L’OMS nasconde i dati dei morti da vaccino?

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Ci avete segnalato uno studio pubblicato su una testata Open Access del gruppo MDPI, firmato da Paolo Bellavite, Alberto Donzelli e Ciro Isidoro, dal titolo:

The WHO Algorithm for Causality Assessment of Adverse Effects Following Immunization with Genetic-Based Anti-COVID-19 Vaccines: Pitfalls and Suggestions for Improvement

Lo studio ha avuto risalto grazie a Francesco Borgonovo, che ha intervistato in video Paolo Bellavite, e a un’intervista che è apparsa su Come Don Chisciotte il 16 dicembre. Ci è più comodo partire da una fonte testuale per l’analisi dei fatti, non ce ne voglia Borgonovo se lo snobbiamo.

L’intervista comincia con questa affermazione da parte di Bellavite, che riportiamo per come è stata detta:

…Premetto che per semplicità concordo col chiamarli qui ‘vaccini’, pur sapendo che sono prodotti biogenetici con caratteristiche diverse dai vaccini conosciuti. Lei ha parlato di ‘trucchi’ per escludere la correlazione ed ha usato il termine giusto…

Glissiamo sul discorso vaccini come “prodotti biogenetici” perché riteniamo che la questione sia stata approfondita e spiegata più e più volte: quelli anti-COVID sono in tutto e per tutto vaccini, chiamarli in altra maniera serve solo a confondere le acque (e di acqua Bellavite è un esperto, vista la sua passione per l’omeopatia). Ci interessa invece in particolare il discorso sui presunti “trucchi dell’OMS” per escludere la correlazione tra i vaccini e i loro effetti avversi.

L’Organizzazione Mondiale della Sanità e le altre autorità sanitarie come AIFA, EMA e CDC usano protocolli per la valutazione degli eventi avversi che si basano su criteri epidemiologici, clinici e temporali, i quali non prevedono assolutamente di escludere a priori la correlazione come sembra sostenere lo studio: l’ipotesi di tale correlazione, infatti, viene sempre presa in considerazione. Ovviamente, se la relazione temporale tra vaccino ed evento avverso è debole o se ci sono altre possibili cause che risultano più plausibili, difficilmente verrà indicato il vaccino come causa principale dell’evento. Da qui a parlare di “trucchi” o ancora peggio di “dolo” ce ne passa, e sostenere – come fa Bellavite nell’intervista – che l’OMS stia “barando” per interessi economici è un’accusa molto grave, che andrebbe fatta solo con prove solide, prove che nello studio mancano.

Nessuno nega che gli algoritmi possano non essere perfetti, e che ci possano essere casi in cui determinati fattori vengono sottostimati, ma l’OMS e le altre autorità sanitarie di controllo lavorano costantemente al miglioramento dei protocolli via via che hanno nuovi dati su cui basarsi.

Bellavite dice, in merito alla supposta sottostima degli eventi avversi:

La sottostima è grave per due motivi: in primo luogo per la grossolana inefficienza della farmacovigilanza passiva, che nelle stime più prudenti, da noi riferite dalla letteratura internazionale, porterebbe ad una sottostima degli eventi avversi gravi di circa 50 volte (ma potrebbe essere anche ben maggiore).

Intanto occorre precisare, per chi non lo ha già sentito spiegare e rispiegare negli ultimi quattro anni, che la farmacovigilanza passiva dipende dalle segnalazioni volontarie ed è spesso fatta di segnalazioni incomplete e imprecise che pertanto obbligano le autorità a fare ulteriori controlli. Viene presa in considerazione più per individuare possibili problemi di sicurezza che per monitorare la frequenza degli eventi avversi. Questi limiti, però, sono noti da sempre e vengono tenuti in considerazione dalle autorità sanitarie, che difatti non basano le loro analisi sugli eventi avversi sui dati della farmacovigilanza passiva. Ma anche premesso questo, la “sottostima di 50 volte” andrebbe provata con dati alla mano, mentre invece anche in questo studio, come purtroppo succede spesso con le ricerche che dovrebbero supportare le affermazioni di chi è contrario alle vaccinazioni, non vengono portati dati che possano davvero certificare quanto sostenuto.

Dice Bellavite:

…secondo l’OMS la finestra temporale in cui considerare la possibile correlazione non è fissa ma deve essere ‘plausibile’ e può variare da vaccino a vaccino. Comunque, il problema è chiaro: più tempo passa dopo la vaccinazione, più è probabile che la finestra temporale sia giudicata implausibile.

Cerchiamo di capirci: la finestra temporale è un parametro necessario per limitare le correlazioni causali, ma è corretto sottolineare, come fa lo studio di Bellavite, che alcune manifestazioni tardive potrebbero sfuggire ai criteri scelti. Questo però non significa che non vengano prese in considerazione: le miocarditi ad esempio sono state identificate solo alcuni mesi dopo l’inizio della campagna vaccinale e da allora tenute strettamente sotto osservazione e controllo. Bellavite critica il parametro, ma nello studio non propone alcuna soluzione pratica al problema sebbene il titolo dello studio anticipi “suggestions for improvement”.

Ci sarebbero altre dettagli da evidenziare, specie nei toni che vengono usati sia nell’intervista pubblicata su Come Don Chisciotte sia in quella video con Borgonovo, ma non aggiungerebbero altro alla nostra breve analisi.

Pregiudizi e verità

Non possiamo negare che lo studio, pur con un forte pregiudizio contro l’OMS, riporti correttamente alcune delle limitazioni dei protocolli e delle strategie di farmacovigilanza utilizzate per l’analisi dei vaccini anti-COVID-19, evidenziando così possibili problemi di sottostima degli eventi avversi.

Ma molte della affermazioni che vengono fatte si basano su ipotesi che non sono supportate da evidenze robuste, e non vengono presentate proposte alternative per risolvere queste limitazioni. Inoltre si omette completamente di dire che le limitazioni erano tutte già note e che la maggioranza delle autorità sanitarie fa regolarmente adattamenti ai protocolli per migliorare la farmacovigilanza.

Concludendo

Le critiche all’algoritmo dell’OMS e alla farmacovigilanza non dimostrano che i vaccini anti-COVID-19 siano pericolosi, ma evidenziano la necessità di protocolli più raffinati – tema su cui le autorità sanitarie lavorano continuamente anche senza i “suggestions for improvement” (comunque non pervenuti) di Bellavite et al.

Non crediamo sia necessario aggiungere altro.

maicolengel at butac punto it

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