Il 6 febbraio Ita è stata ancora protagonista di un’importantissima sentenza della Corte di Appello di Roma che ha ribadito la discriminazione subita da due colleghe nella mancata assunzione in ITA, a partire da fine 2021, quando erano rispettivamente in maternità e in gravidanza.
ITA è condannata a versare un ulteriore risarcimento dei danni alle ricorrenti ma, soprattutto, riconosce alle colleghe assistenti di volo, di essere “assunte” nella Compagnia Aerea di Stato. Tale discriminazione era già accertata dal giudice era stata successivamente messa in discussione in opposizione.
La Corte di Appello di Roma, però, riforma in positivo e supera il primo giudizio già favorevole alle lavoratrici utilizzando nella causa anche le tesi difensive prodotte in favore delle lavoratrici dalla Consigliera di parità della città metropolitana di Roma.
Dichiara la Corte di Appello di Roma, che applicando le previsioni di legge “ne consegue l’ accoglimento della domanda volta alla cessazione del comportamento e degli effetti discriminatori che non può che essere integrato se non con la selezione e successiva assunzione delle candidate. ”
Anche nelle aule di Tribunale vediamo incrinarsi un teorema contro i lavoratori e le lavoratrici che chiedono la reintegrazione nel posto di lavoro e la restituzione, nella loro totalità, delle condizioni prima godute.
Quindi ancora un punto segnato grazie anche agli avvocati Verdura, Laratta e Romanotto va il riconoscimento di aver individuato la possibilità di portare alla vittoria giudiziale le nostre 2 colleghe assistenti di volo.
Infine va sottolineato come anche questa sia un’altra sentenza che dovrebbe far arrossire quelle OO.SS.
che non solo hanno taciuto sull’operato di una dirigenza aziendale allo sbando, pur sapendo cosa si stesse scaricando sulle spalle dei lavoratori, gestendo la fase di “decollo” e reclutamento del personale di ITA a stretto contatto con i “selezionatori” (…a tale proposito esistono decine di testimonianze e anche qualche eclatante registrazione!).
Oggi più che mai si evidenzia lo scempio della costruzione artata della “discontinuità” compiuto dai governi che si sono succeduti nella gestione della crisi Alitalia che hanno visto il sindacato confederale e di categoria coinvolto e complice nella sottoscrizione di accordi che dovevano blindare i passaggi chiesti dalla UE ed utilizzati come puntello per costruire una difesa che non tiene. Il Paese ancora sopporta il carico di ammortizzatori sociali usati per espulsioni di migliaia di persone quando nessuno chiede conto ad Ita di assunzioni dal mercato. I prossimi appelli previsti a marzo speriamo diano la dimostrazione che quanto richiesto dai dipendenti non solo è sacrosanto ma anche dovuto con gli interessi.
USB Lavoro Privato