Gli scienziati sono persone pazienti: così tanto da iniziare cose come l’esperimento della goccia di pece sapendo che molti di loro non potranno mai vederne il risultato.
Nel 1927 il professore e ricercatore Australiano Thomas Parnell si fece una domanda: la pece è da considerarsi un materiale solido, o un fluido estremamente viscoso? Se sì, quanto viscoso?
Versò così della pece in un imbuto sigillato, lo lasciò immobile per tre anni e solo nel 1930 aprì un foro nel beccuccio in fondo lasciando la pece libera di scorrere.
Il professor Parnell non vedrà mai la fine del suo esperimento, essendo morto nel 1948.
Riuscirà però a vedere la prima goccia di pece cadere, dimostrando che la pece è un fluido, nel 1938, seguita dalla seconda nel 1947. Ma l’esperimento doveva continuare
L’esperimento della goccia di pece: 97 anni e non sentirli
Nel 1961 fu assegnato un nuovo curatore, il professor John Mainstone, nato nel 1935 e morto a sua volta di ictus nel 2013.
Mainstone fu però alquanto sfortunato nella sua tenuta: nonostante la sua raccomandazione di farne una pubblica esibizione, Mainstone perse la caduta della sesta, la settima e l’ottava goccia, quelle assegnate sotto la sua tenuta formale.
Terza, quarta e quinta caddero senza un curatore ufficiale nel ’54, nel ’62 e nel ’70: nel’aprile del 1979 Mainstone era a casa per il finesettimana, il tre giugno del 1988 Mainstone era ad un convegno e la webcam che aveva fatto installare assieme ad un sistema di climatizzazione per cercare di mantenere le temperature più stabili ebbe un malfunzionamento facendogli perdere la scadenza del 2000.
La nona goccia cadde nel 2014, mentre veniva cambiato il recipiente ormai pieno che stava raccogliendo le altre gocce, causando il distacco della stessa (che già però stava toccando l’ottava).
Il compianto Mainstone era già morto da un anno e perse anche questa goccia.
Sotto la tenuta del curatore Andrew White l’apparato di webcam è stato potenziato e l’esperimento è ancora visibile all’Università del Queensland.
Gli effetti dell’esperimento
L’esperimento, replicato anche in altre università, ha consentito ad esempio di stimare la viscosità della pece in circa 230 miliardi di volte quella dell’acqua.
È anche valso ai compianti Mainstone e Parnell un premio IgNobel nel 2005, il premio rilasciato a quelle ricerche che per quanto “buffe” e un po’ assurde accendono l’amore per la scienza ed una menzione nel Guinness dei Primati per l’esperimento più longevo, con materiale per continuare l’esperimento per almeno altri cento anni.
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