terzo, per più del 65% del suo fabbisogno di qualsiasi materia prima strategica, sia grezza che in qualunque stadio intermedio di lavorazione.

I progetti strategici selezionati avranno autorizzazioni più rapide: 24 mesi per i permessi di estrazione e 12 mesi per i permessi di lavorazione e riciclaggio.

Il nodo dei finanziamenti: reazioni e proposte

Un punto critico del piano industriale net-zero è quello dei finanziamenti.

Le indicazioni di Bruxelles sono ancora un po’ generiche. La Commissione, in una nota, ha sottolineato che il nuovo quadro temporaneo di crisi e transizione darà agli Stati membri maggiore flessibilità per concedere aiuti finanziari alle energie green, con procedure accelerate e semplificate.

Nell’ambito degli aiuti di Stato si potrà anche usare una parte dei ricavi del mercato ETS.

Si parla anche di sostegni provenienti dai diversi programmi di finanziamento Ue, come il dispositivo per la ripresa e la resilienza, InvestEU e il Fondo per l’innovazione; una risposta “più strutturale” alle esigenze di liquidità dovrebbe poi arrivare con il Fondo di sovranità, i cui dettagli però restano da definire.

Ma le associazioni evidenziano alcuni problemi.

SolarPower Europe teme che la proposta della Commissione offra “un bastone ma non una carota”, dove il bastone è rappresentato dal target di ridurre gli approvvigionamenti di materie prime e prodotti realizzati in Paesi extra Ue, in particolare in Cina.

Mentre la carota è data dalle opportunità di finanziamenti e incentivi alle tecnologie pulite made in Europe.

“Abbiamo bisogno di un veicolo finanziario dedicato per la produzione solare europea”, afferma l’associazione del FV, come un fondo o uno strumento azionario Ue che copra sia i costi di investimento che i costi di gestione.

Il punto, rimarcato anche da WindEurope, è che non si possono costruire gigafactory delle rinnovabili in tempi rapidi senza adeguato sostegno finanziario.

“Oggi non abbiamo abbastanza fabbriche e infrastrutture per costruire e installare i volumi che l’Europa vuole”, afferma Giles Dickson, amministratore delegato dell’associazione europea dell’eolico.

Il nuovo Fondo sovrano per sostenere le filiere industriali green dovrebbe essere proposto in estate. Intanto, come strumento ponte, la Commissione raccomanda di sfruttare il Fondo Ue per l’innovazione, ma il piano net-zero “non dice come funzionerà”.

Tra l’altro, osserva WindEurope, tale fondo è eccessivamente focalizzato sulle innovazioni tecnologiche, piuttosto che sull’effettivo potenziamento delle catene di fornitura esistenti.

Ma ora l’Europa ha bisogno soprattutto di aumentare i volumi produttivi, e di farlo anche in fretta.

Read Entire Article