L’ombra del sabotaggio su Nord Stream: l’infondato articolo del Pulitzer Hersh che incolpa Usa e Norvegia

1 year ago 86

Secondo Seymour Hersh, giornalista investigativo americano già Premio Pulitzer nel 1970, dietro la fuga di gas dal Nord Stream ci sarebbe un sabotaggio orchestrato dagli Stati Uniti in collaborazione con la sola Norvegia, sfruttando come copertura un’esercitazione annuale NATO nel Mar Baltico. Ne parla attraverso un articolo a sua firma pubblicato su Substack, una servizio che offre newsletter a pagamento e non su una vera e propria testata giornalistica. La sua fonte? Una soltanto e anonima, ma non è l’unico problema dell’intera narrazione.

Per chi ha fretta

  • Seymour Hersh basa la sua argomentazione su un’unica fonte anonima.
  • L’articolo pubblicato su Substack è ricco di dettagli su ogni elemento della fantomatica operazione segreta. Gli stessi dettagli smentiscono la narrazione.
  • I mezzi indicati nella storia risultavano non operativi o non in uso durante le esercitazioni NATO citate come “copertura”.
  • L’articolo presenta diversi avvenimenti infondati, inclusa un’impossibile collaborazione con gli americani nella guerra del Vietnam da parte del segretario della NATO Jens Stoltenberg.

Analisi

Hersh introduce l’argomento citando il Diving and Salvage Training Center (NDSTC), un centro di addestramento degli Stati Uniti dove vengono preparati sommozzatori altamente qualificati per la bonifica di ordigni esplosivi (EOD) e ingegneri subacquei per la marina americana. Fatta questa introduzione, utile a sostenere una certa preparazione d’élite, il giornalista racconta di un’esercitazione NATO BALTOPS 22 dello scorso giugno 2022 che sarebbe stata usata come copertura per piazzare degli esplosivi nei gasdotti Nord Stream. Secondo la sola e unica fonte anonima, gli ordigni sarebbero stati innescati a distanza verso fine settembre per non destare sospetti.

Una storia subito etichettata come completamente falsa dal portavoce della Casa Bianca, Adrienne Watson, contattata per un commento dallo stesso giornalista. Dello stesso parere anche Tammy Thorp, portavoce della Central Intelligence Agency (CIA). Risposte che, evidentemente, non hanno convinto il Premio Pulitzer, il quale prosegue la narrazione con un’altra lunga introduzione geopolitica per sostenere un interesse americano (e della NATO) nel sabotare l’infrastruttura.

Nella seconda parte dell’articolo, Hersh inizia finalmente a raccontare la sua versione sulla fantomatica operazione. Secondo la sua unica fonte (anonima), l’operazione sarebbe partita da una base NATO in Norvegia, uno dei primi Paesi firmatari dell’alleanza atlantica, individuando quella che sarebbe stato il luogo più favorevole per piazzare gli esplosivi, il largo di Bornholm. Al fine di non attirare l’attenzione delle marine danesi e svedesi, americani e norvegesi avrebbero organizzato un’esercitazione subacquea di posizionamento e distruzione mine a largo dell’isola di Bornholm durante la BALTOPS 22, l’evento annuale della NATO nel Mar Baltico.

Secondo l’articolo di Hersh, l’esplosivo sarebbe stato piazzato in gran segreto durante l’esercitazione per poi essere innescato da una boa sonar lanciata da un aereo P8, capace di emettere dei suoni a bassa frequenza «molto simili a quelli emessi da un flauto o da un pianoforte». Il 26 settembre 2022, un aereo di sorveglianza P8 della Marina norvegese avrebbe sganciato la boa durante un volo di routine.

Gli errori che smentiscono la narrazione

Al fine di attuare l’operazione durante l’operazione NATO, la Norvegia avrebbe dovuto installare gli esplosivi con una dragamine. Come spiegato da Joe Galvino, esperto OSINT del The Outlaw Ocean Project, sono tre le imbarcazioni “Alta class” in possesso della marina norvegese, ossia il modello citato da Hersh seguendo la sua fonte. Secondo i dati pubblicamente disponibili, nessuna di queste avrebbe preso parte dell’esercitazione BALTOPS 22. Galvino è riuscito tuttavia a individuare un’imbarcazione “Oksay-class“, ma il suo percorso risulta incompatibile con la narrazione della fonte anonima del Premio Pulitzer.

February 8, 2023

L’analista Oliver Alexander riporta un altro dato: oltre alla distanza tra il percorso del mezzo e il luogo della perdita, l’imbarcazione «non rallenta mai in modo significativo» e non risulta possibile che possa supportare quelle immersioni. Infatti, sempre secondo i conti dell’analista, tali distanze avrebbero richiesto almeno 3 immersioni separate per completare la fantomatica missione («Additionally as the three explosive locations were all miles apart, they would require at least 3 separate dives to accomplish the mission»).

Per quanto riguarda l’aereo P8, nessuno di quelli in dotazione dall’esercito norvegese aveva sorvolato l’area e non risultano voli nel periodo indicato. Non solo, nessun aereo P8 dell’esercito norvegese avrebbe effettuato un volo di routine in quell’area in quanto questo modello inizieranno i pattugliamenti a partire dal 2023. Risulta però un P8 americano, giunto sul posto oltre un’ora dopo la prima esplosione e dunque troppo tardi per essere ritenuto responsabile del fantomatico lancio di una boa.

Nel suo articolo su Substack, Hersh sostiene che il segretario della NATO Jens Stoltenberg avrebbe collaborato con l’intelligence americana sin dalla guerra del Vietnam. C’è un problema: quel conflitto ebbe inizio nel 1955, quattro anni prima della nascita dell’ex premier norvegese, per poi concludersi nel 1975, quando aveva 16 anni. Sarebbe bastato leggere la pagina Wikipedia a lui dedicata per individuare questi particolari, inclusa la definizione «convinto anticomunista» datagli da Hersh. Sarebbe bastato leggere anche le testate norvegesi, come The Local, dove vengono raccontate le serate adolescenziali di Jens Stoltenberg e un libretto di canzoni con una foto di Lenin in prima pagina.

Non è la prima volta per Seymour Hersh

Come abbiamo visto in passato, vincere un prestigioso premio come il Pulitzer o il Nobel (vedasi il caso Luc Montagnier) non significa ottenere una credibilità permanente per qualsiasi successiva pubblicazione. Seymour Hersh ottenne il premio nel 1970 per aver svelato il massacro di My Lai durante la Guerra del Vietnam (non si comprende, vista questa esperienza, come possa aver collegato al conflitto Jens Stoltenberg), mentre nel 1981 pubblicò sul The New York Times una lunga smentita per aver pubblicato una teoria del complotto sull’ex ambasciatore Usa in Cile Edward M. Korry e il colpo di Stato cileno del 1973. Nel 2017 venne ampiamente contestato, in particolare da Bellingcat e dal Guardian, per le infondate affermazioni sull’attacco chimico di Khan Sheikhoun del 4 aprile 2017 in Siria.

Conclusioni

L’articolo pubblicato su Substack, a firma Seymour Hersh, non riporta alcuna prova a sostegno della narrazione. Il giornalista premio Pulitzer nel 1970 riporta diversi dettagli che gli avrebbe fornito una fonte anonima, ma questi risultano del tutto errati.

Valutazione: “FALSO” – «Contenuto senza nessuna base nei fatti. Teorie del complotto che attribuiscono la causa di un evento all’opera segreta di individui o gruppi, che possono citare informazioni vere o non verificabili, ma presentano conclusioni inverosimili. Esempio: dichiarare, senza alcuna prova, che membri del governo sono direttamente responsabili di un attacco terroristico per offrire un pretesto per entrare in guerra» (link).

Questo articolo contribuisce a un progetto di Facebook per combattere le notizie false e la disinformazione nelle sue piattaforme social. Leggi qui per maggiori informazioni sulla nostra partnership con Facebook.

Continua a leggere su Open

Leggi anche:

L'articolo L’ombra del sabotaggio su Nord Stream: l’infondato articolo del Pulitzer Hersh che incolpa Usa e Norvegia proviene da Open.

Read Entire Article